La principessa biscottata

Gemma si precipita in strada. I piedi affondano sull’asfalto fatto di carne macinata, pezzi di hamburger sbriciolato le si infilano tra le dita dei piedi.
I cartelli stradali sono coperti da colate di caramello, l’aria della città odora di patate fritte, scatolette di tonno motorizzate scorrono accanto a lei, l’olio dello scappamento traccia una sottile linea unta sull’asfalto di carne.
Gemma sistema il vestito ricavato da piccole meringhe intrecciate, il caldo dell’estate l’accarezza con una mano appiccicosa, dita fatte di sudore le scivolano dal collo fino al petto e vengono assorbite in un alone presso le pieghe della pancia: ogni movimento è uno sforzo, non è facile muovere un corpo di duecento chili.
Raggiunge il fast-food della divisione 5, a una tavolata nella sala d’aspetto sono già seduti i candidati delle varie aziende. La maggior parte indossano abiti di prosciutto cotto, uno di loro è avvolto in un cappotto mimetico fatto di frittata agli spinaci.
Gemma si siede e usa il tablet per ordinare qualcosa da mangiucchiare durante l’attesa: solo una cola da due litri e una pizza col cornicione farcito di wurstel.
Il vicino le fa un sorriso, ha il viso gonfio che gronda sudore. «Anche tu per il colloquio per McDuff?»
Il vassoio di plastica si materializza di fronte a lei, Gemma addenta la pizza e sorbisce un sorso di cola con la cannuccia. «No, è Il mio primo giorno, per l’Humberry.»
Il ragazzo storce la bocca. «Ah! La concorrenza. Non mi darei mai a loro.»
Gemma fa spallucce e continua a masticare, un filo di mozzarella bavosa le scende dalle labbra. Una donna delle pulizie raccoglie i resti di cibo dal pavimento, è una magrona che indossa un vecchio vestito pre-metamorfosi, forse uno di quelli ricavati dal pelo delle pecore. Gemma lascia cadere la pizza sul piattino di plastica e rabbrividisce: che schifo, odia la gente attaccata al tempo di prima, la gente che non sa andare avanti, prendere il bello del mondo nuovo, assaporarlo e farne parte con gioia.
Guarda fuori dalla finestra, il sole è una pesca sciroppata morbida e sugosa, le nuvole sono di prezioso zucchero filato, com’è bello!
L’altoparlante fa il suo nome. «Gemma Candid!»
Si alza, oltrepassa la porta foderata di wafer al cioccolato e si ritrova in una stanza avvolta dalla penombra. A uno schermo scorre un vecchio cartone animato, una Silly Symphonies della Walt Disney: il Carnevale dei Dolcetti. Adora quel cartone, quand’era piccola voleva essere la principessa biscottata, col vestito di zucchero e i capelli di crema pasticciera dorata.
Nella penombra, un dirigente della Humberry si trascina sul pavimento lastricato di caramelle gommose, il suo busto di gelatina trasparente profuma di mora di gelso. «Sei pronta a dare anima e corpo?»
Gemma alza le braccia grosse come prosciutti «Sono pronta!»
Il corpo di gelatina la investe e la fagocita. «Fai parte del corpo, ora.»
Mentre l’acido gastrico la scioglie, Gemma piange rapita da una immensa felicità: la Humberry è una delle aziende migliori.