
Primo classificato nella Sara Bilotti Edition, 145° Edizione All Time, un racconto di Luca Fagiolo.
«Amore, guarda!» Sposto la tenda e indico la casa dei vicini.
Vanessa mi si avvicina e sbircia sopra la mia spalla. «Cosa stanno facendo?»
«Non lo so, non lo so!»
«Il fatto che tu non lo capisca non implica che ci sia qualcosa di strano.» Vanessa mi accarezza la nuca.
Sbuffo.
«Dici così ogni volta, ma non piacciono neppure a te.»
«Non mi piace lei. Snob. Troppo secca.» Vanessa si rimira le unghie. «Lui invece è un bell’uomo. Muscoloso. Granitico. Diciamo pure attraente.»
«Non intendevo piacere estetico. Mi puzzano. Sono strani, strani ti dico.»
Vanessa apre la finestra di una spanna, colgo frasi sbocconcellate.
«Cosa dicono?»
«Una fantomatica dieta.» Mi batto il pugno sul palmo. «Parlano in codice! Sanno che li spiamo.»
«Che li spii, vorrai dire.» I suoi passi si allontanano. «Mi meraviglio di me che ti do corda.» Borbotta dalla cucina.
«Ti ho sentita!»
Il signore e la signora Marverti si girano nella mia direzione. Ho parlato troppo forte.
«Ma che splendida giornata di sole, non trovate?» Li saluto con la mano e mi sforzo di sorridere.
«Meravigliosa,» Sospira lei, con quella sua fastidiosa erre moscia. «Stiamo preparando il barbecue. Sarebbe un piacere avervi per pranzo.»
Apro e chiudo la bocca, alzo l’indice. «Domando a mia moglie.»
Vanessa sta lucidando la mia tazza della signora Fletcher.
«Amore! Ci hanno invitati per pranzo.»
«I Marverti?»
«Sì!»
«E hai declinato?»
«No.»
Vanessa sbatte gli occhi.
«Vuoi accettare l’invito?»
«È un’occasione ghiotta per spiarli da vicino.» Mi sfrego le mani. «Su su, cambiati. Vado a dirgli che ne siamo onorati.»
«Che bell’abito, signora Farini.» Mario Marverti si passa la lingua sul labbro superiore.
Che razza di adulatore, Vanessa pare un insaccato. Non poteva scegliere un vestito che le segnasse meno i fianchi?
Mario mi porge la mano, mi asciugo il palmo sul retro dei pantaloni a coste e gliela agguanto.
«Che stretta, Giovanni. Posso chiamarti Giovanni, vero?»
«Certo che sì, ci mancherebbe.»
«Ludovica sta preparando la salsa barbecue,» si arriccia le punte dei baffi, «ricetta segreta di famiglia, una bontà.»
«Sarà squisita.» Vanessa lo sta spolpando con gli occhi. Se non fossimo sposati da trent’anni sarei quasi geloso. La prendo sotto braccio e avvicino le labbra al suo orecchio.
«Ricordati perché siamo venuti, non perdere di vista l’obbiettivo.»
«L’obbiettivo è pranzare coi nostri vicini, Giovanni.»
«Avete fame?» Mario Marverti interrompe il nostro confabulare. «La carne dovrebbe essere pronta. Signora Farini perché non entra a dare una mano a Ludovica?» Mi batte la mano sulla spalla. «Io e Giovanni controlliamo la brace e magari stappiamo una bottiglia. Ho comprato un Lambrusco che con la carne è favoloso.»
Vanessa solleva il vestito e sale i tre gradini. Socchiude la porta posteriore. «È permesso?»
Marverti è una mitragliatrice sociale, non tace un secondo. Racconta aneddoti, elargisce pacche, ride alle sue stesse battute e continua a rabboccarmi il bicchiere di vino. Comincia a girarmi la testa.
«Ci stanno mettendo parecchio le signore.» Interrompo l’ennesima storiella e metto a fuoco l’orologio da polso. «È passata quasi un’ora.»
«Giovanni, due galline nel pollaio…»
«Forse hanno bisogno di una mano con la carne.»
Marverti mi trattiene per il braccio.
«Non c’è bisogno, fidati.»
Fisso la sua mano, lascia all’istante la presa e sorride imbarazzato.
«Posso usare il bagno?» Appoggio il bicchiere sul tavolo di plastica apparecchiato e mi avvio verso la porta posteriore.
Mario mi sfiora la spalla. Mi divincolo e lo fulmino con gli occhi. Alza le mani e fa un passo indietro.
«Vanessa!»
Salgo il primo gradino.
«Vanessa, dove sei?»
Abbasso la maniglia della porta e spingo. Il corridoio è poco illuminato.
«Cos’è questa puzza?»
L’odore proviene dalla cucina. Spalanco la porta con una spallata.
Vanessa è stesa sul tavolo, con la testa reclinata oltre il bordo, la pancia squarciata, l’intestino srotolato fino al pavimento. Ludovica regge un tagliere colmo di fette di carne. Ingoia un boccone crudo e si pulisce gli angoli della bocca dal sangue.
Sto per vomitare.
Un lampo di dolore mi infiamma la nuca e mi ritrovo riverso nelle interiora di mia moglie.
Mario mi strattona per i capelli e ghigna.
«È davvero un piacere avervi per pranzo.»