L’unico, l’onnipotente

Essere un Dio comporta oneri e doveri, senza dimenticare la gravosa questione della concorrenza. Finalista nella ALL STARS EDITION, un racconto di Mario Pacchiarotti.

 
Isaac tracciò il simbolo che chiudeva la serie di equazioni tracciate sull’enorme lavagna. Si girò verso la platea di scienziati che lo avevano seguito nella complessa dimostrazione. Passò lo sguardo tra i banchi. Qualcuno dei presenti era chino sugli appunti, cercando forse di venirne a capo. Altri lo fissavano con disprezzo, vecchi tromboni che non ci avevano neanche provato. Alcuni, tuttavia, lo guardavano confusi, ancora presi nell’analisi di ciò che era stato loro mostrato. Sorrise appena. Il seme era gettato, si trattava di attendere. Fece un cenno di saluto e uscì senza dire altro.
 
Più tardi qualcuno bussò alla sua porta. Aprendo si trovò di fronte un uomo sulla trentina.
«Sono il dottor Fausto De Giovanni. Mi scusi se la disturbo, ma ero in facoltà oggi e… volevo parlarle, se possibile.»
Isaac non lo aveva notato, ma gli strinse la mano e lo fece accomodare.
«Come posso aiutarla?»
L’uomo rise: «Forse è lei ad aver bisogno di aiuto!»
«Io?»
«Stasera ha dimostrato la possibilità che Dio esista. Voglio dire… lo ha dimostrato scientificamente.»
«Ho solo fatto un piccolo passo avanti nella conoscenza della reale natura dell’universo.»
«Perbacco se lo ha fatto! Ma le implicazioni sono enormi. Se è possibile manipolare energia e materia come lei ha descritto, allora la creazione, i miracoli, tutto diventa plausibile. Gli Dei insomma, possono esistere.»
«Lei li chiama Dei, ma se un giorno riuscissimo ad applicare nella pratica le mie teorie, avremmo un potere assoluto, è vero, ma ciò non farebbe di noi degli Dei.»
«Al contrario! Lei ha dimostrato che un essere con poteri divini può esistere. Quindi, una persona, potrebbe diventare Dio.»
Isaac scosse la testa. «Un giorno potremmo essere in grado di diventare tutti simili a Dei, come capacità, ma rimarremmo pur sempre persone, con i nostri umani difetti. Persone, non Dei.»
«È qui che sbaglia. Prima di tutto, ce ne sarebbe solo uno.»
«Solo uno? Perché mai?»
L’uomo assunse un’espressione soddisfatta, come un gatto che stia per catturare un topo.
«Perché il primo a conquistare questo tipo di potere, impedirebbe a chiunque altro di venirne in possesso.»
«E come potrebbe evitarlo?»
«Ma è facile! Al primo sospetto basterebbe distruggere la minaccia.»
«Non è così semplice in realtà. Un conto è manipolare la materia, un altro è l’onniscienza e l’ubiquità. Si tratta di dominare anche il tempo e lo spazio.»
L’uomo sbuffò. «Purtroppo è vero. Ed è per questo che lei è un problema, così come lo sono coloro che hanno compreso la sua teoria. Vi dovrò eliminare, prima che sia troppo tardi.»
«Dunque tu sei Dio? L’unico, l’onnipotente?»
«Io lo sono!» replicò De Giovanni sicuro.
«Un falso dio, in effetti, una pallida imitazione.»
L’ira accese il volto dell’uomo: «Muori!» urlò, puntandogli contro il dito, ma subito la smorfia si tramutò in stupore. «Che accidenti…» e sparì, senza rumore.
 
«Tutti uguali» disse tra sé Isaac. «La sanno usare a malapena, ma non la capiscono.»
Guardò la pendola e sbuffò, ne dovevano ancora arrivare altri tre.

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