
Quanto è importante il libero arbitrio? Direttamente dalle selezioni del LABORATORIO, un racconto di Adriano Muzzi.
Ondate di dolore gli percorrevano tutto il corpo fino a esplodere nel cervello, profonde staffilate gli laceravano l’anima spezzettandola in milioni d’isole di sofferenza. Aprì gli occhi, girò la testa verso sinistra e poi verso destra, scorse ciò che aveva visto milioni di volte nelle sue visioni premonitrici: uomini e donne che piangevano, pochi in verità, e molte persone che ridevano indicandolo con gesti veloci. Era stato sempre così, e lo sarebbe stato anche nel futuro: gli uomini provano piacere nelle sofferenze altrui; le disgrazie dell’altro alleviano la pochezza delle loro misere esistenze. La finta pietas nei loro occhi celava la necessità quotidiana di un tributo di sangue da versare in onore del dio della sopravvivenza. Il sangue colava dai suoi piedi formando un’ombra scura sul terreno polveroso. Chiuse gli occhi, “la voce” iniziò a martellargli il cervello.
Passarono le ore, la notte scese su di lui con il suo mantello nero e la gente scemò come acqua sotto il sole del deserto.
«Ehi, tu!» gridò per attirare l’attenzione di un soldato.
Il militare girò lo sguardo severo verso di lui. «Che vuoi?»
«Liberami, e ti ricompenserò.»
«Non mi fare ridere, non lo vedi come sei ridotto.»
«Ho da parte un bel po’ di soldi; fammi scappare e ti accompagnerò dove li ho nascosti. Se non sarai soddisfatto mi ucciderai e diventerai un eroe che ha catturato un fuggitivo; il tuo generale ne sarà contento.»
Il soldato si guardò intorno come per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi, sguainò il coltello, la lama luccicò alla luce della Luna. Lo liberò con gesti rapidi e sicuri. I due s’incamminarono per un viale tra le rocce e scomparvero nella notte.
Nella caverna i due uomini si fermarono davanti un piccolo pozzo e si guardarono negli occhi. L’uomo tirò su un secchio con dentro un piccolo pacco avvolto in un panno.
«Questa è una parte di quello che ho, non ti do tutto subito altrimenti mi potresti uccidere comunque.»
«Ma io…»
«Però ti voglio fare anche un’altra proposta: invece della seconda parte di soldi, che ti lascerò stanotte in un posto convenuto, ti voglio offrire qualcosa di più importante.»
«Sarebbe?» chiese il soldato con aria sospettosa.
«Ti offro la vita eterna, ti voglio dare la possibilità di vivere per sempre in un regno di serenità e pace.
Il soldato corrugò la fronte e poi scoppiò in una fragorosa risata.»
«Ah, ah! Io sono un soldato, non sono interessato alla pace, i soldi sono il mio unico dio. Forse anche l’onore, e morire in modo decoroso, forse.»
L’uomo fece un segno di assenso, piegò la testa e chiuse gli occhi. Era stata solo una prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, della sua teoria che l’aveva fatto scappare dal suo dovere: l’essere umano è governato dall’oggi, dalle cose materiali, non ha nessuna visione del futuro, nessuna coscienza della sua fine imminente e, comunque, sempre certa. Possibile che nessuno sia conscio del fatto che prima o poi dovrà morire? Non ha importanza chi sei, quanto sei forte, quanto sei ricco, quanto sei potente, buono o cattivo, prima o poi ritornerai polvere.
«Stolto, tu sei nato dalla cenere, e ritornerai cenere!»
Il soldato si avvicinò all’uomo e gli dette uno schiaffo in pieno viso.
«Non provare mai più a rivolgerti a me in questo modo, la prossima volta ti uccido.»
L’uomo si lisciò la barba dove il soldato l’aveva colpito; provò una voglia imperiosa di reagire dandogli un pugno in faccia, poi però fece un lento sospiro e alzò la testa guardando il militare con pietà.
L’aria profumata dagli odori delle cucine ormai chiuse gli solleticava lo stomaco vuoto, ma più di tutto “la voce” nella sua testa lo tormentava come fa un picchio con un albero, però la sua volontà era più forte, almeno per adesso.
Quando arrivò alla porta di legno bussò tre volte, un gesto che negli ultimi mesi aveva fatto tante volte, ma quella notte aveva qualcosa di irreale.
Un rumore di ferraglia precedette l’apertura di un piccolo spiraglio: – Chi è a quest’ora?
La donna lo riconobbe subito, spalancò la porta con un gran botto e gli fu addosso stringendolo, poi subito si mise a piangere singhiozzando.
«Mia amata!» disse lui carezzandole i capelli. Come sempre puliti e morbidi al tatto.
«Ma, ma…» riuscì a balbettare lei, «ma tu eri…»
«Sì, lo ero» rispose «ma ho cambiato idea. Sarebbe stato un sacrificio inutile, e poi adesso ho te, non potevo lasciarti in questo modo.»
«Ma tuo padre?»
«Mio padre farà quello che è giusto, così come sempre è stato. Ho deciso che il libero arbitrio è più importante di un ordine imposto dall’alto. Ora vieni, abbiamo poco tempo.»
«Stai perdendo molto sangue amore mio, dovremmo…»
«Non c’è tempo, vieni con me.»
«Aspetta, mettiti questo mantello indosso, sarà più difficile che ti riconoscano, a quest’ora ci saranno decine di uomini sulle tue tracce.»
Corsero nella notte, mano nella mano. Una volta lontani dalle ultime case si distesero sulla sabbia, sotto un costone di roccia. Stelle tremolanti disegnavano strane figure, macchiando il cielo scuro come fiori bianchi gettati su un velluto nero.
«Lui non ti lascerà vivere» disse lei mentre gli carezzava i capelli appiccicati dal sangue rappreso.
Lui le sorrise, ma la voce potente e furiosa aveva ripreso a martellargli le tempie e mani ferree gli stringevano il cuore già affaticato. Stelle cadenti disegnavano traiettorie minacciose che sembravano convergere sui due amanti.
L’uomo si strinse a lei, affogando il viso nei suoi capelli per inebriarsi della dolce fragranza del suo amore.
«Mi sta già prendendo, ma questi minuti di libertà valgono quanto un’eternità per me. Ti amo.»
«Anche io, e non voglio perderti, l’ho già fatto una volta e non voglio che risucceda ancora» gli disse baciandolo sulle labbra e poi su tutta la faccia.
«Tu non mi perderai mai, io sarò sempre qui, e qui» le disse indicando con un dito la fronte e il cuore «l’amore è l’unica regola che governa tutto, il vero motore dell’universo. Adesso ci siamo solo io e te, ed è l’unica cosa che conta.»
Una scintilla illuminò i loro volti; rimase solo la ragazza e il mantello bianco, vuoto, accasciato in terra.
«Dove sei amore mio?!!» gridò lei.
Una stella luccicò più forte nel cielo, poi scomparve.