I regali di Altrodove

Bambini, tremate e sperate di non ricevere mai i regali da Altrodove. Quarto Classificato nella 110° Edizione di Minuti Contati con Gianni La Corte come guest star, un racconto di Luca Pappalardo.

 
Presto! Presto! Prima dell’alba! Sega incolla taglia, strappa avvita cuci e ammira! Non è spaventosa l’attesa dei vivi? Non è meraviglioso il silenzio dei morti? Ma noi non giudichiamo, no, non giudichiamo: sotto la coltre bianca di Yule, noi abbiamo del lavoro da fare. È la notte dei bambini, è la notte dei regali, è la notte dei miracoli e dei nuovi terrori. E sotto la coltre bianca di Yule, noi abbiamo del lavoro da fare.
 
Presto! Presto! Prima dell’alba! Incidi mordi incolla, martella spezza assembla e ammira! Siamo tanti e dedicati, verdi e riposati; siamo mani ossute e forti indifferenti al freddo, sono fabbriche di ghiaccio tra gli scheletri d’abete. Su nastri blu di acciaio che scorrono a rilento, plasmiamo la materia nelle forme di Altrodove.
 
Presto! Presto! Prima dell’alba! Buca succhia sputa, tira spingi unisci e ammira! Ricordi che eravamo tutti zucchero e risate? Ricordi quando i sogni erano azzurri e luminosi? Ma i tempi son cambiati e i sogni – ahinoi – con loro. Ma bando alle tristezze, siam verdi e riposati, un anno è già passato, andiamo a lavorar.
 
Nonna dice che un tempo era diverso. Ogni giorno aveva un numero e dal numero capivi se era quel giorno – non erano le stelle, a metterti in guardia. Lo dicono certe storie, alcune proprio strane, in cui la gente andava a dormire spontaneamente e al risveglio era addirittura felice – felice perché avrebbe ricevuto i regali. Come se i regali fossero un’altra cosa. Come se non venissero da Altrodove.
 
Presto! Presto! Prima dell’alba! Vixen Comet Cupid, Dasher Prancer Dancer Blitzen! Molte luci ancora accese sotto il cielo blu di Yule, ma il freddo apre la strada a una promessa antica, di occhi che si chiudono e tepore nel buio. Alcune luci ora si spengono, e sui nastri già compaiono: sogni amorfi e informi di cui fare meraviglie.
 
Presto! Presto! Prima dell’alba! Rudolph Dasher Dancer, Prancer Vixen Cupid Donner! Strilliamola, strilliamola, l’antica liturgia, che i nastri sono lenti e la notte è troppo corta. Son sogni di bambini, di specchi e di ambizioni – intasano lo spazio, milioni fra milioni. Strilliamola! Strilliamola! L’antica liturgia! Strilliamo a più non posso le preghiere di Altrodove, cantiamo fra le urla e la magia si compirà.
 
Presto! Presto! Prima dell’alba! Rudolph Prancer Vixen, Cupid Donner Dasher Comet! Muoviamo mani e corpi fra i nastri di metallo, uniamo tutti i sogni in nuove geometrie. Che sia carne, acciaio o sangue, che sia plastica o cobalto, che sia uomo donna o bestia, che sia nuovo oppure vecchio: che urli o parli o pianga, che preghi oppure muoia, sotto dita ossute e forti nasceranno bei regali.
 
Nonna dice che abbiamo un buon Guardacieli, e penso che abbia ragione, perché non ci fa mai stare svegli per più di cinque giorni. O forse abbiamo solo fortuna. L’anno scorso abbiamo sentito le urla già dopo il secondo giorno – si era addormentato Peter. So che non dovrei, ma sono stato contento. Se non si addormentasse qualcuno ogni anno, come faremmo a essere sicuri di aver superato la notte giusta?
 
Presto! Presto! Prima dell’alba! I nastri non si fermano, ora vanno a consegnar! Né sacco, ormai, né slitta, che i tempi son cambiati. Ora è il tempo di Altrodove, e tutto va da sé. Le macchine proseguono e portano i regali: tra il ghiaccio e tra gli abeti, sottoterra, nella testa; dalle bocche aperte e fredde, dai camini, altroché.
 
Presto! Presto! Prima dell’alba! I nastri non si fermano, ora vanno a consegnar! E quell’uomo? Quella barba? Le risate e il bel costume? Divorate da Altrodove, qui ci siamo solo noi. Son su un trono alto e bello, le vestigia del passato; là ci osservano silenti, e sorridono, altroché.
 
Presto! Presto! Prima dell’alba! I nastri non si fermano, ora vanno a consegnar! I suoi occhi scuri osservano dall’alto del bel trono, dal fondo delle orbite di scheletro ghignante. I suoi vestiti sono brandelli ma conservano il colore, e se i ricordi a volte intrudono li scacciamo col sudore. Non siamo fatti più di zucchero o di miele o di risate, siamo i figli di una notte senza tempo né pietà. Siamo mani ossute e forti a impastare carne e sangue. Sono urla, orrori e pianti: i regali di Altrodove.