
Una favola moderna tra zucchero a velo a magiche brioche. Sesto classificato nella Walter Lazzarin Edition, un racconto di Erika Adale.
Enzo entrò nella pasticceria “Da Rossana” con la circospezione di chi si avventura in un locale equivoco. Il trillo di apertura della porta lo fece sobbalzare come se fosse stato colto in flagrante a rubare un cannoncino.
Doveva darsi una calmata, pensò. Si guardò intorno e rimase quasi deluso: non vi era nulla d’inconsueto nella fila dei bignè, nella panna soffice delle torte, nella frutta lucida delle crostate. Era una pasticceria come le altre, neppure un dolcetto con una forma maliziosa o qualche cuoricino di marzapane.
Una bella ragazza robusta fece capolino dalla porta del laboratorio, le mani coperte di farina e una nuvola di zucchero a velo a imbiancarle i capelli.
«Buongiorno! Un istante per lavarmi le mani e sono subito da lei.»
Enzo la fermò con un gesto.
«Lei è Rossana?»
«In persona» rispose lei sorridendo.
«Io vorrei sapere se…»
Enzo si fissò la punta dei piedi, come a cercare sulle scarpe il modo di finire la frase.
«Cosa vuole sapere?» chiese Rossana, le mani sui fianchi che sporcavano di farina i lati del grembiule.
«…se è vero che lei può fare dei dolci speciali.»
«Certo, per compleanni, battesimi, ricorrenze di ogni tipo, al gusto che preferisce, con scritte o illustrazioni a scelta.»
«Non intendo questo! Mi hanno detto che…»
Rossana si sporse sul bancone, mettendo in evidenza il prosperoso decolleté.
«Cosa le hanno detto?»
«Che lei fa dolci che… diciamo… influenzano i sentimenti delle persone» esalò l’uomo in un soffio.
Rossana scoppiò in una risata: sembrava una grossa tortora tubante.
«Circola questa voce. Torte per favorire la passione, zuccotti per riallacciare amicizie, crostate per allontanare spasimanti insistenti… le sembra possibile?»
«No,» Enzo scosse la testa con un mesto sorriso «eppure il mio amico Arnaldo, suo cliente, dice che le conquiste che fa sono tutte merito di certi dolcetti.»
«Il suo amico Arnaldo è un burlone. Compra i miei pasticcini per scaramanzia prima di andare a caccia, se mi spiego.»
Enzo sospirò desolato.
«Io non voglio andare a caccia. Vorrei solo che…»
L’ironia di Rossana si velò di comprensione.
«I miei dolci non hanno i superpoteri, mi spiace. Però sono buoni. Provi questa brioche alle giuggiole, offre la casa: è un piccolo esperimento. Se le piace, tornerà.»
Enzo la ringraziò e uscì scuotendo la testa. Era stato proprio un credulone, Arnaldo l’aveva preso in giro. Però che profumo, la brioche! L’addentò: era squisita. Aveva fatto una figuraccia ma, almeno, aveva scovato una buona pasticceria.
Rossana si sedette e chiuse le palpebre. Bell’uomo, poco cosciente di esserlo. Una brava persona, con intenzioni serie. Forse era stata avventata a offrirgli la brioche alle giuggiole, ma, in fondo, anche per lei era arrivato il momento di sistemarsi.
Il campanello della porta trillò di nuovo e Rossana sorrise prima di riaprire gli occhi.
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