Papaveri e lavanda

Sulla parete color lavanda della sala c’è un quadro di papaveri. Rosso!
Ines l’ha fatto di nuovo: cambia le cose in casa e non me lo dice.
Calo le chiavi sul mobiletto d’ingresso.
Lei spunta dalla cucina. «Ciao, coinquilina! Ben tornata, è andato bene l’esame?» Agita un cucchiaio sporco come saluto.
«Ma che cos’è quello?» Scarico la borsa sulla poltrona davanti alla TV.
«Ti piace? L’ha dipinto mia zia.»
Mugolo. «Un capolavoro…»
In un turbine di stoffa colorata e un tintinnio di bracciali Ines sparisce in cucina.
Mi pianto davanti ai papaveri. C’è odore d’incenso in casa. È una fragranza nuova.
«Ehi!» Ines è tornata. Sono rimasta piantata qui per un pezzo..
«Tieni. Rinforzo positivo post esame!» Mi porge un piattino con un babà e una pallina di gelato alla crema.
Lo prendo inspirando. Ah, l’odore del babà. Siedo, con il cucchiaino affondo nella pasta morbida.
«Grazie, Ines.» Sono una vera stronza. Sono cotta dopo l’esame e me la prendo con lei perché sorride e ha un pessimo gusto per i colori. E i vestiti. Ma mi conosce.
Ines mi siede vicino. «Forse il quadro non ci sta bene lì. Voglio dire: i colori sono troppo diversi.»
«No, no.» Gesticolo con il cucchiaino. Ho la bocca piena e bofonchio. «Li voglio vedere ogni giorno i papaveri.»
«E perché?»
«Mi ricordano che è bello non essere soli.»