
La necessità di andare avanti, il coraggio di vivere nonostante, la forza di una madre. Settimo classificato nella Novantanovesima Edizione di Minuti Contati con Franco Forte come guest star, un racconto di ChiaradiLuna.
Elisa si stende sulla sedia di fianco alla mia e la sua testolina bionda si appoggia sulle mie gambe. Nonostante volesse a tutti i costi vedere il papà per dargli il regalo, si addormenta subito. Tutta questa tensione l’ha messa a dura prova. Il piccino nella carrozzina l’ha preceduta già da una ventina di minuti e ora, improvvisamente, sento il silenzio.
Un silenzio che si fonde con le ombre dei corridoi. Mi sembra di poterlo respirare, che mi entri nelle narici e mi riempia i polmoni.
Lentamente riprendo coscienza del mio corpo.
Ho la schiena ritta. Dopo tutte queste ore qui non riesco ancora a rilassarla sullo schienale.
La mia mano destra trema accarezzando i capelli di mia figlia, mentre l’altra stringe con forza il bordo della carrozzina come se qualcuno me la volesse portare via.
Mi rendo conto solo adesso che i piedi mi dolgono per via delle scarpe. Belle ma una vera tortura queste decolté, che ormai indosso solo quando lui me lo chiede per il suo compleanno. Dopo quella telefonata devo essere uscita fuori senza neanche cambiarle. Mi è bastato ascoltare il tono greve di quella voce per attivare i miei dispositivi di emergenza. Devo aver pensato solo bambini-chiavi-macchina e via. Non ricordo nemmeno di aver guidato. So solo di essere qui dall’ora in cui, di solito, facciamo merenda.
Lascio che la mia testa si appoggi al muro e fisso il vuoto.
Qualunque cosa accada, questo sarà il mio ultimo momento di quiete per un bel po’, e dovrò farmelo bastare. Chiudo gli occhi, respiro.
Qualunque cosa accada non avrò tempo per il mio dispiacere o il mio dolore. Avrò sempre due bambini da crescere e forse ancora un marito di cui occuparmi.
Qualunque cosa accada lo porterò con me e accudirò i nostri figli. Saranno il mio motivo, il mio scopo, la ragione di ogni mio pensiero. E io sarò la loro forza, il loro sostegno, il loro coraggio, a costo di consumarmi dentro.
Qualunque cosa accada dovrò essere impenetrabile. Imparerò a esserlo. Non ci saranno fessure in questa diga, neanche la più piccola crepa. Nel peggiore dei casi, non piangerò nemmeno. Le lacrime sono per le vedove infelici, non per le madri rimaste sole.
La mia vita sarà il mio omaggio a loro: al mio grande amore e alle creature nate da questo.
Apro gli occhi e vedo un camice bianco.
Cerca di stare fermo ma trema appena, e so già tutto.
Mi concedo un secondo, uno soltanto, per lasciar scorrere una lacrima.
La asciugo.
E sveglio Elisa.