
E ora devo resistere.
Non manca poi molto, solo qualche minuto al sorgere del sole.
Mi fa male. Fa tanto male. La ferita pulsa e prude, richiama l’attenzione su di sé come se potessi pensare ad altro, come se…
Sbatto le palpebre, scaccio le lacrime. Non voglio morire piangendo.
Non voglio morire.
Ma…
Mi guardo intorno, glielo devo. I loro corpi sono nel fango, scomposti, i visi deformati dagli ultimi spasmi di dolore. I miei compagni. Chiudo gli occhi solo quando vedo lo scarponcino rosso di Raven, non posso vedere ancora cosa le hanno fatto. Si sono accaniti su di lei fino a farla a pezzi e le sue grida, io…
«Li abbiamo uccisi tutti, amore mio» sussurro, ma averla vendicata non scaccia il dolore, non calma la rabbia, non placa questa lama rovente che scava dove prima c’era il mio cuore.
La grotta è alle mie spalle, la loro tana. Buia, profonda, umida. Perfetta per mostri come loro.
Il cielo inizia a schiarirsi.
Ci siamo quasi.
Ma devo resistere.
Ancora poco.
È la mia ultima battaglia. Contro me stesso, contro ogni istinto che mi urla di correre a nascondermi prima che il sole bruci la mia pelle. Non ho passato la vita a distruggere i vampiri per diventare uno di loro.
Porto la mano al collo, che ha smesso di sanguinare. Pochi istanti e sarà finita. Non devo cedere. Non posso.
Eccolo, il primo raggio di luce che si allunga dall’orizzonte.
Mi lascio andare, sdraiato nel fango. Sento la pelle pizzicare. Bruciare.
Ce l’ho fatta.
«Arrivo, Raven.»
Ho vinto.