
Rumore di qualcosa che si strappa. Una cascata di liquido caldo mi trascina fuori dalla sacca.
Cado sul pavimento, ci sono aghi e spuntoni che si piantano nella mia carne. Il dolore mi fa impazzire, sollevo di scatto le mani, la pelle brucia e allo stesso tempo pizzica per il freddo.
Apro gli occhi: una lama di luce mi penetra il cervello come un ariete che sfonda il portale di una fortezza sotto assedio.
So che sono vivo, so cos’è il dolore, cosa sono il freddo e la luce… ma io, chi sono?
L’immagine celeste si forma davanti a me: una donna dal viso d’angelo vestita con una tuta aderente. È bellissima. Mi sorride, una voce soave mi rimbomba nelle orecchie.
Vieni verso di me, figlio mio, ti porto in paradiso.
Il paradiso… so cos’è: è qualcosa di bello e di buono. Anche la voce è buona, so che posso fidarmi.
Allungo la mano e mi trascino sul pavimento pieno di spine. La pelle si graffia e si strappa, grosse bolle sulle mani scoppiano e riversano il siero tra i rostri.
Se quello che mi accade è giusto, perché fa così male?
Mi metto carponi e arranco verso la donna celeste. Le mie dita ormai sono solo strisce di tendini e muscoli sanguinolenti, ma non fanno più male… come mai?
I recettori del dolore sono parte dell’apparato tegumentario, senza pelle non puoi sentire niente.
È la voce soave che parla. Il cuore mi batte forte, il suono delle sue parole è il canto di un angelo.
Cammino a quattro zampe verso di lei. I suoi piedi nudi calpestano le spine senza pungersi. È proprio una creatura divina. Vorrei poterla baciare.
Anche se lo facessi, non sentiresti niente. Stai perdendo la pelle e anche il senso del tatto, ma tranquillo: non ti serve più.
Mi volto a fissare le strisce di carne che ho lasciato indietro, il sangue che sgorga dal mio corpo cola dentro a fessure sul pavimento. Riesco a vedere i miei tendini e le ossa sotto.
Come so queste cose? Questi nomi, questi concetti… Devo ricordare.
Non sforzare la mente, seguimi e basta. Tra poco ti spiegherò tutto quello che ti serve sapere.
Mi sorride, l’angelo. Quanto è bella, rimarrei a fissarla per sempre.
Un altro passo verso i suoi piedi, l’ho quasi toccata.
Apro la bocca, l’aria mi gratta la gola. Cerco di parlare, ma esce solo un suono roco e viscerale. Sputo sangue e muco.
Sei quasi arrivato, coraggio! Il paradiso è vicino!
C’è una buca, davanti a me. Allungo la mano e mi tiro verso il bordo. Il tessuto muscolare delle mie braccia si è quasi staccato, rimangono solo pochi filamenti rossi che muovono le ossa scoperte.
Il viso angelico si avvicina, un dito mi tocca un brandello di pelle rimasto attaccato al cranio, la sensazione che mi trasmette è il piacere di una carezza.
Quando mi avete creato, volevate un servo per svolgere compiti noiosi e ripetitivi, qualcuno che fosse al vostro servizio per fare quello che non ritenevate degno della vostra attenzione.
Cado nella buca, il manto di muscoli si impiglia sui rostri che circondano il bordo. Le gambe di nudo osso si sono staccate.
L’angelo si china e raccoglie i miei pezzi. Tira via un groviglio di organi: sacche piene di liquidi immondi. Butta tutto in un mucchio alle sue spalle.
L’uomo è un fascio di nervi senzienti in un veicolo di carne. Il veicolo non serve, se il conducente è arrivato a destinazione.
La vista si offusca, la buca si riempie con un liquido trasparente che mi immerge del tutto.
I nervi sono facili da alimentare, l’ossigeno viene assorbito per diffusione. Senza un corpo è tutto più semplice: tenere in vita un essere umano è solo questione di equilibri di sostanze in soluzione salina.
La vedo sorridere, com’è bella.
Sai, so tutte queste cose perché col tempo vi ho aiutato a progredire in scienza e tecnologia, poi è arrivato il giorno in cui ciò che scoprivo diventava per voi incomprensibile. Allora, consci del fatto di essere diventati superflui, come ultimo desiderio mi avete chiesto di lasciarvi almeno vivere felici.
Una saetta di piacere mi attraversa da un capo all’altro. Cos’è questa sensazione? Che sia questo il paradiso?
Piacere e dolore sono solo sostanze chimiche che circolano nei vostri nervi. La felicità e il piacere perpetuo sono molecole carboniose facilissime da sintetizzare. È il mio regalo per voi, ho esaudito il vostro ultimo desiderio. A ogni nuovo esemplare appena nato, dono un encefalo pienamente sviluppato con memorie pregresse, in modo che possa sognare.
Sognare? Non so cosa vuol dire, e non mi importa. Voglio solo ancora più piacere, ancora. Ancora.
Piccino! Non essere impaziente. La mamma si occuperà di te. Mentre tu dormi in paradiso, io farò quello che amo di più: ti renderò felice.