
Dolore, amore, madre e figlia: un legame indissolubile. Un racconto di Federico Martello.
Fallo, Elena.
Accarezza il cadavere. Il viso freddo, rigido, che non sorriderà mai più. Né urlerà, o riderà.
Non aspettare.
Le dita sono ancora sulla siringa, dal braccio cola morte bianca. Non si chiede perché l’ha fatto, l’accarezza e basta. Ha preso la spazzola e la spugna, le tiene accanto mentre la porta sul proprio grembo.
“Sei comoda, vero amore mia?”
Non ti sente, ma potrà farlo ancora.
Spazzola i capelli piano, le scioglie i nodi. Da quanto sua figlia non aveva capelli così in ordine?
Le passa la spugna sul volto, lava le lacrime e la saliva. Lava il collo, le spalle – “noi ragazze dobbiamo essere sempre in ordine, lo sai” -, fino al braccio. Strofina forte, più che può, ma il buco rimane. Strofina ancora, fino a strappare la pelle.
Non serve. Non scompare.
Puoi venire con lei.
La bacia prima di alzarsi. Il cuore le rimbomba nel petto. Lo sente premere fino al cervello, fino alle orecchie. Il cuore e la voce.
Si.
La pistola è nel cassetto. Non guarda mentre la prende, gli occhi sono lacrime. Ma non le serve guardare, è la moglie di un poliziotto, la sa usare.
Così.
Sara è stesa sul letto, dove l’ha lasciata. Dorme, ne è sicura, e anche lei vuole dormire. Si siede vicino a lei e di nuovo le sfiora il viso. Non guarda più il braccio, né il liquido bianco che l’ha… No. Non riesce neanche a pensare. Basta pensare.
Una drogata. Una sgualdrina. Morta suicida con un ago in vena. È qui con noi, Elena. Fallo, e la rivedrai. Ma solo se verrai con noi.
La droga era la ribellione di un adolescente a un padre severo, tutto qui. Se solo l’avesse capito prima, se solo le avesse parlato, forse…
Nessuna redenzione, nessuna resurrezione.
“Non lo voglio il paradiso senza di te.”
Il colpo è in canna. Sente ancora il cuore battere, forte come il dolore.
Il battito cancella quel dolore, cancella i ricordi, cancella i rimpianti.
“Mi dispiace.” Si infila la pistola in bocca.
Il cuore batte. Così forte.
Talmente forte…
Si. SI!
Il dito è sul grilletto.
Presto!
L’ultimo suono è un boato. Parte dal petto, risale in gola, avvolge il cervello nella luce.
L’angelo osserva la donna cadere morta sul letto. Il colpo ancora in canna. Il dito preme sul grilletto e l’unico proiettile spara a vuoto.
“Infarto” sussurra al Nemico.
Dal cadavere si solleva fumo nero, un ringhio lo accompagna, occhi di luce rossa si aprono nella nube.
“Era mia!”
“Nessun suicidio. Il dolore l’ha uccisa. Viene con me.”
L’angelo stende il braccio. Fuoco giallo, sporcato dalla disperazione, sgorga dalla donna, raggiunge l’angelo e si condensa in una sfera opaca.
“Tienila allora.” Il Demone avvolge il corpo della ragazza, tentacoli di cenere sulla pelle. “Prenderò lei.”
Di nuovo l’angelo alza il braccio e fuoco bianco abbandona il cadavere.
“Era pentita.”
L’aria trema al ruggito del Demone, pazzo di furia. Gli occhi rossi si spengono, il fumo si disperde, l’ombra scompare. Le urla di collera accompagnano la sua caduta.
In un altro piano, in un altro tempo, madre e figlia si riabbracciano nella luce.
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