
L’immagine riflessa nello specchio è deforme. «Non ti sei ancora a liberarti di ‘sta cianfrusaglia, ma’»
«È un ricordo di nonna, lo sai», la sua voce arriva dalla cucina.
«Mi fa più brutta di quella che sono»
«Brutta non lo sei mai stata, tesoro»
Mi volto, mia madre regge il vassoio con le tazzine di caffè. Ha il solito vestito a fiori. Porta ancora quell’orribile cerchio fucsia. Credo abbia esagerato col rossetto.
«Ti vedo un po’ sbattuta, però. Hai litigato di nuovo con Matteo?»
«Mattia, mamma! No… in realtà ci siamo lasciati da un paio di settimane»
La mamma si siede sulla poltrona senza distoglie lo sguardo. Allunga le braccia e poggia il vassoio sul tavolino al centro del salotto
«Perché mi guardi così?»
«Sono preoccupata, tesoro. Cambi spesso ragazzo. C’è qualcosa che non va?»
Eccola che ricomincia. «Mi stai dando della troia?»
«Per carità!», si sfiora il collo, e fa scivolare la mano sulla gonna.
«Tuo padre non tollererebbe questo linguaggio». Distoglie lo sguardo.
«Beh, papà è morto, o quello a San Basilio era il funerale del nostro vicino?» Ti odio.
«Non parlarmi cosi, Sara! Cerco solo di starti vicina. Stai continuando le sedute dall’analista?»
«Ho smesso da un mese»
«Non mi hai detto nulla!» Immerge una zolletta di zucchero nella sua tazzina.
Non riesce proprio ad avere un briciolo di empatia. «Non pensavo fosse importante».
«Che sciocchezze! Voglio sperare che tu non abbia più attacchi di panico»
«Invece sono più frequenti»
La mamma solleva il cucchiaino, lo rigira tra le mani, e lo immerge nel caffè. Il tintinnio mi tormenta come il ronzio di un insetto.
«Capisco». Pulisce il cucchiaino mettendoselo in bocca.
«Tutto qua?» Devo stare calma.
«Sai, credo che una relazione stabile ti darebbe equilibrio»
«Stabile come la tua con papà?»
«Puoi dirlo forte! Tuo padre ci ha sempre riempito di attenzioni. A volte penso che lui sia stato l’unico vero uomo della tua vita»
Ho la sensazione che qualcuno tenga il mio stomaco stretto in un pugno.
«Cosa dici, mamma? Papà ti ha tradita, e senza alcun rimorso!»
«Sapevo che uomo fosse quando l’ho sposato. Questo è vero amore, tesoro mio»
«E non pensi al dolore che ho dovuto patire? Io… Come posso amarlo dopo tutto quello che ci ha fatto?»
La mamma si alza dal divano e si avvicina. Afferra una ciocca di capelli e me la sistema dietro l’orecchio. «Te lo ricordi quando lo faceva papà? Come ti chiamava? Ah, sì! Fiore di maggio…»
Sento un conato salire.
«Certo che lo ricordo… Ma avevo rimosso tutto il resto… L’adolescenza passata a domandarmi la ragione di questo eterno peso sullo stomaco»
«Sei sempre stata una ragazza così sensibile_»
«Ah sì? Allora dov’eri quando papà entrava nel mio letto per accarezzarmi? Quando mi sussurrava le favole delle buona notte per baciarmi il collo? Una bambina! Sua figlia!»
Mia madre fa un passo indietro. Distoglie ancora lo sguardo per posarlo sulla finestra.
«Dio… tu sapevi…»
«Tesoro, non avrei mai potuto essere gelosa dell’amore di un padre per sua figlia»
La mamma si passa tra le dita collana di perle. La pelle floscia sul collo la fa sembrare una vecchia statua ricoperta di muschio.
Ecco cos’è mia madre, un illusione. Il dottor Lauri ha davvero fatto un buon lavoro.
Guardo fuori dalla finestra. Il cielo si è aperto e fa caldo. Mi prenderò un gelato. Mi dicono che ne fanno uno buono oltre il fiume. Lontano una vita da qui.