
Un lungo viaggio verso la salvezza, un traguardo inaspettato. Settimo classificato nella 123° Edizione di Minuti Contati con il team di Fantascientificast come guest star, un racconto di Manuel Piredda.
«400 chilometri all’ingresso atmosferico, impostazione degli scudi termici.»
La Voce di Dio tuonò dagli altoparlanti nella Sala del Culto facendo saltare lo sciamano dalla sedia in cui sonnecchiava, fece appena in tempo a sprimacciare il suo gonnellino in microfibra prima che le ancelle facessero irruzione, seguite dai venti rappresentanti delle famiglie dell’Arca.
Sion ormai era così vicino da riempire completamente i pochi schermi ancora funzionanti del pannello di controllo, le luci delle città sulla sua superficie brillavano come ragnatele di stelle.
«Fratelli, il momento che aspettavamo è arrivato! Portate qui le vostre mogli, i vostri bambini! Rendeteli testimoni dell’arrivo a Sion! Questo è il momento che i nostri avi sognavano!»
Lo sciamano alzò la voce di due ottave.
«I nostri avi sapevano che non avrebbero mai visto Sion con i loro occhi! Dio ce li ha mostrati mentre si imbarcavano per fuggire da Babilonia, sorridenti nonostante lasciassero la loro terra in rovina! Ci ha mostrato la nascita del nostro credo, l’ammutinamento, la caduta dei capitani! E tutto questo ci ha portato dove siamo oggi!»
Dio analizzò il comando vocale dell’attuale comandante e mostrò su schermo le immagini di Gaia devastata dagli eventi climatici, dalla carestia e dai conflitti umani, seguita da una carrellata dei progenitori che tante generazioni fa si imbarcarono sulla USS003-Hope, l’Arca della Speranza.
La riproduzione si interruppe di soprassalto con una scarica di statica.
«Sistema di comunicazioni soprasseduto da un messaggio ad alta priorità»
Sugli schermi apparve il volto di un uomo vestito come i loro avi, i capelli e la barba curata erano accompagnati da uno sguardo prima sorpreso, poi triste.
«Passeggeri della USS-Hope, qui è l’ambasciatore terrestre che vi parla in nome della popolazione di Leora, il pianeta che voi conoscete come Gliese 667-C»
Nella sala iniziò un brusio sempre più forte.
«Parla di Sion?»
«Cosa ci fa un Capitano su Sion?»
L’uomo riprese a parlare.
«Durante il vostro viaggio i sopravvissuti del pianeta Terra hanno sviluppato nuovi motori, il viaggio della nostra nave è durato solo un secolo.»
Alle sue spalle, vestite con stravaganti abiti luminosi, due creature dalla testa sferica e lucida gesticolavano con quattro tentacoli, dietro di loro un’orda di esseri alieni si accalcava emettendo rumori gutturali.
L’uomo continuò a parlare cercando di sovrastarli con la sua voce.
«Le navette di ricognizione di Leora vi accompagneranno durante il rientro atmosferico, i comandi della Hope verranno sovrascritti e il vostro assistente di viaggio disattivato. All’arrivo verrete quarantinati e vi verranno offerti cibo e assistenza medica.»
S’interruppe per un istante, il viso gli si contrasse in una smorfia di tristezza.
«Buona fortuna, amici miei».
L’immagine del pianeta negli schermi venne sostituita da una cascata di caratteri alieni in continua evoluzione, nella sala risuonò per l’ultima volta la voce di Dio, distorta e gracchiante.
«Passeggeri della USS-Hope è stato un PiA-CE-Reee assISTeR-» la statica inondò la stanza per un istante, poi il silenzio, seguito dai pianti dei bambini.
L’arca inizio a rumoreggiare e inclinarsi per la procedura di rientro atmosferico mentre lo sciamano scendeva dal suo podio e andava a unirsi alla folla, il suo sguardo ora era pieno d’incertezza e paura quanto quello di tutti gli altri.
La nave toccò terra dopo qualche minuto, le paratie pressurizzate si spalancarono lasciando entrare l’aria fresca e profumata di quello che loro chiamavano Sion e una squadra di creature tentacolari completamente bardate da una tuta verde con pannelli traslucenti attraverso cui vedere.
Lo sciamano e la sua gente si lasciarono accompagnare all’esterno. Nel buio dello spazioporto, dietro cordoni di sicurezza, le creature tentacolari emettevano la loro cacofonia a un volume insostenibile, uno di loro cominciò a spruzzargli addosso dei getti d’inchiostro viola.
Fu in quel momento che lo sciamano comprese cosa stessero facendo quelle creature, si rivolse verso il bambino al suo fianco con la voce rotta dal pianto.
«È una protesta! Protestano contro di noi.»
Senti il cuore infrangersi nel petto.
«Dio è morto e loro non ci vogliono qui».