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Cosa si nasconde dietro a molti degli eventi più catastrofici della Storia umana? Ce lo dice Jacopo Berti in questo racconto selezionato nel LABORATORIO.

 
Non era che il sogno di un accenno di pensiero, ma se avesse avuto qualcosa di simile agli occhi, Frehietyx avrebbe rivolto a Grlotodmav uno sguardo perplesso. E se avesse potuto esprimersi a parole invece che insinuando nella mente del collega brandelli di premonizioni e reminiscenze, avrebbe detto…
«Grlò, sei sicuro? Dopo gli attacchi terroristici a Parigi, un’altra strage così? Non staremo esagerando?».
L’amministratore delegato della MoodFood arricciò il naso, impettito. Non fece neanche un cenno d’assenso. Osservò ancora un istante l’Europa occidentale, emotivamente grassa, generosa e vibrante; poi premette un tasto con stizza, facendola sparire dallo schermo. Ora il display mostrava l’Africa subsahariana: un’asciutta miseria di indifferenza e di rassegnazione interiorizzata. L’AD guardò con aria beffarda il capo del personale e il responsabile del marketing.
«No, beh, forse qui il raccolto sarebbe un po’ misero…» suggerì Bityumannesharak.
«Ma dai, davvero?» scandì Grlotodmav, sfoggiando un sorriso paternalistico e commiserevole.
«Che ne dici del Medio Oriente?» propose Freheityx. La mappa del mondo scivolò su una vasta regione desertica, fino ad arrivare sulla cupola dorata d’una moschea azzurrina.
«Gerusalemme?»
«Macché, torna qui di default da millenni e non riesco a modificarlo. Tu hai qualche idea?»
«Libano? La gente sa dov’è, ma è un po’ che non se ne sente parlare.»
«Bit? Che dici del Libano?»
«In genere è di terza classe, insomma profilo medio-basso. Non frega a molti. Mettendo da parte i familiari e i testimoni, e in secondo luogo i Libanesi, ovviamente. Però dopo Parigi, sui social dovrebbe fare un po’ presa. Indignazione di certo: per un consumatore meno esigente. Ma anche frustrazione, senso di colpa.»
«Senso di colpa per cosa?»
«Per non riuscire a commuoversi quanto Parigi, ovviamente!»
«Bella questa. Mica roba da discount! Dove esattamente?»
«Un quartiere normale. Boh.»
«Un mercato.»
«Sì, eccellente. Quel senso di quotidianità violata, il sangue sui rotoli di stoffa, i cadaveri riversi sulle ceste di frutta secca…». Grlotodmav aveva deciso che la riunione era finita. Raccolse le sue cose e avviò lo spegnimento dell’elaboratore.
«Isis?» chiese il capo del personale.
«Chi altro?» disse l’AD, facendo già per uscire.
«Guarda che prima o poi quelli ce li piallano»
Grlotodmav fece spallucce. «Sicuro. Per questo noi battiamo il ferro finché è caldo. Ora non rompetemi i coglioni, ho un appuntamento!»
«La porti da Chez Trihobkatlò?»
«Certo! – concluse, infilando il soprabito – Cucina francese!»
«Bravo, bravo. Mi occupo io di informare gli Instillatori…»
«Ottimo. Tu, Bit, preparati per la tavola rotonda colle associazioni.»
«Sì, Grlò, tranquillo. Che nessun Concreto è costretto, che rispettiamo i felicitariani ma che ciascuno è libero di mangiare ciò che vuole, che non mettiamo a rischio lo psicosistema… Le solite cose.»
 
Sarebbe impossibile raccontare di come i flussi di coscienza, i sentimenti, espressi e inespressi, ciascuno secondo la sua intensità e qualità, venissero indotti, raccolti, manipolati psichicamente, sussunti da coloro che chiamavano se stessi Astratti, e che dall’alba dell’uomo conducevano una vita invisibile e parallela alla nostra, aleggiando su quel po’ di coscienza intrinsecamente terrestre che chiamiamo Gaia. Diciamo dunque di un ristorante.
«E per finire, crema di terrore purissimo, di giornata ovviamente, su un croccante di cinismo e di odio razziale. Il tutto accompagnato da un Senso di sconfitta, Paris, giugno 1940.»
Grihivinsixia annuì, cortese, al cameriere in livrea, poi sorrise al suo accompagnatore ostentando ammirazione. Grlotodmav era già insofferente. Perché portava le sue donne in questi ristoranti carissimi, se poi non capivano un cazzo?