Vendesi castello… con fantasma

Un castello, un fantasma, un incaricato per lo sfratto… Ecco gli ingredienti di questo racconto di Beppe Roncari, terzo classificato nella Terni Live Edition con Daniele Picciuti come guest star.

 
La nebbia inghiottiva il mondo alle spalle di Gianluca, mentre la Smart s’inerpicava a fatica sulla sterrata. Erano solo venti chilometri da Torino, ma pareva un altro mondo. Come si era fatto convincere ad andarci?
Pensa alla provvigione, Gianluca!
Già, non capitava tutti i giorni di trovarsi fra le mani un bene immobiliare del genere… un vero castello. L’annuncio, pubblicato un anno prima, aveva fatto un certo scalpore:
 
VENDESI CASTELLO… CON FANTASMA
Residenziale – Rocca di Cagliostro
L’immobile necessita manutenzione e restauro, il che spiega un prezzo non troppo elevato. Fantasma, ed eventuale tesoro, se mai doveste trovarlo, sono compresi nel prezzo.

 
Il suo capo, Pietro Falcheri, era riuscito a venderlo a Ricambi, un architetto visionario. Ricambi aveva restaurato il castello ma poi…
Due grandi fari si accesero di fronte a lui, accecandolo. Gianluca inchiodò.
La Rocca di Cagliostro era lì, come un grosso gatto addormentato. Le luci erano fari semoventi, montati dove un tempo si sarebbero trovate le torce. Falcheri lo aveva avvertito.
Qui non parliamo solo di domotica, risparmio energetico e cagate del genere, Gianluca! Ricambi non si è limitato a restaurare il castello. Lo ha A-NI-MA-TO! Realtà aumentata! Intelligenza artificiale! All’inaugurazione mi sono cagato sotto…
Gianluca mise in folle. Un brivido gli corse lungo le braccia mentre fissava il grosso portale ligneo che gli sbarrava l’accesso, le fauci del mostro. Dalla borsa estrasse un mazzo di chiavi di ferro mezzo arrugginite, con un teschio come portachiavi. Si era stupito quando Falcheri gliele aveva date, non sembravano certo l’ultimo ritrovato della tecnologia.
E qui ti sbagli! Ognuna di quelle chiavi ha un sensore di prossimità. Le porte si apriranno da sole al tuo passaggio. E il portachiavi? Quello è un telecomando, serve per aprire il cancello. E non solo. Non perderlo, mi raccomando.
Gianluca premette con due colpi veloci, uno breve e un altro veloce la mandibola del teschio. Le orbite vuote si illuminarono di verde e subito lo stesso colore invase il portone, svelando un complesso sistema di ruote dentate che scattarono, aprendo l’accesso.
Gianluca ingranò la prima e avanzò, seguito a scia dagli occhi di gatto dei fari.
Appena entrato nella corte, le porte si richiusero di scatto e altre luci ferirono la nebbia, illuminando l’auto da tutte le direzioni. Uno sguardo all’orologio: le 23:45, come previsto.
Devi andarci di notte. “Lui” non compare di giorno…
Gianluca era l’ultima ruota del carro all’Agenzia, e non poteva certo permettersi di fare il prezioso con Falcheri, non se voleva chiedere a Mina di sposarlo…
Scese dall’auto e subito ai suoi piedi si disegnarono simboli alchemici evanescenti, anticipando i suoi passi e spegnendosi alle spalle. Non conducevano a nessuna porta, ma a un muro di mattoni.
Gianluca alzò l’anello di chiavi. Una cominciò a brillare. Il muro si ritrasse in una cornice di luce e girò su sé stesso, rivelando un passaggio. Gianluca entrò. Gli parve di affondare in tende evanescenti e una sensazione di grande benessere lo accolse. Nella sua professione di agente immobiliare gli capitava, talvolta: si sentiva a casa.
Poi tutto si illuminò a giorno e una voce tonante lo accolse: – Benvenuto nella Rocca di Cagliostro, viaggiatore! È qui per restare… o solo di passaggio?
