
Alzo la tapparella e il sole invade la stanza. Sul letto un rigonfiamento sotto il piumone. Lo scopro e le accarezzo una guancia. Si stiracchia e apre gli occhi.
«Buongiorno».
Si tira su, la prendo in braccio e raccolgo le piccole pantofole. Andiamo in bagno, la abbraccio e inspiro il profumo della mia bambina.
Le infilo le ciabatte pelose prima di metterla giù, sale sul suo gradino e si guarda allo specchio.
«Mamma, ho fatto un sogno».
Comincia a chiacchierare, la ascolto con la mano sotto il getto dell’acqua in attesa che si scaldi.
«Pronta?»
Strizza gli occhi e serra le labbra, il mio piccolo pesce palla, con calma le passo il viso.
Quando chiudo l’acqua, gocciolante apre gli occhi.
«Niente caccole?»
Naso contro naso, spalanco gli occhi per scrutare i suoi.
«Niente caccole!»
Ride e mi racconta il suo sogno, cerco di non perdere il filo di quella narrazione che lega un tricheco e un robot. La spazzolo piano, se trovo un nodo lo districo e quando la spazzola torna a scorrere la sento rilassarsi.
«Finito».
Corre in camera. Alzo gli occhi al cielo, dalla sua stanza arriva il rumore di cassetti che si aprono e si chiudono.
La raggiungo mentre dispone sul letto calzini, maglietta, felpa e leggins in un abbinamento di colori che mi fa pensare che il tricheco e il robot avessero più cose in comune.
Vengo bloccata da un perentorio «faccio io». Aspetto finché la sento ringhiare nella felpa: «non respiro».
Indirizzo la testolina nella giusta direzione e le porgo i leggins, mi guarda con sospetto.
«C’era una macchia sugli altri». Mento senza vergogna.
Scendiamo in strada e davanti allo scuolabus la stringo forte. Sono pronta a iniziare la giornata.
***
La tapparella si solleva e la luce mi sveglia del tutto. Osservo la figura aggraziata prendere la vestaglia dalla sedia e avvicinarsi al letto. Rabbrividisco e mi rintano sotto la coperta.
«Buongiorno».
Mi metto seduta e lascio cadere le gambe dal bordo del letto, con delicatezza mi aiuta a infilare una manica dopo l’altra, mentre lo fa sento il suo naso fra i capelli.
Si china e mi mette le pantofole. Scivolo giù dal letto e mi prende sottobraccio. Un passo alla volta andiamo in bagno.
Mi accompagna al lavandino, quando le mie mani sono ben ancorate va a prendere la spugna nella doccia.
«Cosa hai sognato?» La sua mano aspetta sotto l’acqua la temperatura giusta.
«Niente, ho a malapena dormito». Brontolo.
Mi passa la manopola tiepida sul viso, mi porge l’asciugamano.
Quando lo abbasso il suo naso è vicino al mio.
«Niente caccole!»
«Per favore!»
Ridiamo entrambe.
Torniamo in camera e mi spazzola, se trova un nodo armeggia un poco, poi la spazzola riprende e lei sospira sollevata.
«È tardi?».
«No, non ancora».
Prende una maglia pulita e dei pantaloni.
Vestirsi è complicato, lei accompagna con cura le braccia al loro posto e mi sostiene mentre infilo le gambe nei pantaloni. Vorrei fare da sola.
Mi sistema i capelli e mi guida fino alla mia poltrona, mi stringe forte.
«Ciao mamma, ci vediamo domani». È pronta a iniziare la giornata.
(Copertina generata con chatgpt)