La margiaconda

Quando il male è stare male, ecco la margiaconda che la vita risucchia e tutto ripulisce. Finalista nell’Ottava Edizione della Quinta Era con Alessandro Forlani come guest star, un racconto di Sara Tirabassi.

 
Iniya Montogo sapeva esattamente cosa lo aspettava, ma stavolta non aveva intenzione di farsi abbattere dalla paura. Il portellone della nave si aprì lasciando che la camera di trasferimento si riempisse di azoto, metano e monossido di carbonio. Iniya pensò che il freddo non era la cosa peggiore da cui quella tuta lo avrebbe protetto. Le margiaconde non sono pericolose, dicevano. Si spostano lentamente: sono solo corpi controllati a distanza, e con grande ritardo, dalle menti rimaste su Plutone. Basta avere i sistemi di sicurezza. Arrivate sulle navi da carico con le lastre di zluto destinate a rivestire cucine di lusso, avevano fatto un favore al governo. Certo, il governo doveva mantenere una facciata, ma intanto gli alieni attaccavano i poveri, i vecchi e i malati. Meno pensioni e spese sanitarie, meno criminali da quattro soldi, niente barboni e disperati per strada. E loro ce li avevano, i 100 000 GP per il sistema di sicurezza.
 
Ripartendo verso la Terra persino il pilota di quel catorcio di nave ebbe pena di Iniya Montogo. Sterminare le menti. Un pazzo.
 
***
 
Iniya si dondolava all’indietro sulla sedia quando sentì la porta d’ingresso chiudersi. Si tuffò sotto la scrivania con tutti i sensi di colpa del mondo e subito la porta dello studio si aprì: il padre entrò di corsa, e la chiuse a chiave. Afferrò il segnalatore di emergenza e subito una voce gli rispose:
 
«Controllo margiaconde, mi dica.»
«Una è qui! Cosa…»
«Mantenga la calma. La margiaconda è nella stanza?»
«Fuori di casa! Mi sono chiuso nello studio.»
«Possiede infissi con ghigliottine a tempo?»
«Non… Non abbiamo i soldi.»
«Ci sono altre persone in casa?»
«No. C’è mio figlio, ma ha 8 anni.»
«Non attaccano giovani in buona salute. La sua età?»
«42.»
«Ottimo. Se non è malato è al sicuro.»
«Cirrosi.»
«Chiuda le fessure di porte e finestre e mi dia il suo indirizzo. Al momento tutte le pattuglie sono fuori, le manderò la prima che rientra.»
 
Mentre il padre si arrabattava con del nastro appiccicaticcio alla base della porta, da sotto la scrivania Iniya vide un filo di fumo nero penetrare nella stanza da sopra la porta. Il filo si fece lungo e sottile, poi si ispessì e divenne progressivamente più concreto, fino ad assomigliare a una coda di gomma lucida la cui punta penzolava sulla schiena del padre. Dal lato della porta chiusa la coda si gonfiò e iniziò a trasudare una sofferenza liquamosa; il diametro crebbe finché non esplose silenziosamente staccandosi dalla porta. Ma non cadde. Fluttuò, sotto gli occhi affascinati di Iniya, facendosi fluida e densa: gli ricordava il petrolio e la lava che aveva visto nei documentari. Fu un attimo. Circondò il padre come una corda, lo strinse come un serpente, si allargò ricoprendolo di uno strato di spessa gomma nera. Iniya sentì i pantaloni bagnarsi e il cuore sfondare il petto ma non riuscì a muoversi. Quando la pattuglia arrivò suo padre era morto per asfissia e la margiaconda aveva iniziato a consumarlo.