Gianluca alzò gli occhi. Davanti a lui una figura spettrale aleggiava nel salone, sotto un grande lampadario a ruota, un essere diafano, vestito all’ultima moda… del diciottesimo secolo. Un volto intelligente, paffuto, un’espressione enigmatica sul volto.
«Sono solo di passaggio!» si affrettò a rispondere Gianluca.
Lo spettro cambiò espressione, un sorriso sornione gli si dipinse sulle labbra evanescenti.
«Solo di passaggio? Ma davvero?»
Lo spettro volteggiò agevolmente all’altezza di Gianluca, protendendo la mano in segno di saluto. Gianluca rimase meravigliato dalla qualità della risoluzione, non sembrava neanche un ologramma!
«Esatto. Sono Gianluca Sordi, dell’agenzia Falcheri.»
«Piacere. Il mio nome, ahimè, è un po’ più complicato. Giuseppe Giovanni Battista Vincenzo Pietro Antonio Matteo Franco Balsamo, conte di Cagliostro. Ma lei può chiamarmi Alessandro. O Cagliostro, se preferisce.»
Gianluca protese la mano, lo spettro di Cagliostro gliel’attraversò con la sua e lui sentì… freddo. Falcheri gli aveva detto di prepararsi a un’immersione pan-sensoriale, ma quello davvero non se lo aspettava. L’ologramma era anche in grado di cambiare la sua percezione della temperatura, come avrebbe fatto un vero fantasma. Spettacolare!
«A cosa devo l’onore della visita?»
Adesso arriva il bello! Pensò Gianluca. Gianluca armeggiò con la sua cartellina e trovò il foglio che cercava. Lo brandì davanti allo spettro:
«Signor Cagliostro, sono qui per intimarle lo sfratto!»
Gli occhi dello spettro si fecero di fuoco, tutte le candele e il camino della sala, come rispondendo a un richiamo, si accesero anch’esse, lanciando alte fiammate nella sala.
«CHE COSA?!?»
Un’ondata di calore investì Gianluca. Ma era stato istruito anche per quella circostanza. Nell’altra mano stringeva ancora il teschio portachiavi, lo alzò davanti allo spettro e premette velocemente la mandibola: due colpi brevi, uno lungo, uno breve. Gli occhi di Cagliostro si affievolirono e diventarono verdi, come quelli del teschio. La temperatura nella sala si abbassò. Il camino si spense. Le luci si abbassarono e divennero verdi, come quelle di emergenza.
«Non capisco che succede…» mormorò lo spettro di Cagliostro. «Mi scusi, caro ospite, lasci che vada a controllare…»
«Fermo!» Lo spettro stava già per allontanarsi, Gianluca non poteva permetterlo. Non voleva fare la fine di Ricambi.
La casa non lo faceva più uscire, Gianluca! Ricambi l’ha programmata troppo bene. L’intelligenza artificiale crede di essere davvero il fantasma di Cagliostro!
«Ci penso io. Mi indichi solo il pannello di controllo.»
«Se è questo quello che vuole…»
«Sì.»
Lo spettro alzò il braccio, rassegnato: «Sopra il camino, prego.»
Gianluca vi trovò uno scudo blasonato: una lancia trapassava un serpente a forma di S, con una mela fra le fauci. Gianluca alzò il mazzo di chiavi, gli occhi del serpente brillarono di rosso. Il blasone si divise in due e rivelò un pannello di controllo. C’erano solo due tasti, uno verde, premuto e acceso, e uno rosso. Gianluca alzò la mano verso quello rosso…
«Aspetti! È proprio sicuro di volerlo fare? Quello disattiverà l’intelligenza artificiale…»
«Sì, e anche te!»
Gianluca premette il tasto rosso. Tutto si spense. Gianluca tirò un sospiro di sollievo, buttò a terra il mazzo di chiavi e richiuse il pannello di controllo. Si voltò.
Lo spettro di Cagliostro aleggiava ancora di fronte a lui, un ghigno scheletrico avevano sostituito il volto intelligente e paffuto e fredde falangi le dita che ora si allungavano verso il suo collo.
L’intelligenza artificiale, programmata per rendere piacevole ogni aspetto della casa, aveva smesso di funzionare.
La mandibola di Cagliostro si aprì: «Solo di passaggio?»