
Mi siedo sul tappeto al lato del letto e mia figlia mi sale in grembo, “Noemi, prendi il biberon e poi nanna, ok?” Fa sì con la testa, ma “Due libbi“. “Biberon, un libro e poi nanna, ok?” Alla fine ci accordiamo su tre libri e non so come ci siamo arrivati, ma va bene, ora è a letto. Sussurro a mia moglie che Noemi non mi vede molto, è normale che voglia passare del tempo con me, che sia un po’ appiccicosa. Lei alza gli occhi al cielo, dice che mi faccio abbindolare. Mentre parliamo, Noemi mi chiama. “Che c’è, bimba di papà?” Vuole l’acqua, gliela porto, la ricopro ed esco. Mi chiama dopo 10 minuti. Ha fatto pipì e vuole essere cambiata. Ancora cinque minuti e piange perché ha perso il peluche. Poi per il freddo. Poi per l’etichetta del pigiama che pizzica. Comincio a perdere la pazienza, rispondo male a mia moglie che vuole mostrarmi dei mobili IKEA sul telefono. Le chiedo scusa, mortificato. È stata una lunga giornata e sono stanco, spiego, Noemi stasera è difficile perché le manco, torno sempre tardi. Sono a metà monologo quando Noemi grida “Papà”. Decido di ignorarla, si addormenterà. “Papà…Papàaa…PAPAAAAA”. “CHE C’ÈEE?” grido, ed entro con poco garbo in cameretta. Lei mi guarda adorante, “Lo sai, ti voglio tatto bene”. Mi sento una merda, “Anch’io amore, fai la nanna su!”
Quando la sveglia suona, ho voglia di piangere. Noemi si è svegliata ogni due ore. Mia moglie è intrattabile e io peggio. Mentre l’accompagno all’asilo agogno il silenzio del mio ufficio come fosse una terra promessa. Ma arrivata in classe, Noemi scoppia a piangere e si attacca alla gamba. Guardo imbarazzato la maestra “Sa, mi vede poco, non riesce a stare senza di me”. Trenta minuti dopo, sono finalmente alla scrivania. Prendo un caffè con Antonio che mi ascolta, comprensivo. Sono settimane che va avanti così, non ne posso più, gli racconto. Lui ha tre figlie “È così, le bimbe hanno un debole per il papà, devi portare pazienza”.
Tocca a mia moglie prenderla dall’asilo ma ho finito presto, la chiamo per dirle che passo io. “Ma no caro, ti sei dimenticato? L’ha presa mia mamma, rimane da lei un paio di giorni, così ci riposiamo.” Dissimulo il dispiacere “Ma certo! Pensavo di doverla portare io dalla nonna. Rientro subito”. Balle, l’avevo dimenticato. Ceniamo tranquilli, scegliamo un film romantico. Mia moglie si addormenta sulla mia spalla dopo 10 minuti e io metto su una serie di fantascienza. Dopo il terzo episodio, ancora non riesco a dormire. Vado in camera di Noemi, il lettino vuoto mi fa tristezza. Mi dico che sono solo due giorni. Ma stamattina all’asilo sono andato via che lei ancora piangeva. Le ho detto che le voglio bene? Non ricordo. Mi accorgo che mi sto mangiando un’unghia e tolgo la mano dalla bocca. Vado a letto. Faccio di proposito un po’ troppo rumore e mia moglie si sveglia. Lei emette suoni inarticolati e io “Amore, stavo pensando che è un po’ che non andiamo a pranzo da tua mamma. Se ci andassimo domani?”
(Copertina creata con chatgpt)