La Gioia del cliente

Anna spalancò la porta della cucina e fu investita dal profumo di ragù.
Se ci ha messo troppo sale, lo ammazzo. Si avvicinò ai fornelli, prese un mestolo e assaggiò una punta di sugo.
Armak emerse dalla porta della dispensa con due salami tra le mani. “Ah, signora Anna.” Li posò sul tavolo e si lisciò un grosso baffo a manubrio.
Che schifo. Anna buttò il mestolo nel pentolone. “Se trovo un solo pelo, le lascio una recensione così bassa che il prossimo Natale cucinerà alla mensa dei poveri.”
Lo sguardo di Armak si adombrò. “Lei…” le sue labbra si inarcarono in un sorriso, “non si preoccupi. La gioia del cliente è al primo posto.”
Gioia, come no. Anna alzò gli occhi al cielo. “Sarà meglio.”
L’ometto adocchiò il mestolo che sbucava dal pentolone. “Quindi, le è piaciuto il ragù?”
Anna schioccò la lingua. Il soffritto di carne era avvolto dal sapore del pomodoro, con una punta di pepe e il perfetto bilanciamento di sale. “Direi che è…” sospirò, “passabile.” Il suo orologio vibrò: erano già le dieci. Mancavano tre ore al pranzo: misto di antipasti, lasagne e poi, ovviamente, il tradizionale…
Un brivido le attraversò la schiena. “Dov’è il maiale?”
Armak si grattò dietro la nuca. “Senta, signora Anna…”
Non ci credo. Anna si lanciò nella dispensa. Nell’angolo, dentro la gabbia di legno, il maialino rosa la fissava con gli occhioni lucidi. Grufolò e scodinzolò con la codina a cavatappi.
Una bolla di rabbia le esplose nello stomaco. “Non l’ha ancora ammazzato? Ci metterà almeno tre ore a cuocere!”
“Lo so, ma… perché ha dovuto prenderlo vivo?”
“Ha idea di cosa mangiano i maiali da macello? Questo fino a ieri scorrazzava nella sua fattoria: è il meglio del meglio.”
“Certo, però…”
Anna strinse i pugni. Proprio a lei doveva capitare lo chef obiettore di coscienza? “Lei adesso sgozza quel maiale, oppure altro che recensione negativa. Io… io… io la denuncio!”
Le sopracciglia del cuoco si affilarono. “Senta…” scosse la testa, ed ecco di nuovo quel sorriso idiota. “Niente. Come dicevo: la gioia del cliente…”
“Meno parole, più fatti.” Anna tornò in salotto e si sbatté la porta alle spalle. Come osava quel plebeo mettere a rischio il suo Natale? Al diavolo gli chef, i maiali e tutto il resto. L’anno prossimo, catering.
“Signora Anna, può tornare qui?”
E adesso cosa vuole? Anna si voltò di scatto e aprì la porta della cucina. “Altro che gioia, io…”
 

 
Armak inspirò l’aroma che permeava la cucina, sorrise e si lisciò un baffo. Stavolta si era davvero superato.
Si avvicinò alla tavola imbandita, vi posò il vassoio e sollevò la cupola argentata. “Et voilà, monsieur.”
La testa arrostita della signora Anna lo fissava con gli occhi sgranati, la punta del naso bruciacchiata e la proverbiale mela rossa in bocca.
Armak lanciò un’occhiata al suo commensale. “Un piatto perfetto, non credi?”
Dall’altro lato del tavolo, il maialino grufolò estasiato.
Le labbra di Armak si inarcarono nel primo sorriso sincero della giornata. Anche quel giorno, aveva portato gioia al suo cliente.
 
(Copertina generata con chatgpt)