«E quindi?» tuonò la voce.
«Confesso tutto.»
«Ammetti il tuo eccesso di zelo?»
«Certo. E che lo zelo sia lodato!»
«Angelo!» Echeggiò la voce «Non fare lo spiritoso! La tua situazione non te lo permette.»
«Preferisco essere chiamata Miriam!» Rispose l’imputato scostando un ciuffo di ricci biondi con un movimento della testa.
«Vuoi pentirti?»
«Oh beh,» disse l’angelo «diciamo che quelle pazze isteriche hanno avuto ciò che meritavano.»
«Ma Angelo…»
«Miriam!»
«Non mi contraddire. Ti rispedisco a proteggere i fenicotteri del Gennargentu!»
«Oh, non sono contrario ad accudire gli uccelli…»
«Lasciamo perdere. Racconta la tua versione. Cos’hai fatto?»
«Ma niente Signore. Quelle galline prendevano in giro il mio Palmiro.»
«E chi è?»
«Signore, ma come?»
«Io sono Io e faccio tutte le domande che voglio.»
«Sì. Palmiro è un uomo dolcissimo. È sovrappeso e ha difficoltà a fare il suo lavoro. Fa l’idraulico ma con i tubi è bravissimo.»
«Senza particolari.»
«Certo Signore. Lui era lì, mentre quel mucchio di zitelle acide giocava a bridge. Palmiro lavorava e loro lo prendevano in giro. Lo offendevano. Ridevano. Sempre più forte.»
«E allora? Cosa è successo?»
«È successo che loro urlavano dalle risate in modo tale che vibrava il pavimento. Ridevano così tanto che tremavano le pareti. Erano tante e urlavano. E io non ce l’ho fatta più. Quando ho guardato la faccia triste del mio Palmiro ho pensato che un tubo dell’acqua, con tutte quelle vibrazioni si poteva anche rompere!»
«Un tubo?» Urlò il Signore. «Sono esplose tutte le tubature del palazzo. Lo hai fatto crollare. Ci sono state otto vittime.»
«Otto oche che dileggiavano il mio uomo dei tubi.»
«Basta! Ti tolgo il grado di custode. Per i prossimi 200 anni sarai al servizio portineria del Purgatorio. E togliti quella porporina rosa dalle ali.»
Quattro grossi custodi dalle ali enormi lo presero e lo trascinarono via ridacchiando.
Angelo si guardò intorno. Un tubo in alto sulla parete, sembrava stesse per rompersi da un momento all’altro.