
– E poi ci sono ancora da prendere i piatti di carta, i bicchieri, i tovaglioli? Chi ci può pensare?
– No mamme, niente plastica per cortesia. Useremo le stoviglie della mensa e poi le laveremo alla fine della festa. La risposta di Giovanna sul gruppo WattsApp non si fa attendere.
Aggiunge un link del sito “Difesa Ambiente”, contenente un bell’articolo di 35 pagine sui danni ambientali prodotti dai rifiuti sull’ambiente.
– Io porto il cous cous e le torte rustiche, scrive un’altra mamma. E allega foto
– Io sto cuocendo la parmigiana. E invia foto.
– Ottimo! Scrive Giovanna.
– Alle bibite chi provvede? Non voglio essere polemico, ma portiamo qualcos’altro oltre all’acqua vi prego – scrive il papà di Tommaso – Dei succhi di frutta, magari qualche Coca Cola e Fanta?
– No mamme, Coca Cola meglio di no, evitiamo la caffeina.
– Va bene tutto ma solo bottiglie di vetro cortesemente. Non prestiamo il fianco alla produzione di 200 milioni di tonnellate di plastica l’anno nel mondo. Ci vogliono centinaia di anni per smaltirla.
– Grazie Giovanna, hai ragione! Scrive Francesca, mamma di Gaia e sua aiutante nel duro lavoro di rompere i coglioni. Girano sempre insieme, come Cip e Ciop, culo e camicia, panna e cioccolato, Stanlio e Olio. Le odio.
– Quante persone saremo Giovanna?
– Calcolate 50 persone, 20 adulti e 30 bambini.
– Così tanti?
– Calcolate anche i fratellini e le sorelline.
– Secondo voi posso portare Simon Le Bon e Tony Hadley?
Francesca, invia una foto dei suoi cani di merda.
La didascalia dice ”Sono innocui, magari li lascio nell’atrio della scuola così i bambini possono giocare con loro”.
Giovanna commenta con le emoticon di cuori colorati.
– Per le caramelle e i dolcetti come ci regoliamo? Facciamo che ognuno ne porta un paio di sacchetti?
– Sapete se qualcuno è celiaco o allergico a qualche alimento?
– Io penso agli adulti: porto birra e vino. Bottiglie in vetro ovviamente.
– Grande idea papà di Tommaso!
– Giovanna ci mandi il riepilogo di chi porta cosa?
– Per la musica chi ci pensa? C’è l’impianto stereo in palestra?
Da ieri il cellulare non fa che suonare per le notifiche dal gruppo WathsApp delle mamme per la festa di Halloween. Giovanna, l’onnisciente rappresentante della classe VD di mio figlio, scrive a raffica risposte e direttive, più acide più del solito.
– All’acqua penso io.
Scrivo la prima risposta al gruppo, che si aggiunge ai 342 messaggi precedenti.
Intanto Giovanna modifica la foto del gruppo mettendo quella di una zucca.
– Tre casse di acqua naturale e due di frizzante, vanno bene?
– Mamma di Alessio no! Possiamo bere l’acqua del rubinetto che è potabile. Così non deturpiamo l’ambiente con la plastica. L’ho appena scritto. Sai quanto impiega una bottiglietta di plastica nell’ambiente? Useremo le caraffe in vetro della mensa per riempirle di acqua dal bagno.
Giovanna sta iniziando a darmi i nervi.
– Le pulizie sono comprese nella quota?
– Per l’animatrice e la truccatrice dobbiamo quindi aggiungere 15 euro?
– Farà freddo? Dite che metto il cappottino ai cani, sono stati male la settimana scorsa.
– Mamma di Alessio, ma venite lo stesso alla festa? Gaia mi ha detto che Alessio ha la febbre da qualche giorno…
Conto fino a dieci prima di rispondere. Calma, devo stare calma. Non è il momento della rabbia, la vendetta è un piatto che va consumato freddo.
– Verrò soltanto io, ormai ho affittato il costume da zucca. – aggiungo l’emoticon dello smile che si sganascia dalle risate. – Alessio ancora non può uscire, è sotto antibiotico. Userò le caraffe in vetro della scuola allora, niente bottiglie. Ci penso io a riempirle Giovanna, non ti preoccupare.
Calma, molto calma.
Alle 19.50 sono già a scuola. Io e il mio costume in gommapiuma. Manca ancora mezz’ora alla festa. Vado in bagno e inizio a riempire le brocche d’acqua. Aggiungo a ognuna di essa dell’arsenico. Ne aggiungo un po’ anche alla ciotola dei cani e la posiziono nell’atrio. Che il cantante dei Duran Duran e quello degli Spandau mica possono morire di sete.
Poi aspetto appoggiata al cancello che arrivino i primi bambini.
«Ciao mamma di Alessio, dolcetto o scherzetto?»
I primi ad arrivare sono i figli di Giovanna, uno zombie dalla testa fasciata e una streghetta che quando apre la bocca si nota una finestrella con un dente in meno.
«Dolcetto!» e allungo quattro lecca lecca.
Mangiate, mangiate, che vi verrà sete.
«Dolcetto o scherzetto?» Via via arrivano gli altri. Fantasmi, streghe, mummie. Gli adulti con le maschere. Le maschere e gli adulti.
Sono l’unica zucca, lo immaginavo.
«Mamme, papà, mettiamo i nostri cellulari dentro questo cestino! Godiamoci questa festa con i nostri bambini senza stare attaccati allo smartphone!» Appoggiata al cancello, me li faccio consegnare prima che entrino a scuola.
Sul tavolo della sala principale intanto iniziano ad allinearsi la serie di vassoi con i cibi sapientemente cucinati dalle mamme.
«Avrò altre qualità» sospiro. Apro una birra. Stasera niente acqua.
Poi succede che uno ad uno le maschere iniziano a lamentarsi. Mal di pancia, vomito, grida di dolore, scene di panico. Poi uno ad uno cadono a terra. Prendo le caraffe di vetro e le sfracello in testa a chi ancora non muore e fa casino.
La bidella domani avrà un bel po’ da pulire quando aprirà la scuola.
Ore 20.42. La prima festa per bambini durata poco.
Sono fuori, nell’atrio dove di solito la mattina aspettano i bambini prima di entrare con i grembiuli stirati perfettamente, ma l’aria ancora non arriva ai polmoni. Ho il fiato corto. Prendo ossigeno. Scendo le scale, uno, due, tre gradini. Il pavimento è sporco di guano di piccione, di carte di caramelle e di gomme spiaccicate. Bella idea ha avuto la preside a dare il permesso per festeggiare Halloween nei locali della scuola, bella idea davvero, lodevole. Supero la zona del portico e esco in giardino, rischiarato dalla luce dei lampioni sulla strada. Urto contro un ammasso di pelo, inciampo. Sarà Simon Le Bon o Tony Hadley? Poco più in là scorgo un paio di gambette coperte da una gonna di tulle luccicante riversa in una pozza di vomito. Vicino ai riccioli biondi della piccola vedo, stecchito, l’altro cane. Sorrido soddisfatta. Apro il cancello e sono in strada. Inspiro, espiro.
Ci ripenso. Torno indietro, tiro fuori il mio smartphone e scatto una foto. La mando nel gruppo WathsApp delle mamme. Adesso potete andarvene tutte a fanculo.