
Amare è cambiare o cambiare per amare? Terzo classificato nella Wedding Edition con Beppe Roncari e Flavia Imperi come sposi guest star, un racconto di Eugene Fitzherbert.
«Mi scusi per il disturbo, Dottor Garout. Sono domande di rito, niente più.»
Il commissario di Gendarmerie, avvolto da un insopportabile odore di aglio e sudore, si era presentato a casa sua per raccogliere informazioni sugli animali mutilati e la mendicante scomparsa. «Pensiamo sia opera di lupi.»
«Signor Commissario, non so niente di lupi.» Garout si grattò il petto distrattamente e si schiarì la voce, come se qualcosa gli desse fastidio. «Sono uno studioso di vecchie tradizioni. E ora i miei studi vanno a rilento. Sa, la mia governante rumena, Iulia, è andata via senza preavviso e mi tocca portare avanti la casa.»
«Brutta storia, sì. Comunque: ha visto per caso aggirarsi dei lupi, qua attorno?»
«Forse, nel bosco a nord. Non saprei…»
«Stia attento, mi raccomando!» Senza aspettare risposta il Commissario se ne andò.
Garout chiuse la porta con un tonfo che quasi gli ferì le orecchie e tornò a leggere le ultime due annotazioni sul suo diario.
Ho seguito le indicazioni: ho inciso la carne al centro del petto, vi ho passato l’unghia fino a sentire l’osso e poi l’ho strofinata sulla fronte. Ho posato un ciuffo di peli tra la guancia e i denti e ho aspettato che si sciogliesse. Le tue istruzioni erano chiare, Iulia. Ora devo solo aspettare che passino due di quelle notti.
La Seconda Notte è vicina. Il cambiamento è prossimo, Iulia! Aspettami!
Fuori il sole stava tramontando, in un tripudio di oro rosso che tingeva tutto di sangue.
Garout era irrequieto. Guardò in alto nel cielo: la Seconda Notte era giunta, la notte del cambiamento. Ricordava le parole di Iulia, le teneva impresse nella memoria.
Cercò di sorridere, ma le labbra non rispondevano ai suoi comandi, come se non fossero più abituate. D’istinto si voltò verso il bosco: un richiamo, in parte fisico, in parte chimico, lo attirava, irrefrenabile: IULIA.
Un colpo di tosse lo scosse da capo a piedi e i peli che aveva tenuto in bocca fino a farli sciogliere tornarono a solleticargli la gola. La ferita sul petto si riaprì mentre il torace si espandeva, squarciando la pelle, lasciando emergere il nuovo Garout. Come una crisalide ringhiante che emerge dal suo guscio di carne, Garout si affacciò al mondo con il suo nuovo aspetto, fatto di fauci, zampe e pelo irto e stopposo. Il suo stesso odore lo inebriò, ma fu quello di Iulia a condurlo verso il bosco, in un turbinio di pelo e schegge di legno, dietro di lui le macerie di una porta distrutta, metafora inconsistente di una vita che non gli apparteneva più..
Nel bosco, ci fu spazio solo per Garout e Iulia, i loro latrati, i loro ululati, in un tripudio di feromoni e passione belluina. Il Commissario aveva visto giusto: c’erano i Lupi di notte…
In un piccolo frammento di umanità che si affievoliva sommerso dalla Bestia, Garout conservava come un sogno dentro un sogno le ultime parole di Iulia: se durante la Seconda Notte di Plenilunio ci uniremo, non cambieremo mai più. Ne sei sicuro?
Oh sì, certo che sì.
Sarebbe stata la Seconda Notte per sempre!