
Vincitore della 148° edizione del contest principale dell’Arena di Minuti Contati, un racconto di Wladimiro Borchi scritto sul tema “L’unica verità duratura è il cambiamento”.
Basta un poco di zucchero e la pillola va giù!
Il mio è un lavoro facile. Ci sono solo tre regole: arrivare in orario, smontare a fine turno e igienizzarsi spesso le mani.
Si ha a che fare col dolore e la morte, ma a quello si fa subito l’abitudine.
Il resto in qualche modo si sistema. Io, ad esempio, la soluzione la trovo sempre. Credi che sia difficile? Se ci pensi bene, basta davvero poco. Le boe sono sempre a portata di mano, basta saperle afferrare al momento giusto.
Al corso ci insegnano: una pasticca e passa tutto! Non c’è niente di più vero.
Il numero cinque soffre di insonnia. La cartella dice 10 gocce di Stilnox prima di dormire. Cinque basteranno. E così in un mese ne avanzerà a sufficienza per divertirsi un bel po’ con Chiara della terapia intensiva. È davvero la più gran puttana di tutta la storia millenaria del troiettitudine: l’ultima volta, è bastata una spruzzatina nel caffè e si era fatta trivellare appoggiata al muro per quasi due ore. E come gridava di darglielo sempre di più! Mi sono dovuto calare un paio di Viagra anche io per starle dietro.
Il numero sei, invece, sono tre giorni che rompe le palle, raccontando a destra e a manca che il personale gli ruberebbe i lassativi. Stavolta gliela faccio passare io la voglia. Cioccolato fondente, latte, addensante e cacao in polvere: modellate tutto in forma cilindrica e, ploffete, avrete la vostra merda fatta in casa. Ci vuole solo un secondo a infilargliela sotto le coperte. «Che sta facendo, dottore?» «Non sono un medico, sono solo l’infermiere del turno di notte. Dorma, le sto rimboccando le coperte. Così guarisce prima.» Sorriso benevolo e voce suadente: solo un ingrato non avrebbe fiducia in chi lo sta curando. Tra un po’ il calore gliela farà sciogliere tra le palle: si appiccicherà ai peli dello scroto e gli colerà tra le chiappe: uno spettacolo disgustoso.
E allora l’idiota chiederà aiuto e sarà l’ultima volta in vita sua che parlerà di purghe.
Arrivare in orario, smontare a fine turno e igienizzarsi spesso le mani. Non ci sono altri segreti per vivere sereni.
Il numero sette è terminale. Gli danno un placebo: palline di zucchero in una confezione blu con scritto Guarentin. È chiaro che non gli fanno niente, servono solo a tenerlo su psicologicamente fino a quando schiatterà.
La cartella del numero otto è sfuocata. L’inchiostro con cui è scritta sembra sciogliersi mentre la guardo. Arriva una fitta violenta alla testa e poi diventa tutto nero.
Bip… Bip… Bip…
Avete presente quando dormite sopra un braccio e vi svegliate con quella sensazione di freddo? È come se l’arto fosse appena uscito da un congelatore. Dopo poco sentite le formiche che lo divorano un po’ alla volta, scavandoci dentro con le loro zampe artigliate.
Quando tornate coscienti dopo un’emorragia cerebrale è più o meno lo stesso. Con la differenza che è passato un sacco di tempo e che non potete più muovere nemmeno la faccia.
Siete svegli, sentite fastidio e dolore dappertutto, ma non riuscite a comunicare se non muovendo gli occhi.
Almeno riuscissi a non pensare…
L’infermiere della sera è nuovo. Non mi conosce come il resto del personale e, quindi, non porta rispetto. Ieri e venuto a chiavarsi Chiara della terapia intensiva proprio nel letto accanto al mio.
Li sentivo solo ansimare, purtroppo non potevo ruotare la testa.
Intanto quegli insetti fottuti continuavano ad andarsene in su e in giù lungo le vene, mangiandosi tutto quello che trovavano.
Stasera, quando è passato per i farmaci, mi sono costretto a muovere la bocca, ho urlato come un ossesso, ma è venuto fuori solo un rantolo soffocato. Sentivo la saliva colarmi dal mento.
Finalmente si è accorto di me.
«Chiariamoci, rantolo!» Si è avvicinato al letto e mi ha asciugato la bava col lenzuolo. «Sei stato così bravo fino a oggi. Non crearmi problemi, OK? Sei un collega, per cui lo sai come si confezione una merda fatta in casa. Non costringermi a farlo.»
Ho chiuso gli occhi in segno di assenso.
«Bravo, vedi che ci capiamo!» Poi ha dato un occhiata alla mia cartella. «E poi, stai tranquillo, con il Guarentin tra poco tornerai in piena forma, vedrai!»