Breccia

Non è mai tempo per arrendersi. Selezionato nel Laboratorio di Minuti Contati, un racconto di ChiaradiLuna.

 
Eccomi, dunque.
Di tante cose che avevo immaginato di compiere nella mia vita, questa non era nemmeno sulla lista. Certo contavo sul fatto che avrei di nuovo provato sentimenti per un uomo, ma non credevo di esserne davvero capace. Il tempo mi aveva reso scettica sull’amore, figuriamoci sull’innamorarmi.
Meno che mai credevo di ritrovarmi connessa al computer alla patetica ricerca di una sua foto. Per uno così arrogante e pieno di sé, poi. Se non fosse stato l’oratore di punta alla convention non lo avrei nemmeno considerato.
Invece ho praticamente passato tre giorni con la sua voce nella testa, sia quando era sul palco sia quando eravamo al bar. Già, perchè non gli bastava essere al centro dell’attenzione del pubblico, voleva pure conquistare l’unica donna single.
Quantomeno mi sono divertita a farlo penare: mi sono fatta offrire cene, cocktail e passeggiate notturne. Forse è stato questo ad attirarlo, non avrebbe sprecato il suo tempo con una preda facile. Questo era il nostro intento, solo giocare al gatto col topo. Questo doveva essere. Questo fino all’ultimo giorno, quando mi sono scoperta fiera di lui mentre splendeva sotto i riflettori, come fosse di mia proprietà.
Credevo che gli anni avessero indurito il mio cuore, e la cosa non mi dispiaceva. Ho una casa, un bel lavoro, una normale vita sociale, interessi di vario genere, e ne sono pienamente soddisfatta. Ogni tanto passa qualcuno a farmi compagnia, ma non lo lascio rimanere più di una notte. Detesto l’idea di dipendere da qualcuno, sono capacissima di aprire i barattoli per conto mio. La frase “non vivrei senza di te” mi dà il voltastomaco. E quando mai si è rivelata vera?
 
E invece sono qui.
Davanti al computer, a spulciare sul suo profilo, in cerca di qualcosa che nessuno apprezzerebbe. Una linea del viso, una falange, un gomito. Non mi interessano i sorrisi, le pose composte, le cose comuni.
Voglio il sopracciglio di quando è stizzito.
Voglio il fastidio quando qualcuno sbaglia un verbo.
Voglio la superbia dei suoi occhi azzurri.
E la loro dolcezza quando facevo breccia.
 
Purtroppo ci sono solo immagini dozzinali, le classiche tavolate di amici, gite al lago, occhiali da sole. Ho sprecato dieci minuti della mia vita vestendo i panni di un’adolescente in calore per non trovare nulla. Avrei potuto fare qualunque altra cosa e risparmiare una briciola della mia dignità. Che sciocca…
 
Poi eccoti.
In una foto presa di sfuggita. La strada trafficata la fa da padrona, c’è solo metà del tuo viso, sbiadito, in un angolo in basso.
Eppure mi sembra di vederti per intero. Sei finalmente tu, quello delle serate al bar, delle passeggiate. Rivedo quel tu, quello oltre la maschera, il lavoro, il pubblico.
E m’invadi.
Ho il viso in fiamme.
Il calore scende, m’inonda il petto.
Devo farlo uscire, mi tremano le mani, mi scendono le lacrime.
Ho un cuore solo e sembra non bastarmi più.
 
Non ti chiamerò, lo sai.
Sono una donna fatta e finita, ho vissuto senza di te fino ad adesso e posso continuare.
 
Solo stanotte terrò il cellulare acceso, giusto per mandarti al diavolo non appena mi cerchi.
Con il volume al massimo, visto che ho il sonno pesante.
Sotto il cuscino, cosicché non mi debba alzare.
Una tiepida speranza. E nient’altro.