
Convenzioni sociali che si scontrano con le aspettative personali e, alla fine, la felicità nonostante tutto. Finalista nella Sesta Edizione della Quinta Era con Eliselle nelle vesti di guest star, un racconto di Diego Ducoli.
La macchinetta emise il suo solito, fastidioso rumore. Raccolsi il cappuciock dalla sua alcova e lo strinsi tra le mani godendomi il tepore.
La sala relax era angusta, pochi metri quadri con due merdose macchinette e un posacenere che faceva la sua bella figura nonostante il divieto di fumo.
Ripercorsi i pochi metri che mi separavano dalla mia postazione, pochi passi ma mi sentivo già stanca. Le gambe sfregavano tra di loro, nonostante la crema protettiva la pelle sensibile dell’interno coscia non mi dava tregua.
Mi gettai sulla sedia che scricchiolò in modo sospetto e sorseggiai la dolcissima bevanda.
Giulia, la collega accanto a me, alternava lo sguardo dalla sua vaschetta di ananas al mio nettare.
«Quella roba ti fa male.»
La ignorai sperando che lei facesse lo stesso. Non fui cosi fortunata.
«Ingerisci troppe calorie, per un lavoro sedentario come il nostro basterebbe un frutto» incalzò la collega.
Con un gesto fluido infilzò uno spicchio e lo portò alla bocca, le unghie ricoperte di brillantini si mossero in un arco perfetto fino a raggiungere la bocca.
Con la coda dell’occhio notai un paio di colleghi che ammiravano quell’esibizione di grazia e sensualità.
Uomini! Bastano un paio di tette o un mezzo perizoma che spunta dal pantalone per far calare il loro Q.I. al livello di un criceto, senza offesa per la povera bestiola.
Giulia non mollava la presa.
«Se perdessi qualche chilo staresti molto meglio,ne guadagnerebbe anche la tua autostima. E anche gli uomini…»
Ma che cazzo ne vuole sapere questa!? Lavora solo perché fa i pompini al capo.
«Non vorrei deluderti, ma stasera a casa ho chi mi aspetta e con 25cm di carne. Non so se mi spiego. Ora vorrei finire queste pratiche quindi…» ringhiai.
«Ok Ok scusami.»
Sbattei la porta, finalmente potevo dedicarmi ai miei amori.
Romeo venne a strusciarsi contro le mie gambe in cerca di coccole e croccantini.
Mi spogliai dai vestiti del giorno e indossai il mio pigiamone da casa, versai una ciotola di croccantini. Il gatto inarcava la schiena a ogni carezza, senza smettere di mangiare ovviamente.
Mi buttai sul divano. La D’urso berciava dal piccolo schermo, ma ero troppo concentrata per capire su quale patetica tragedia stava speculando.
Finalmente il suono che aspettavo, quel ding che agognavo echeggio per la casa.
Mi precipitai in cucina, il timer del microonde lampeggiava, segno che la cottura era ultimata.
Spalancai lo sportello e il dolce aroma del Bonrol mi avvolse.
Il grasso della carne si mescolava a quello del burro mandando in visibilio le mie narici.
Tagliai larghe fette di carne e le disposi su un piatto da portata.
«So che prima o poi mi ucciderai, ma com’è possibile resisterti.»
Affondai i denti e per qualche minuto fui felice.