Punti di vista

A mali estremi, estremi rimedi… O si tratta solo di una grossa incomprensione tra padre e figlio? Finalista nella Terza Edizione della Quinta Era con Francesco Troccoli come guest star, un racconto di Francesco Nucera.

 
Luca si blocca davanti alla porta di metallo. Stanno aspettando lui, ne è certo, ma sta anche in quello la sua arte: farsi desiderare, sempre.
Un tempo non era così, lui era un bambino insicuro, debole.
 
I miei denti non ne vogliono sapere di smettere di tremare e ho il pigiama di Spiderman inzuppato di lacrime.
La porta della cameretta si apre, uno spiraglio di luce mi illumina e la sagoma di mio padre mi copre. Smetto di aver paura, con lui sono al sicuro.

 
Luca afferra la maniglia e apre la porta. Dodici schermi mostrano il volto di altrettanti governanti.
Avanza e si siede dietro alla bandiera blu arricchita da diciassette stelle disposte in cerchio. Inspira e fissa l’unico monitor buio.
 
«Luca, perché piangi?»
Le sue mani mi abbracciano, il suo calore allontana ancora di più la paura. Tiro su con il naso e affosso il viso nella sua maglietta. Sa di sudore e tabacco, ma a me piace quell’odore.

 
«Finalmente è arrivato!» rompe gli indugi un uomo con un vistoso parrucchino.
Luca non risponde e guarda ancora il monitor buio con davanti la bandiera rossa con le cinque stelle in un angolo. Non capisce come possano esistere persone così ottuse.
«Scusate il ritardo.» Ammicca.
 
«Papà, perché i miei compagni di classe mi prendono in giro?»
«Perché sono invidiosi. Tu hai una fidanzatina, vai bene a scuola e anche a calcio.»

 
Tutti parlano, ma Luca, assorto nei suoi ricordi, non ascolta.
«Mister Fanti, vorremmo sapere anche la sua opinione.»
Luca si desta, più per quel “mister”, non modificato dal traduttore automatico, che per il richiamo.
«Signori Fujito, sapete tutti qual è l’unica soluzione.»
Smettono di parlare.
Luca sorride, illuminato dalla luce dei monitor.
 
«Papà, ma loro mi spingono…»
«Allora tu spingili. Non farti vedere mai debole, se capiscono che hai paura se ne approfitteranno.»
Smetto di piangere e mi perdo nei suoi occhi pieni d’amore.

 
«Quindi lei vorrebbe…» L’uomo con davanti la foglia d’acero rimane con la bocca spalancata, in attesa di una risposta.
«Credo che sia l’unica possibilità.» Luca poggia i gomiti sulla scrivania e si frega il mento.
 
«Papà, ma io non voglio fargli male.»
«Luca, non tutti capiscono le buone maniere. Ti rivelerò il mio sogno…»
Mi afferra per le ascelle e mi solleva da terra. Sento le sue braccia cingermi la vita, i miei occhi sono allo stesso livello dei suoi.
«Un giorno tutti gli uomini saranno felici, non esisterà più la guerra e nessuno sarà povero. Tu lotta sempre contro i soprusi, con la violenza se sarà necessario, e vedrai che il mio sogno si avvererà.»

 
«Ma così faremo milioni di morti. Non possiamo nuclearizzare uno stato di quelle dimensioni.» L’uomo con il parrucchino sembra sul punto di esplodere.
«Signor Miller, mi sembra che abbia funzionato quando stava perdendo la Guerra del Petrolio.»
Torna il silenzio.
«Domani all’alba sganceremo le bombe!» Luca si alza, china il capo in segno di saluto, si volta ed esce dalla stanza.
Suo padre non lo può vedere da anni, eppure è certo che da lassù sia orgoglioso di lui.