
Una luce in fondo al tunnel non dev’essere per forza e sempre segno della fine… Un racconto di Diego Ducoli.
Damiano osservava la nebbia alzarsi dal fiume. Lente spirali lattescenti gli si arrampicavano sulle gambe infrangendosi ad ogni passo. L’acqua gorgogliava sorniona rilasciando il suo olezzo.
I freddi raggi lunari illuminavano la zona, creando ombre spettrali dagli alberi.
Avanzava lento, con fatica liberò un piede fagocitato dalla melma, con l’unico obbiettivo: fare un altro passo.
Damiano accarezzò la pelle rugosa del cranio madida di sudore, si sentiva addosso tutto il peso dei suoi ottant’anni. Le ginocchia scricchiolavano, le mani tremavano per via di una strana malattia di cui non ricordava il nome e sentiva il suo cuore pulsare nelle tempie. Non era un buon segno.
La testa ormai l’aveva abbandonato, infatti non ricordava perché si trovasse li, sapeva che stava aspettando qualcuno. Ma chi?
Una debole luce apparve sull’acqua confondendosi per un istante con le lucciole che gli danzavano davanti agli occhi.
Sentiva un tonfo ritmico, lento, greve, pesante.
La barca fendeva l’oscurità, le ombre danzavano attorno alla prua raccogliendosi come tanti tentacoli, con un morbido sciabordio e un leggero tonfo l’imbarcazione gli si fermò accanto.
Una figura esile sorreggeva un remo con grazia, con un movimento lento aprì il lungo mantello.
Damiano restò senza fiato nell’osservare la donna che si celava sotto la cappa. La luce della lanterna creava strane ombre su quel viso stupendo, i profondi occhi neri emanavano dolci bagliori.
Era meravigliosa, non che alla sua eta gli importasse molto.
«Vieni» sussurrò la donna con voce suadente.
«Farà male»
«Damiano, ti aspetto da tutta la vita, una vita molto lunga. Perché dovrei farti soffrire?»
Il sorriso della donna illuminò il cuore del vecchio, strinse la mano che gli veniva porta e con un sospiro, l’ultimo sospiro, fu a bordo.
Il vecchio si sedette.
La donna con mano esperta prese il largo.
«Posso sapere come ti chiami?» domandò Damiano
«Che strana domanda. Che nome ti piace?»
L’anziano rimase pensieroso per un istante.
«Gloria» rispose «mi piace Gloria. Era il nome di…»
«Di tua moglie. Lo so. Bene, allora chiamami cosi. È un bel nome.»
L’uomo vide la sponda allontanarsi sempre più, il fiume divenne mare, il mare un oceano di tenebra.
«Quindi finisce tutto cosi?»
«Non è la fine. Alzati e guarda nell’acqua.»
Damiano si sporse dal bordo e una mano leggera gli diede un colpo sulla schiena.
Il vecchio barcollò per qualche istante e precipito nei flutti.
L’acqua si chiuse sopra di lui, i polmoni si riempirono d’acqua soffocandolo, cercò invano di raggiungere la superficie ma le forze gli vennero meno.
Improvvisamente le correnti si fecero più impetuose, si senti schiacciare, spingere.
Delle grosse mani gli strinsero la testa. Tiravano, tiravano forte.
Il freddo lo fece rabbrividire, una luce intesa come mille soli lo abbagliò.
Lanciò un urlo disperato ma dalla sua gola uscivano solo degli striduli vagiti.
«Complimenti signora è una bellissima bambina. Come la chiama?» chiese l’ostetrica.
«Gloria» rispose la donna senza fiato «la chiamerò Gloria.»
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