
Una battaglia tra super eroi e super criminali all’alba della più grande apocalisse che l’uomo possa temere. Quinto classificato nella 103° Edizione di Minuti Contati, la Romero Tribute Edition, un racconto di Angelo Frascella.
Sono il più odiato.
Quando uccisi la moglie di Extra-Man, il mondo pianse per lei. I giornali ne parlarono per settimane. La televisione fu monopolizzata prima dalla notizia e poi dai funerali, a cui parteciparono cinquecentomila persone.
Mesi prima Extra-Man aveva provocato la morte di mia moglie. Nessuno aveva sprecato mezza parola di cordoglio: neppure la mafia! In fondo lei era una super-cattiva, se l’era cercata. Questo pensava la gente comune. I criminali tradizionali, invece, erano invidiosi dei nostri poteri: io, con la mia capacità di generare infinite copie di me stesso, e lei, con quella di piegare le menti altrui al proprio volere.
Dannato super-uomo: bello, giusto, forte come cento persone, ma così stupido da non capire che non bastano occhiali e lenti a contatto colorate per rendersi irriconoscibile. Se la gente non ne avesse paura, non fingerebbe di non sapere che lui è il conduttore del notiziario sul primo canale.
Nonostante questo, rimane il più amato. Più di Solar, che si trasforma in raggi di luce, e di Lady Moon, capace di farsi ombra.
Ed eccolo qui, ora, davanti al mio castello, il campione della giustizia, convinto di essere qui per arrestarmi.
Invece sta per assistere alla mia vendetta.
Oggi il mondo piangerà per se stesso.
Indosso il saio nero, tiro su il cappuccio e vado ad accoglierlo.
Apro il grande portone: Extra-man è solo in prima fila, col costume grigio e nero che ne mette in risalto i muscoli. Qualche passo più indietro ci sono Solar e Lady Moon. Poi decine di macchine della polizia, come se davvero potessero farmi paura.
«Entri solo tu, Extra. I tuoi due amichetti restano lì.»
Ho preso le dovute precauzioni perché non s’introducano di soppiatto: luci che non permettono a nessun ombra di formarsi e finestre ben sigillate per bloccare ogni raggio di luce.
«Se vuoi arrenderti, Sinner, perché non ti consegni e non la facciamo finita?»
«Non aver paura, super-fifone. Voglio solo spiegarti le ragioni della mia resa, prima di seguirti alla Centrale di Polizia.»
È abbastanza stupido da credermi.
Infatti ci casca.
«D’accordo. Ma ti concedo solo dieci minuti.»
Mi faccio indietro per lasciarlo passare, poi mi chiudo il portone alle spalle.
Lo conduco nel salone e lo faccio accomodare sulle panche di legno che uso al posto del salotto.
«In chiesa ne ho trovate di più comode» si lamenta.
«La comodità ti fa rilassare, ti toglie l’abitudine a essere sempre teso, a cercare la minaccia che si annida nel posto più impensato. Insomma, ti rende un perdente.»
Lui sbuffa, come un teenager di fronte alla predica di un adulto. A tu per tu non è quella persona piacevole che vuol apparire in pubblico.
«Insomma, mi dici che vuoi?»
Rido.
Schiocco le dita e una serie di schermi scendono dall’alto. Ognuno di essi mostra una coppia di miei duplicati, seduta davanti a consolle piene di led lampeggianti. Per terra, in ognuna delle stanze inquadrate, giacciono dei militari morti. I duplicati stringono in mano delle chiavi e sorridono beffardi.
Extra-man aggrotta le sopracciglia. Ancora non ha capito. La ricetrasmittente che porta appesa alla cintura comincia a gracchiare: «Extra, abbiamo bisogno di te.»
La voce è quella di Solar, ma Extra-man sembra non averla nemmeno sentita.
«La verità» gli rivelo, «è che non voglio arrendermi, ma distruggere il mondo. Gli altri me si sono infiltrati nelle sale di lancio dei missili nucleari di diversi paesi. Li azioneranno in contemporanea, così, finalmente, mia moglie sarà vendicata.»
«Te lo impedirò.»
Si alza in piedi e, subito, crolla in terra.
Il fascio di radiazioni ben collimate, su cui ho posizionato la sua panca, ha funzionato. Non sono così stupido da lasciare in vita il mio peggior nemico. Neppure per la soddisfazione di vederne l’espressione durante il mio trionfo.
«Extra» ripete di nuovo il trasmettitore.
«È morto» annuncio.
Un attimo di silenzio. Poi, di nuovo, una voce. Questa volta è la donna ombra: «Sinner, sei in pericolo. L’Apocalisse Zombie è iniziata. Spegni qualche luce, così posso venire a salvarti.»
Rido. Quello stupido di Extra avrebbe potuto credere a una scusa così ridicola, ma non io.
Mi preparo a lanciare i missili, quando sento un dolore lancinante al collo. Abbasso lo sguardo: il cadavere di Extra-man mi sta mordendo. Il sangue mi cola lungo il fianco.
Perché proprio ora?
Creo una mia copia e la mando a recuperare un cacciavite e a infilarlo nella testa di Extra-zombie. La punta penetra come se fosse di burro e lui smette di muoversi.
Fra poco anche io sarò una bestia senza cervello. Ma non mi importa: quello che non sopporto è che un altro super-criminale, probabilmente quel necrofilo di Plutone, abbia messo in atto l’apocalisse prima di me.
Sintonizzo i monitor sui notiziari. Le battaglie fra vivi e morti infuriano ovunque. Persino davanti al mio castello, dove Solar a Lady Moon ormai sembrano alle strette. Ma ciò che mi sorprende è vedere il conduttore del TG del primo canale, al proprio posto.
Non era lui Extra-man. E, forse, lo stupido, sono io.