Mia

L’ossessione… L’amore… La follia… Selezionato nel Laboratorio di Minuti Contati, un racconto di Chiaradiluna.

 
Tuuu….tuuu…
Questa volta Claudio riesce a rispondere.
«Oh Cla, finalmente! È mezz’ora che ti chiamo! Sono all’entrata del campetto. Stiamo tutti aspettando te per iniziare, dove sei finito?»
«Naaa non vengo, ho altro da fare. Sai… Sono dalla Sonia.»
Claudio non può vedere la faccia di Michele, ma è certo che stia alzando gli occhi al cielo.
«Ancora con la Sonia, ma che palle! Vi siete mollati due mesi fa e tu la segui ancora come un cagnolino. E poi dopo la scenata che ti ha fatto oggi a scuola… Non hai capito che è tutta matta?»
«Ah sì, la sfuriata di oggi!» dice Claudio ridendo. Gli sembra di essere un vecchio che ripensa ai ricordi di gioventù. «No, vedi, a lei piace fare palco, era tutta scena. Ora ci siamo chiariti e va tutto alla grande.»
Michele è perplesso, lo si capisce dai suoi silenzi sostenuti. Si conoscono da anni, e ormai Claudio sa già che questi silenzi sono il preludio per uno dei suoi soliti discorsoni.
«D’accordo, fammi capire. ‘Sta tipa diventa pallida non appena ti vede, ti sta distante minimo 5 metri, ti scansa e si fa scudo con le sue amiche. Oggi, dopo due mesi, riesci ad avvicinarla e lei si mette a sbraitare da pazza sclerata. Grida come un’indemoniata davanti a tutti, dice che la perseguiti, che le stai sempre addosso e che devi lasciarla in pace. Poi scappa e a momenti sfonda il portone della scuola. Neanche il bidello riesce a fermarla, fugge a razzo fuori e nessuno la vede più. Ora, come cazzo ti viene in mente di cercarla ancora? Lasciala stare! Mica è l’unica figa in questo mondo!»
Claudio, con la calma e la serenità che gli riempiono la testa e la bocca, risponde «Ma tu non capisci, lo fa apposta! È la sua vendetta.» Sa di dover continuare, perché Michele non conosce tutta la storia ed è ovvio che non ci arrivi.
«Vedi, prima di lasciarci ho fatto un po’ lo stronzo. Sì, insomma, mi stava sul cazzo che uscisse con le sue amiche, sono tutte sceme e lei non lo è. Poi quel tipo a cui dava ripetizioni le faceva un filo incredibile e lei non se ne accorgeva neppure. Ecco, diciamo che non mi fidavo di lei, e litigavamo spesso, così ci siamo mollati. Adesso lei si comporta così perché deve tirar fuori tutta la rabbia. Io lo so, la capisco e la lascio fare. L’ho già perdonata per oggi, va tutto bene.»
 
