Ilapa

Una festa, una promessa, un sogno, una tradizione, la realtà e infine il buio. Finalista nella Seconda Edizione della Quinta Era con Andrea Atzori nella vesti di guest star, un racconto di Chiara Rufino.

 
Ilapa si mosse e una delle spille che le reggeva il vestito la punse, facendola saltare per il dolore.
«Ti ho detto di stare ferma! Queste dannate orfane…»
 
La sarta non era paziente con lei come le balie ma a Ilapa non interessava, era stata scelta per la festa di Cuzco in onore dell’imperatore, ed era euforica.
«Fatto. Ora vai dalle altre.»
Scese dallo sgabello e raggiunse le bambine, tutte in fila indiana con in mano un dono. Un segnale e si misero in marcia, dirette verso il centro della città.
La folla accolse le ragazze con grida di giubilo e nenie in onore degli dei del Tuono, della Luna e del Sole; il sacerdote le divise in gruppi e danzarono intorno alla statua della Luna finché non calò la notte e iniziò il banchetto.
Le pareva una magia, celebrare e gioire insieme, anche se era esausta; non riusciva a mangiare più di quanto le dessero, sembravano quasi offesi dal suo rifiuto.
«Una sposa degli dei non dovrebbe comportarsi così! Pensa quanta strada hai fatto e sii grata per questa occasione!»
Una vecchia cuoca le spinse sotto al naso il pasticcio di farina di mais e la costrinse a mandarne giù un altro boccone; il resto finì sparpagliato sul pavimento, occultato dai cani che erano accorsi per gli avanzi.
 
La notte scese sempre più buia sulla folla e Ilapa fu scossa da un brivido di paura lungo la schiena; alcuni dei bambini di fianco a lei erano stati allontanati e delle urla provenienti dagli altari in fondo alla piazza la costrinsero a tapparsi le orecchie e dondolarsi.
 
«Bambine, da brave, formate una fila!»
 
Sollevata da quelle parole, la giovane si mise davanti, la prima a guidare il gruppo e il sacerdote premiò il suo zelo con una manciata di foglie verdi lucenti.
 
«Mangiale tutte, mi raccomando, sarà un lungo viaggio.»
 
La salita era ripida e Ilapa mandò giù la prima con voracità ma si fermò a metà; il mondo era diventato colorato e lei vedeva arcobaleni che la chiamavano dalla cima della montagna.
Superando il gruppo, arrivò sulla cima quasi scalza e con parte del vestito scucito sui fianchi; la pianta le aveva donato un’energia incredibile e avrebbe camminato ancora, anche col gelo.
Una mano le si posò sulla spalla e la constrinse a girarsi.
 
«Lascia che ti guidi verso un posto più tranquillo.»
 
La nebbia si mescolava alle prime luci dell’alba e Ilapa non riusciva a capire cosa fosse sogno e cosa realtà; era come se i suoi amici fossero stati portati via e lei fosse rimasta sola.
 
«Dove sono gli altri, Gran Sacerdote?»
L’uomo, tolto il masso dalla bassa caverna, la fece sedere dentro una buca e le intimò di stare tranquilla, a breve avrebbe incontrato tutti.
Le diede da bere da una fiasca e, dopo averla calmata una seconda volta, tirò fuori il coltello per iniziare il sacrificio rituale.
Ilapa rivide la sua famiglia prima del grande buio che la avvolse.