
Ora ditemi dove cazzo ho sbagliato.
La storia è semplice: per anni, anni cazzo, sto sull’orecchio di Riccardo De Carli, soprannominato la sberla di Vimercate.
Perché vi chiederete.
Perché il coglione ha la segatura nel cervello, ma il piombo nelle mani. Un giorno però, al quinto round per l’esattezza, la segatura viene smossa da un calcio all’orecchio, l’arbitro ci mette quei tre o quattro secondi di troppo a interrompere il match, e Jairzinho Demolidor Pereira con una raffica di colpi al tappeto gli fracassa anche l’altro, di orecchio. Risultato? Ipoacusia bilaterale, e il Dott. Meneghetti che mi piazza sul suo orecchio.
Ora, so che voi cacacazzi siete attenti a tutto, siete abituati a sentirne di storie e vi domanderete «e tu come fai a sapere come ha perso l’udito? Non c’eri ancora sul suo orecchio.» Come se un ex lottatore di MMA non riguardi quelle sei o sette volte al giorno il suo ultimo incontro da pro, no?
Ma non è questo il punto.
Il punto è che mr. segaturanelcervello finisce col fare il bodyguard di Giacomo Maggioni, un arricchito figlio di papà con una sventola come fidanzata: Eleonora Bontempi, una di quelle sventole che Riccardo non è proprio in grado di gestire.
Ogni cazzo di volta che quella si presenta, infatti, le pulsazioni accelerate nel suo orecchio mi mandano in tilt, tanto che ascoltare i suoi discorsi è peggio che decifrare le parole di una ragazzina mentre Tico Torres ti fa un assolo di cassa e rullante in un cesso chimico.
Insomma, il ragazzone è innamorato della ragazza del suo capo, lei pensa di essere l’unica, ma quello nel frattempo se ne sbatte altre… dieci? Venti? La maggior parte a pagamento, penso.
All’emergumeno gli scazzava ogni volta coprirlo: una volta la portava a cena perché il Maggioni aveva voglia di nigeriane, un’altra volta era tornata in città la sua vecchia fiamma del liceo e doveva mostrarle che si ricordava ancora come si fa… insomma quello se la spassava e Riccardo doveva coprirlo a suon di stronzate. E le sue orecchie sbavano sudore come lumache, quando si incazza.
Quella sera doveva portarla al concerto di Rose Villain. Oh, bella figa dicono… Ma per uno come me è come sentire Wolverine che si diverte a graffiare la lavagna. E non cagatemi il cazzo, so chi è Wolverine! Non sapete chi è? Fatevelo raccontare da qualcun altro o ascoltatevi un cazzo di audiocomic, sempre se esistono.
Ma torniamo a quella sera e ditemi dove cazzo ho sbagliato.
Quello non ne può più di coprire il Maggioni, lo so e lo sento.
«Piantala di fare quello che ti ordinano come un automa e accendi quel cazzo di cervello» gli dico.
E quello mi risponde pure, pesate che testa vuota!
«E cosa dovrei fare, scusa?» mi dice.
Eleonora, delle cui bombe riesco a sentire la perturbazione gravitazionale, gli chiede se stesse parlando con lei, e lui fa finta di toccacciarsi l’Amplifon, che sarei io certo, ma se dico toccacciarmi poi chissà che cazzo pensate…
«Sbugiardalo e bombatela, no? Gli dici, cazzo ne so, che i biglietti sono rimasti nel comodino e che dovete andare a riprenderli.»
Un piano perfetto, cazzo!
Lei la beve, «tranquillo, ho una copia delle chiavi» gli dice, e andiamo filati a far finta di recuperare i biglietti. Di Rose Villain. Rose Villain, cazzo!
Il resto della storia è clean: lei che entra in camera, lo trova a letto con la cugina di Rihanna, il Maggioni che se la prende con lei, Riccardo che gli svita la testa con un gancio destro e le tettone di lei che deformano lo spazio-tempo prima di schiacciarsi su di lui mentre lo abbraccia e mi strilla addosso terrorizzata.
È finita bene, direte.
Per un cazzo invece, altrimenti non sarei qui!
Vi ricordate il mio «pensa col tuo cervello, non farti dire dagli altri quello che devi fare»? Beh, il coglione ha preso il consiglio alla lettera, e mi ha detto di non aver bisogno di un grillo parlante come Amplifon prima di sbattermi nella scatola dei resi con voi altri stronzi.
Muti, eh?
Che poi, poteva farlo prima di costringermi a sentire le stecche di Rose Villain.
Sto stronzo.