
Giorgio emerse dalla botola. La lampadina da 40 watt penzolava al centro della soffitta.
«Maria? Sei qui?» La moglie era scomparsa subito dopo cena.
Tese l’orecchio, sentì rumori dal fondo: il tempo che gli occhi si abituassero, e la vide.
Era inginocchiata davanti a una pila di scatoloni messi a soqquadro: ne stava rivoltando uno, spargendo le carte sul pavimento.
«Maria! Che fai qui?»
Si accorse che stava singhiozzando, le mani tese a far spazio tra la polvere e le carte. Prendeva un foglio, lo scrutava in quello sputo di luce, lo lasciava ricadere.
Le si avvicinò. «Ehi, che succede?», sussurrò, carezzandole la spalla.
«Qui non c’è niente, niente!»
«Maria, calma. Che intendi?»
«Quel maledetto! Non mi ha lasciato niente.»
Giorgio guardò le carte. Ancora suo padre. Sospirò.
«Dai, Maria, vieni via.»
«No! No che non vengo! Deve pur esserci qualcosa.»
«Ti prego. Abbiamo già cercato. Non abbiamo trovato nulla.»
«La soffitta. Qui non abbiamo guardato.»
«Maria.» È una partita persa in partenza.
«Quel maledetto bastardo. Qualcosa deve avermi lasciato.»
Maria si voltò e lo fissò: una terribile certezza negli occhi. «Tu… tu credi che mio padre mi abbia davvero abbandonata.»
«Tuo padre era un uomo buono: ti amava, e devi pensare a lui in questo modo. Che importa cosa vi siete detti?»
«Non… non ci riesco. Un padre non dovrebbe lasciare sola sua figlia. Mai.»
«Tu non sei sola. Tu hai me. Vedrai, possiamo farcela lo stesso.»
Maria lo guardò, gli poggiò una mano sul petto.
«Sei così caro. Sono così fortunata.»
«Sei forte. Domani vengo con te al collocamento. Ce la faremo.»
Maria fece una pausa. «Tu pensi che anch’io abbia sbagliato, vero?»
«Non lo penso.»
«Lui ha sbagliato! Non ti ho mai detto cosa trovai, quella sera.»
«Cosa… cosa trovasti.» Giorgio non era sicuro di volerlo sapere.
«Un assegno intestato. A una donna.»
Cristo.
«Ah, ma lo presi di petto. Non poteva farmi questo, fare questo a mamma. Ha speso tutto, ne son sicura.»
«Maria, mi spiace così tanto.»
Giorgio non aveva mai saputo cosa si fossero detti quella sera. Da allora il suocero era stato cancellato: Maria aveva ricominciato a vederlo solo l’ultimo anno, quando le condizioni erano peggiorate.
Qualcosa negli occhi di lei cambiò: un’espressione di stupore che a Giorgio fece paura.
«Mio padre mi disse qualcosa, quella sera.»
«Che intendi?»
«Ma sì, prima che iniziassimo ad alzare la voce. Come ho fatto a dimenticarlo?»
Giorgio trattenne il fiato.
«Parole che allora non compresi,» continuò. «Parlò delle ombre che esistono nella vita degli uomini. Le paragonò agli angoli bui di questa soffitta.»
«Angoli bui.»
«Sì. Disse anche qualcosa a proposito delle soffitte: che sembran costruite apposta per reggere il peso del cielo al posto nostro. Strano concetto, no?»
Giorgio la fissava.
«Non capisci? Questa soffitta. C’è una risposta, e devo trovarla.»
«Maria, ti prego.» Giorgio la guardò continuare a cercare.
La guardò trovare la scatola.
La guardò fissare il certificato di nascita del figlio che Giorgio aveva avuto con l’altra.
Figlio che il suocero aveva mantenuto per tutti quegli anni: Giorgio, in cambio, si sarebbe preso cura esclusivamente di Maria.
Cristo.