Il mondo senza Molly

Adattarsi al futuro significa rinnegare il passato? Un racconto di Ambra Stancampiano.

 
La notte in cui sono cadute le città ero piccola, e non ricordo quasi nulla oltre la mano grinzosa di Mammì, piena di anelli ruvidi, che stringeva la mia.
Mammì mi ha trovata seduta su un marciapiede in mezzo alla folla impazzita e mi ha presa per mano, io avevo capito che mio padre non sarebbe tornato come promesso e mi sono lasciata guidare da lei.
Stavamo fuggendo dal Grande Rogo di Las Vegas insieme ai pochi sopravvissuti; il deserto roccioso, illuminato dalle mille lingue di fuoco che inghiottivano le nostre case, piene degli oggetti che amavamo, ci restituiva ombre lunghe e minacciose come il futuro che tutti, intorno a me, temevano.
Durante quella corsa forsennata, il mio pensiero tornava di continuo alla mia bambola Molly, dispersa in mezzo alle rovine della civiltà; ricordo ancora il suo volto meglio di quello di mia madre, un’ombra sbiadita nella memoria.
Per distrarmi, cercavo di contare gli anelli infilati sulle dita morbide e tozze di Mammì, che serravano la mia manina trascinandomi lontano.
 
I Religiosi sono comparsi pochi mesi dopo e hanno restituito la fede a un’umanità confusa, predicando il pentimento per la nostra vita civilizzata, zeppa di beni materiali.
Cosa può dare più sollievo della promessa del Paradiso a chi si contorce tra le pene dell’Inferno?
I Religiosi hanno guadagnato potere narrando di una Città Santa costruita dal loro Ordine, a cui solo i più puri possono accedere.
Quando mi hanno scelta, ho pianto mille lacrime: non volevo andare via con quell’uomo pallido dal naso adunco, che intabarrato nel suo mantello nero mi ricordava un corvo delle rovine.
Mammì accostò la sua manona al mio visino umido:
«Non piangere, Cosetta; è un grande onore essere scelti per la Nuova Umanità. Tieni.»
Si tolse un anello di bronzo con una grossa pietra verde.
«Ti porterà fortuna.»
L’uomo mi prese per mano, tirandomi via senza troppe cerimonie e c’incamminammo verso il deserto; si fece consegnare l’anello e lo gettò nella sabbia.
«Non ti è permesso possedere oggetti. La vecchia civiltà li adorava come falsi dèi, è ciò ha fatto incollerire il Primigenio.»
Ho sentito un fastidio pungente, che non mi ha mai più abbandonata. L’uomo si è avvicinato a una roccia, ha aperto una porta nascosta, mi ha spinta giù per un tunnel buio.
Non ho più visto il sole da allora.
 
Ho trascorso gli ultimi anni a servire l’ordine e a studiare le regole di un mondo che non mi è permesso vedere.
Come gli altri discepoli, sono in attesa della Prova, che stabilirà se sono degna di far parte della Nuova Umanità.
 
Sarà domani mattina; stasera mi hanno lasciata libera dal turno in cucina, e nel mio alloggio mi aspettava una sorpresa: dal pagliericcio occhieggiava un visino di plastica che conosco troppo bene.
Molly è qui con me, ma io non riesco ad esserne felice; per questo scrivo frettolosamente la mia storia al buio, ho bisogno di lasciare una traccia del mio passaggio.
Domani mi ordineranno di distruggerla, ma io non sono disposta a vivere in un mondo in cui non c’è niente che amo.

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