Cara ti amo / Voglio stare un po’ da sola

Terzo nella 149° Edizione di Minuti Contati con il Team di Specularia come guest star, un racconto di Andrea Lauro.

 
Sulla soglia di casa, saluto la station wagon di Jenny che riparte. Poverina, chi l’avrebbe mai detto. Entro, appendo la borsetta all’attaccapanni e sfilo le scarpe col tacco. Ah, che liberazione.
«Tesoro, sei tu?» La voce di Augusto che viene dalla cucina.
Sbuffo. «E chi se no?»
«Com’è andato il lavoro?» Augusto compare, si appoggia allo stipite. È in grembiule, il mestolo in mano. «Sei tornata a casa presto.»
«Giornata infernale. Lasciamo perdere.»
Stringe il mestolo al petto, sorride. «Possiamo stare un po’ assieme.»
«Non ora.» Sfilo il tailleur, lo butto sul divano. «Sono ancora scossa per la Jenny.»
Aggrotta la fronte.
Annuisco. «Suo marito. Salta fuori che è un NoTransfer.»
«Un… un NoTransfer?»
«Vero? Quando credi di conoscere una persona.» Gli vado incontro. «Me l’ha appena raccontato, era in lacrime la poveretta. Torna a casa per pranzo, e lui le ha fatto sparire il portale.» Schiocco le dita. «Così, gliel’ha smantellato da un giorno con l’altro.»
«Ah.»
«Ah? Ti sembra una cosa normale?»
«No. Cioè, beh, è su tutti i giornali. Oggi è il NoTransfer Day…»
«Il “NoTransfer Day”? Ma ti senti?» Mi tolgo gli orecchini, li lascio sul tavolo del soggiorno. «Ci han fatto pure una giornata? Roba da retrogradi. Fossi stata la Jenny, l’avrei cacciato di casa. Su due piedi.»
Augusto si morde un labbro. «Sì, però… Oggi la gente è troppo distante.»
«Ma che stai dicendo?»
«Le coppie, anche noi. Non si comunica più.»
«Tu e queste stronzate da maschietti.» Lo bacio sulla guancia. «Cos’è, ti faccio mancare niente?»
Sta lì sullo stipite, una lacrima gli scende dalla guancia. Ma che cazzo. Gli afferro le spalle. «Il mondo si evolve. Mica puoi prendertela con i portali, no?»
Tira su col naso, è diventato tutto rosso. «No, ma—»
«Scusa tesoro, mi scappa.» Diamoci un taglio. Entro in cucina, che odore di broccoli. Sul tavolo c’è il giornale, almeno si è ricordato di prenderlo. Lo infilo sotto il braccio e cammino dritta verso la parete. «Portale: bagno!»
Finisco contro il muro, picchio il naso. Rimbalzo all’indietro, cerco appigli, cado e ribalto una sedia. La spalla colpisce il pavimento. Urlo.
Augusto lancia il mestolo. «Amore!»
«Cazzo!» Ho un conato di vomito. Calcio la seggiola. «Me la sono rotta!»
Augusto si inginocchia. «Amore…»
«Lasciami!» Il naso pulsa, odore di ferro. Passo la mano sul labbro, è piena di sangue. La parete è spoglia. C’è un foro nell’intonaco bianco, pendono due cavi elettrici.
«Augusto, dov’è il portale?»
Gli trema il labbro.
Maschi del cazzo. «Oh, Gesù, no. Anche tu.»
«Non… non parliamo mai. Sei sempre occupata.»
«No dai.»
«Torni e manco mi saluti.»
«Cazzo. Queste stronzate no.»
«Poi prendi il tuo portale per andare…»
«Stavo andando al cesso!»
Scuote la testa. «Tu vai sempre con le tue amiche. A Milano, a Roma.»
«Augusto, porca troia!» Che dolore. «Perché non me l’hai detto?»
Si copre il volto. «Io… avevo paura che ti arrabbiassi.»
«Ti spacco la faccia!» Vomito sulle piastrelle.
«Amore!»
«Toccami e ti ammazzo.»
Maschi idioti. C’è un motivo, se non han più diritto di voto. Si alza, corre avanti e indietro. «Sono uno stupido, un maledetto stupido.»
«Sei un coglione!»
«Ma fa male?»
«Vieni ad aiutarmi, idiota!»
Augusto si china, finisce nella pozza di sangue e vomito. Piange. Mi prende per le ascelle.
«Mi stacchi la spalla!»
«Scusa scusa scusa. Dobbiamo andare all’ospedale.»
«Bravo. E mi dici con cosa?»
NoTransfer del cazzo. «Oh cielo.» Sfrega le mani sui pantaloni. «Prendiamo l’auto.»
«E guidi per centocinquanta chilometri.»
«Oh cielo.»
Mi alzo con un grugnito, mi appoggio alla sedia. Sì, la spalla è proprio rotta. «Va bene, prendiamo l’auto. Andiamo dai Righetti e usiamo il loro portale.» Quindici minuti di strada che si potevano evitare.
Augusto sorride. «I Righetti!»
«Aiutami.»
«Ti amo.»
«Era meglio di no.»