Sangue blu

Autopsia con sorpresa in questo racconto di Roberto Masini selezionato nel Laboratorio di Minuti Contati.

 
Sul tavolo autoptico l’anatomopatologo Davide Rossetti, martellandosi le labbra con il pugno chiuso, stava esaminando il corpo del conte Giovanni Mariani Lanzi. Quello che aveva ascoltato dai famigliari l’aveva lasciato oltremodo perplesso. In particolare era stato colpito da ciò che aveva affermato il figlio. Giacomo Mariani Lanzi l’aveva rinvenuto senza vita nella sua piccola biblioteca dove il nobile amava rifugiarsi ogni pomeriggio per immergersi, come aveva dichiarato la moglie Adelina, nella lettura di strani antichi libri come la Clavicola Salomonis, il Grand Albert, il grimorio di Papa Onorio, l’Enchiridion, il Liber Diaboli e l’Arawak Vudù. Le domande anamnestiche di rito gli avevano rivelato che il vecchio soffriva di un’unica patologia: la fotofobia.
Eppure era morto senza un motivo apparente. Tutta la famiglia si era opposta all’autopsia perché volevano che il corpo del nobile rimanesse intatto ma l’autorità giudiziaria aveva considerato irricevibile la contestazione in quanto c’era il sospetto di un reato: che la morte cioè non fosse naturale.
Rossetti conosceva solo di fama il conte ma era deciso a svelare il mistero. Il corpo scheletrico gli procurò uno strano brivido, lui che era abituato ormai da vent’anni a sezionare cadaveri.
 
La prima operazione fu, come sempre, uno sguardo generale al corpo dell’uomo. Incominciò a registrare:
«Autopsia del conte Giovanni Mariani Lanzi. 20 Novembre 2017, ore 11.49. Il corpo non presenta escoriazioni, tumefazioni o altri traumi cutanei che facciano pensare a oggetti contundenti che abbiamo causato emorragie interne!»
Con la sua esperienza intuì subito che il cadavere non era stato avvelenato. Ciò nonostante esaminò minuziosamente la pelle per riscontrate punture di ago ma non trovò nulla. L’ipotesi di un avvelenamento non era peraltro suffragata dai classici segnali. Non c’erano colorazioni inconsuete della cute e delle ipostasi cadaveriche. Dopo aver accostato il naso alla bocca socchiusa, non percepì odori particolari. Doveva perciò passare all’esame interno. Afferrò il bisturi per il classico taglio a “Y” sulla cassa toracica; subito dopo avrebbe tagliato i nervi e le costole in modo tale da raggiungere gli organi interni che avrebbe rimosso, sezionato e pesato.
Si fermò con il bisturi in mano; una corrente d’aria gli scompigliò i capelli. Ma era tutto chiuso. Mentre girava la testa per individuare da dove mai provenisse quello spiffero, il suo sguardo si posò casualmente sull’avambraccio del conte, colpito da una strana piccolissima macchia sull’arteria radiale. Sempre più perplesso, decise di fare un esame che non aveva mai compiuto.
Estrasse il sangue e qui si trovò di fronte a un fatto insolito: il sangue era blu non rosso, violaceo bluastro, come il sangue venoso. Ma da quell’arteria sarebbe dovuto uscire appunto del sangue arterioso rosso brillante.
Prima di esaminare quello strano sangue, decise di controllare la temperatura del cadavere.
«Passo ora a esaminare l’algor mortis con esame rettale.»
La temperatura lo sconvolse: il termometro misurava 5 gradi!. Erano passate solo 10 ore dal decesso e a causa del cosiddetto decadimento esponenziale della temperatura del cadavere, il corpo del conte avrebbe dovuto possedere una temperatura di circa 29°.
Il medico era sempre più sconvolto.
E lo fu ancor di più, quando decise di controllare la bocca del conte: erano evidenti quattro lunghissimi canini.
In quel momento la mano sinistra si mosse, si aprì e si chiuse.
Il medico non aveva più dubbi: di fronte all’accumularsi d’indizi non poteva che prendere atto che quello era un vampiro che si stava risvegliando. Aveva pochi minuti per riflettere. Cancellò la registrazione e, non avendo un paletto di frassino, decise di decapitarlo. Occorreva tutto il suo sangue freddo ma era sicuro di farcela. Afferrò la sega. In quel momento entrò il suo aiutante che lo fermò, sferrandogli un pugno in faccia.
 
La Repubblica, 22 novembre 2017. Pagina di Firenze. Il Coroner pazzo. Si è conclusa per fortuna in modo positivo la strana vicenda della morte apparente del conte Giovanni Mariani Lanzi che si trovava già sul tavolo dell’autopsia. Grazie all’intervento del dottor Evaristo Licofonte che ha fermato il professor Davide Rossetti il quale, preso da un raptus, lo stava decapitando, il nobile fiorentino è potuto ritornare a casa sano e salvo. La giustificazione dell’insano gesto data dal professor Davide Rossetti ha indotto gli inquirenti al ricovero all’ospedale psichiatrico Chiarugi. Il noto anatomopatologo, figura fino a quel momento irreprensibile e rispettata dai colleghi, aveva dichiarato che il conte era un vampiro. I giornalisti hanno scoperto che un marchio della famiglia sono appunto i canini leggermente lunghi. A fronte di questa rivelazione il figlio Giacomo ha sporto querela.
 
L’infermiere gli disse che aveva visite; Rossetti si stupì perché non attendeva nessuno. Quando però lo vide, fu trattenuto a stento, mentre gridava:
«Evaristo… tu qui? Vattene, non ti voglio vedere!»
«Professore, stia calmo; sono venuto a trovarla per sapere come si sente.»
«E come vuoi che mi senta, maledetto idiota? Tu mi hai impedito di eliminare dal mondo una creatura immonda. Io l’ho detto a tutti ma qui nessuno mi crede e mi trattano come un pazzo, per colpa tua!»
«Ma io le credo!»
«Tu.. tu mi credi? Mi stai prendendo in giro?»
Evaristo si avvicinò all’improvviso, prima che Rossetti, ancora disgustato, potesse allontanarlo; gli sussurrò qualcosa all’orecchio e si allontanò.
 
Davide Rossetti, con la mano premuta sul collo, cominciò a gridare:
«Fermatelo, fermatelo: mi ha morso, mi ha morso! Quell’essere abominevole mi ha morso!»