
L’uomo dai capelli brizzolati mi scruta. Dovrebbe essere lui il mio mentore? Gli tendo la mano.
«Finn Sullivan, piacere di conoscerla.
Mi afferra la mano in una stretta d’acciaio, trattengo una smorfia.
«Wilson Orwen, e dammi pure del tu. Benvenuto alla Humandmere.»
Mi sottraggo al doloroso convenevole.
«Quindi è qui che vengono tenute le chimere?»
Sorride. «Esatto. La prima volta qui dentro è un po’ disorientante, ma ti abituerai. Vieni.»
Spalanca la porta, l’hangar in cui entriamo è gigantesco. Una moltitudine di piccoli edifici cubici, alti poco più di una persona, sono disposti in file e colonne per tutto l’hangar. Ogni cubo ha una singola porta con una piccola finestra. Ci incamminiamo attraverso un corridoio tra le file di cubi.
«Questo è il nostro magazzino. Il tuo compito sarà assicurarti che siano in salute e arrivino ai clienti in condizioni perfette.»
Un groppo mi blocca la gola. Provo a deglutire, ma la saliva si blocca. Chimere, esseri senzienti trattati come fossero animali da compagnia. No, come fossero oggetti.
Un uomo in giacca e cravatta sta sbraitando qualcosa a una decina di cubi di distanza, un altro uomo in camice gesticola davanti a lui.
«Che succede?»
Wilson scrolla le spalle. «Un classico, ha ordinato una chimera e ora vuole il reso. Al solito faremo un po’ di storie, gli proporremo uno sconto sul prossimo acquisto e di smaltire gratuitamente il vecchio prodotto.»
«Come si smaltisce un essere vivente?»
Mi guarda con un sopracciglio inarcato. «Non sono esseri viventi, non te lo hanno detto durante il colloquio?»
«È vero, scusa. Come si smaltiscono le chimere? Dovrò farlo io?»
Wilson fa il gesto di puntarsi una pistola alla tempia. Preme il grilletto immaginario e la testa scatta di lato. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie.
Sorride. «Non ti preoccupare, ci sono gli addetti per questo.»
Passiamo accanto all’uomo in giacca e cravatta, il cubo davanti a lui ha la porta aperta. Dentro c’è un uomo incatenato alla parete. Attorno alla testa ha un’enorme criniera, simile a quella di un leone.
L’uomo in camice indica la chimera.
«Se vuole possiamo smaltire il prodotto per lei senza costi aggiuntivi.»
Wilson mi fa l’occhiolino e prosegue, tutto questo è normale qui dentro. Il terrore mi asserraglia lo stomaco. Dio, un giorno tutto questo potrebbe essere normale per me.
«Dovrai imparare a gestire vari tipi di chimere. Più o meno sai qual è il nostro prodotto più richiesto?»
«Immagino le ragazze gatto.»
Scoppia a ridere talmente forte che l’eco rimbomba nell’hangar.
«Chissà perché tutti pensano sempre alle ragazze gatto.» Si asciuga una lacrima. «No, sono gli uomini formica. Sono il nostro prodotto di punta: instancabili, forti ed economici. E in caso di incidenti le rimpiazzano in un attimo.»
Mi ero immaginato un certo schifo, il fatto di non sapere se questo sia meglio o peggio mi fa sentire sporco.
«L’importante è che tu tenga sempre a mente la nostra regola d’oro, o finirai come i tuoi predecessori.» Oltre le mura di queste celle ci sono solo dei prodotti.
«Cos’è successo ai miei predecessori?»
Wilson sorride.
Chiudo la porta di casa e mi ci butto di peso. Scivolo fino a terra e mi abbraccio le gambe. Le lacrime trovano finalmente sfogo.
«Finn? Sei tu?» Selene esce dalla cucina e mi corre incontro. «Finn!»
Si inginocchia davanti a me. Le sue orecchie feline sono puntate in avanti, le pupille sono tanto espanse da occupare tutta l’iride. Dio, quanto è bella. Se la vedessi in una di quelle gabbie morirei dal dolore.
«Parlami amore.» Le vibrisse le oscillano a ogni parola. «Cos’è successo?»
Apro la bocca, un singhiozzo mi blocca. Come faccio a dirle ciò che dovrò fare?
«Calmati amore. Sono qui.»
Si accoccola accanto a me e mi abbraccia. Strofina la testa sulla mia spalla ed emette le fusa. Il mio cuore si rilassa un po’.
«È un mattatoio, amore.» Singhiozzo. «Non ce la faccio, non posso tornarci.»
«Shh, va tutto bene. Ce la farai.» Le sue fusa si fanno più forti. «So che ce la farai.»
Regolarizzo il respiro e asciugo le lacrime. Ce la devo fare. Per lei, per tutti quelli come lei.
«Sì. Ora… ora mi passa.»
Mi bacia sulla guancia. «Ti amo.»
«Te lo prometto. Qualsiasi cosa accada mostrerò al mondo cosa c’è oltre quelle mura e li distruggerò.»
Per lei. Per tutti quelli lì dentro.