
Gael camminava guardando la sola meta possibile: l’orizzonte. Un raggio fioco trafiggeva due cactus giganti. Dov’era Juanito? Si voltò di scatto e li vide tutti accasciati a terra. Un gemito stridulo, di donna, si levò dal basso. Calpestò le proprie impronte affondando i piedi nella sabbia di piombo e proteggendosi gli occhi dai granelli.
Il corpo di Amparo palpitava a terra. Dalla pelle secca delle dita dei suoi piedi fino alla caviglia scendevano due rivoli rosso vivo come salsa chile. Le foci dei due fiumiciattoli erano due morsi minuscoli. Si avvicinò: occhi immobili e neri come ossidiane. Il volto livido, Doña Elena che singhiozzava al suo capezzale.
Un tonfo lo fece voltare. Ernesto sputò. La saliva piombò sul corpo del serpente corallo, che periva sotto il peso di una pietra.
Juanito guardava in direzione Sud, da dove erano venuti.
«Andiamo» Gael lo prese per un polso «dobbiamo raggiungere la zona semi-arida prima che faccia buio».
L’oscurità arrivò. Tutti dormivano ma non Juanito. Gli scoppiettii del fuoco si alternavano al russare di Doña Elena. Gael si avvicinò, si sedette accanto al fuoco e guardò verso nord.
«Papà, quanto manca per Tucson?».
«L’india dice: poco».
«Quant’è poco?».
Gael fece spallucce. «Lo sai che è di poche parole!».
Juanito si voltò nuovamente verso Sud. Con le unghie si torturava le pellicine secche del dito medio.
«Voglio tornare a casa».
«Ascolta Juanito, la sai la storia dell’incendio?».
«Mh mh» mugolò in un diniego.
«Una notte Il nonno si svegliò in un bagno di sudore e così uscì fuori per vedere cosa stesse succedendo».
Juanito continuò a guardare a Sud ma strizzò gli occhi fissando un punto preciso.
Gael si tolse il sombrero dal capo e lo poggiò a terra fra i propri piedi. «e quello che vide fu straordinario!».
Juanito si voltò di scatto e si ritrovò gli occhi del padre fissi, a pochi centimetri «cosa? Che vide il nonno?».
«vide un incendio in lontananza e quattro cipressi che staccavano le radici da terra in uno sforzo bestiale. Poi li vide camminare, ciondolando a fatica di qua e di là» simulò il movimento degli alberi ondeggiando i gomiti in orizzontale.
Juanito passò dal medio a torturarsi il mignolo.
«Il nonno non poteva credere ai suoi occhi e cominciò a urlare: Hey, ustedes ¿Dónde andan? I cipressi si voltarono. Avevano occhi e bocca angosciati ma continuarono ad andare avanti. Il nonno allora cominciò a seguirli preoccupato finché non vide uno…cadere a terra, zampe all’aria, morto stecchito».
«Noo!».
Gael annuì e raccolse un pugno di sabbia.
«Però gli altri tre continuarono ad andare, testardi, forti!». Le dita della destra si strinsero in un pugno «fino a che non trovarono un pezzo di terreno reso umido da una recente pioggia».
Gael strinse di nuovo le dita stavolta con delicatezza, strofinandole contro i palmi. Lasciò cadere la sabbia fra le dita, quasi potesse sentire il fango sporcarlo.
«e lì, proprio in quel punto, i cipressi presero a spingere le loro radici. Più spingevano e più era doloroso, ma loro continuarono, a poco a poco, fino a che non poterono nuovamente cominciare a succhiare l’acqua dal terreno e riprendere vita. Misero radici laddove non erano nati e così si salvarono».
Juanito aveva smesso di strapparsi le pellicine e fissava il padre con la bocca semichiusa.
«ma perché i cipressi scappavano dalla loro terra?».
«Non volevano crepare bruciati forse?» allungò un occhio in avanti.
«Ma sono alberi, papà, e questa è solo una stupida storia! Se si staccano dalle loro radici muoiono! Noi nasciamo in un posto ed è lì che dobbiamo stare, lì abbiamo il cibo che ci piace, possiamo parlare la lingua che conosciamo e tutti ci vogliamo bene. In un altro posto, papà…moriamo!».
Gael si fiondò su Juanito. Gli alzò il braccio e cominciò a infilare le mani dentro la sua maglietta, come alla ricerca di qualcosa.
«basta, papà, mi fai il solletico!».
«oh cercavo di capire dove fosse la tua corteccia o se avessi qualche rametto che ti usciva dall’ascella».
Juanito rise «ma che dici papà? mica sono un albero io!».
Gael sorrise e si voltò dalla parte opposta, preparandosi a dormire. Chiuse gli occhi.
«papà…» Il sussurro s’intrufolò nel timpano.
«eh?».
«Riposa bene. L’india dice che manca poco all’Arizona».