Dall’altro capo del telefono c’è rassegnazione. Michele non sa davvero più come comportarsi con il suo amico, perché arrabbiarsi non serve a niente e nemmeno cercare di farlo ragionare. A Michele resta una sola carta da giocare, e cioè raccontare a Claudio come stanno realmente le cose. Sonia gli aveva chiesto di mantenere il segreto e Michele è un ragazzo che mantiene la parola, con chiunque, ma questo è il momento giusto per buttare fuori tutto. Anche se sperava di non dover arrivare a tanto.
Prende un breve respiro e si butta. «Cla, ascolta, c’è una cosa che non sai». Ora ha un attimo di esitazione. Non gli va di ferirlo, ma non gli va nemmeno di sentire altre stronzate.
«Sabato sera sono andato a suonare con il gruppo al Drift. Quando sono sul palco me ne frego della gente, neanche saluto quelli che conosco, voglio solo suonare. Invece ho alzato la testa, ho guardato verso il bar e ho visto la Sonia con un tipo. Era con uno, capisci? Non si va al Drift all’una di notte con un qualcuno per bere una cosa in amicizia… C’è sempre musica e le ragazze ne vanno matte. Ci vai per scaldare gli animi, per accendere i motori!»
Michele non vuole essere esplicito, solo essere sicuro che Claudio lo ascolti davvero.
«Mentre scollegavo i cavi mi si è avvicinata e mi ha pregato in ginocchio di non dirti di averli visti assieme. Tremava come una foglia. Senti, forse è un po’ paranoica ma non ha fatto nulla di male. Vi siete mollati e lei si vede con un altro. Fattene una ragione!»
«Ah, parli di Andrea? Sì, lo so» risponde Claudio con limpidezza.
Michele implode. Quella risposta gli ha fatto dimenticare come si connette la lingua al cervello. «Cosa…? Ma come? Lo sai già?»
«Certo che lo so, c’ero anch’io quella sera. È solo un’altra delle sue trovate, voleva farmi ingelosire.»
A Michele saltano tutti i nervi. «Brutto stronzo, mi avevi detto che non saresti venuto a sentirmi perché il Drift è in culo ai lupi! E invece c’eri?»
«Sì, ma non te l’ho detto perché tanto sapevo che non mi avresti notato. In realtà nemmeno sapevo che ci sarei venuto.»
Sconcertato, Michele riprende il suo balbettio: «Che vuol dire ‘nemmeno sapevo che ci sarei venuto?»
«Dunque, sabato sono passato da casa di Sonia perché avevo bisogno di vederla. Ma quando ho visto la macchina di suo padre nel vialetto sono rimasto fuori, ho nascosto il motorino e mi sono seduto dietro un cespuglio. Di solito porta fuori Spike verso le otto, così mi bastava aspettare e prima o poi sarebbe uscita. Invece arriva questa Golf nuova di zecca, lei ci sale tutta contenta e se ne vanno. È stata dura stargli dietro con il motorino ma li ho seguiti ovunque. Prima pizzeria, poi cinema, poi il Drift. Ecco come ci sono finito lì»
Michele rimane a bocca aperta. Non riesce a credere a quello che sente. «Tu… Li hai seguiti per tutta la sera? Ma che cazzo hai nel cervello? Ci credo che si spaventa a morte quando ti vede!»
«Ah no, non per tutta la sera… Per tutta la notte! Dovevo vedere tutto, cosa facevano, quanti sorrisi si scambiavano, dove lui metteva le mani. Quando sono tornati da lei pioveva a dirotto. Li ho visti baciarsi sull’uscio e non volevano smettere. Quando lui le ha spostato i capelli e baciato il collo sono dovuto intervenire. Sono sbucato fuori e l’ho riempito di botte. Era forte, mi ha tirato due cazzotti belli tosti. Ma io l’ho messo a terra e l’ho preso a calci. Era tutto pieno di fango. Lei urlava, poverina, non volevo spaventarla così. Alla fine è uscito suo padre e ho fatto finta di andarmene, ho girato attorno all’isolato e mi sono arrampicato su un albero. Ho trovato un ramo perfetto sul quale sedermi, pensa che riuscivo a vedere sia il loro salotto che la camera di Sonia. Ovviamente lo hanno portato in casa, quel mentecatto, mica potevano lasciarlo nel fango. Gli hanno messo del ghiaccio sulle ferite e dato vestiti puliti. Poi hanno telefonato ai suoi che lo sono venuti a prendere poco dopo. Sono rimasto sull’albero per tutta la notte, per controllare che Sonia stesse bene e dormisse. Per fortuna le avevo fatto levare le tende della sua camera!»
Michele rimane senza parole. Le deve proprio cercare, e infine le trova. «Ma tu sei completamente impazzito?»
«Cosa c’è di male? Certo me ne combina i tutti i colori, ma lei è mia. Si diverte a cercare di farmi ingelosire e mi sta bene, ma non posso permetterle di fare la sciocchina con gli altri.»
«Cla, lei non fa la sciocchina, non lo capisci?? Lei non ti vuole più, sta con un altro, devi smett…»
«Lei è solo mia!» lo travolge Claudio.
 
Un silenzio pietrificante. Poi una scossa attraversa la testa di Michele.
 
«Claudio… Cosa ci facevi dalla Sonia?»
«Ah vedi…» sospira «Dopo che stamattina è scappata da scuola ho pensato di passare da lei per chiarirci e ho visto di nuovo la Golf davanti al vialetto. Sono dovuto salire sull’albero per vedere. Mi sono sistemato giusto in tempo per vederli entrare nella sua camera. Era nervosa, piangeva, e lui faceva la scena di essere lì per proteggerla e consolarla. Si sono pure chiusi la porta alle spalle.
Io lo so, voleva solo scoparsela.
Così mi sono arrampicato sulla grondaia e ho rotto la finestra con il mio martello. Mi è venuto addosso ma era una mezzasega, con un bel colpo in testa è caduto subito. Lei non faceva che urlare, urlava così tanto, proprio non voleva capire quanto la amo. Così ho dovuto farla smettere, mi ci ha costretto. Poi ho sistemato tutto, sono uscito da un pezzo.»
«Cristo Cla… Che cosa hai fatto?» Michele trema, non può essere vero, deve aver capito male.
«Niente, ho solo preso ciò che era mio. La sua vita, per esempio. Ah sai, vi ho visti mentre parlavate assieme al Drift. E così anche tu pensavi di proteggerla, di farle un favore se non mi avessi detto niente, eh?»
 
Michele alza gli occhi. Al di là della strada una sagoma lo fissa con un grosso martello in mano.
 
«Nessuno deve cercare di proteggerla. Nessuno.»