
Duecento euro. Li avevo deposti accuratamente sul comodino di fianco al mio letto, il computer acceso su un sito di escort.
Sgranai gli occhi: l’annuncio, scarno, di Francesca era ricomparso. Lo lessi voracemente nonostante lo conoscessi a memoria. Aveva inserito le solite foto: viso coperto, seno abbondante, capelli castani lunghi, fianchi curveggianti, gambe non proprio modellate.
L’avevo contattata circa tre mesi prima, a dire il vero, ma non avevo ottenuto risposta. Una cosa davvero strana.
Accesi la mail, solo una nuova: Ciao caro, grazie dei complimenti, chiamami, così fissiamo un incontro il prima possibile. Baci, Francesca.
Ecco, adesso sì che la faccenda diventava interessante. Proprio stasera che devo uscire con Alicia, la mia fidanzata. Dobbiamo andare a cena da Andrea, quel tipo che nomina di continuo nell’ultimo periodo.
Telefonai comunque alla escort, disponibile per stasera stessa, alle dieci. Ma sì, che ci vada da sola Alicia dal suo Andrea!
Uscii, indossando un cappotto che faceva tanto generale delle SS. Solo alle dieci e mezza entrai a casa di Francesca. Il ritardo era parte del suo stile, ormai iniziavo a capirlo.
La corrispondenza con le foto del sito non mi interessava, così come l’aspetto del suo viso. Mi assicurai solamente che si fosse vestita come le avevo richiesto.
Iniziammo a chiacchierare, mi rivelò come fosse comune, soprattutto per chi prenotava per un lungo periodo di tempo. «Posso farti un’ultima domanda?» le chiesi.
«Niente giochini per feticisti, era spiegato bene nell’annuncio: ho già fatto un’eccezione per questa gonna lunga» rise, sfregandosi le mani su di essa. «Ok, che sia l’ultima, però.»
«Perché scompare e ricompare? Il tuo annuncio, intendo.»
«Perché scompaio e ricompaio? Ti pare la domanda da fare a una donna? Va bene che hai prenotato tre ore, però forse è meglio che iniziamo.»
Avevo scordato quanto fosse piacevole farsi spogliare da una donna, e quanto lo fosse spogliarne una. Con la mia ragazza ognuno faceva da sé, inorridii per un breve istante, ma poi mi concentrai sul corpo accogliente e morbido della escort, anche se mi sembrava un po’ a disagio a stare nuda davanti a me. Paradossale, per una donna che faceva il suo mestiere?
Qualche volta accettava persino i miei baci sempre più furenti, accentuati dal suo modo passivo di richiedere attenzioni.
Le lasciai i soldi, prima di salutarla piuttosto intensamente, d’altronde non sapevo quando l’avrei rivista. Non rifiutò l’approccio e mi guardò timidamente: «Lo so che avevamo pattuito quella cifra, ma se ti sei trovato bene e vuoi aggiungere qualcos’altro…» Me lo propose con un’aria alla quale era difficile dare una risposta negativa.
«Ho solo cinque euro in tasca. Aspettami, vado un attimo a casa e sono subito da te.»
«Certo, come no» rispose insofferente.
Mi catapultai fuori e corsi in macchina, nel gelo della notte. Trovai la mia ragazza in camera da letto. La parte superiore del corpo nuda, i tondi seni in mostra. Desiderai per un attimo far scivolare la coperta per vedere il resto, ma la sentivo come una cosa troppo inquietante, persino per uno come me.
Afferrai cinquanta euro e lentamente uscii.
Citofonai più volte. A un certo punto una voce adirata, maschile, proruppe verso la porta.
«Beh?» si propose alla porta con la cintura dei pantaloni slacciata.
«C’è Francesca?»
«Si, ma come vedi ci sono io.»
«Io… ecco, questi cinquanta euro sono per Francesca, comunque.»
«Ah, sei uno di quei fessi a cui spilla soldi extra. Tiene apposta le tariffe basse.»
Rimasi col palmo della mano steso. «Ormai sono qui… e comunque voglio consegnarglieli personalmente.»
«Allora lo sei davvero, fesso. Ti stavo facendo risparmiare dei soldi! Francesca, c’è un tuo benefattore. Uno dei pochi.»
«Chi è?» La ragazza si mostrò ai miei occhi in biancheria intima, con un’aria un po’ troppo assonnata per una che stava tenendo a bada un cliente.
“Sei tornato”, mi spinse fuori euforica . Uscì anche lei, richiudendo la porta alle sue spalle. «Grazie.» Afferrò il denaro.
Mi girai senza salutarla.
«Aspetta, prendi questo biglietto, ma leggilo in macchina. Adesso non c’è tempo, devo tornare da quel tizio, è uno che ha fretta.»
Feci il tragitto di ritorno a piedi, fermandomi su una panchina. Trovai un posto decentemente illuminato dove leggere il bigliettino. Diceva: inserisci questa password nell’area privata del sito. Lo feci direttamente sul cellulare, vidi una foto della ragazza, con il volto scoperto — solo ora mi accorgevo di esso — e un numero di cellulare, probabilmente quello privato. Il tutto firmato, Alicia. Iniziai a correre, seppur stranito, nella notte. Il mio fiato si disperdeva nel gelo.
Il display del cellulare s’illuminò a metà strada con un messaggio della mia ragazza: Ma che ti è successo? poi mi ha accompagnato Giulia. Lo so che non ti piace Andrea! Ah, adesso sono in stanza, indosso solo una gonna lunga.
Ripresi a correre ancora più veloce, verso casa. Felice. Era come se avessi superato una specie di test.