Alito di drago

Secondo classificato nel Live dal Dragon Fest tenutosi a Milazzo il 10 settembre 2016, un racconto di Walter Carignano.

 
Hulf scrutava l’orizzonte, lo sguardo rivolto alle Montagne d’Ambra. Gli sembrò di scorgere una minuscola macchia profilarsi sullo sfondo dei nembi carichi di tempesta. Pochi istanti e già era vicina, minacciosa, tremenda.
«AL DRAGO! AL DRAGO!» gridò il ragazzo, poi si precipitò giù dalla torretta di legno e si chiuse in cantina. Il villaggio era deserto, tutti gli abitanti si erano rifugiati nei sotterranei che ogni cento anni li ospitavano e li salvavano dall’ira della Bestia.
Ma questa volta, due eroi erano pronti a mettere fine alla maledizione.
Il drago si librò sul villaggio, volando in cerchio e abbassandosi sempre di più, come a cercare vittime per la sua ira. Un fumo scuro e denso gli usciva dalle nari.
Sàrakash il mago cominciò a sillabare la formula della Tempesta di Ghiaccio, capace di spegnere il fuoco della Bestia. «Saèl Ghetàn. Mok Tu… Tu…»
Il drago scendeva veloce, ormai si potevano scorgere le scaglie cremisi delle sue placche ventrali.
«Saèl Ghetàn. Mok Tu… Tu…»
«Ma guavda se è l’ova di balbettave!» sibilò Ealeàniel l’Elfo, incoccando l’Antica Freccia Incantata di Lemènel Sovrano degli Elfi Citeriori Boschivi e Pedemontani, che si diceva potesse trafiggere qualunque creatura e trapassare qualunque corazza.
«Ti ho sentito, eh, p-p-principino.» rispose Sàrakash, piccato. «Q-q-quando c’ho l’ansia balbetto, non posso fa-farci niente. Saèl Ghetàn. Mok Tu… Tu… Ma po-porcazòzza!»
«Eh, pev un mago è un pvoblemino da niente. Vai a fidavti dell’agenzia: un lavovetto tvanquillo, insieme a pvofessionisti, il bovgomastvo paga bene… Lascia fave, va.» Ed Ealeàniel l’Elfo mirò la gola della Bestia, e tese la corda dell’arco, e l’Antica Freccia Incantata di Lemènel Sovrano degli Elfi Citeriori Boschivi e Pedemontani si spezzò. In fondo, era un pezzo di legno di duemila anni, non è che si potesse pretendere chissà che.
«B-b-bel colpo, Ea… Eale… fighetto d’un Elfo! La famosa Freccia della Ci-cippa!»
La Bestia era ormai sopra di loro, ne sentivano l’alito fetido. Sàrakash ed Ealeàniel si lanciarono un’ultima occhiataccia e si prepararono a essere arsi vivi.
«Ma c’è qualcuno?» tuonò il drago. La zaffata dell’alito fece quasi svenire l’Elfo, ma il mago non era così schizzinoso.
«Beh, s-s-sì.»
«Oh.» Il drago sembrava imbarazzato, si posò vicino a loro. «Pensavo che il villaggio fosse disabitato, in tanti secoli non ho mai visto nessuno. Sto andando a bere.»
«Be-bere?»
«Sì, ogni cento anni, mia moglie fa la bagna cauda, un piatto dei nostri cugini del nord. Buono, eh, niente da dire. Solo che mi lascia un alito… E allora vado al lago qui vicino, c’è un’erba che mi rinfresca la bocca. Menta, si chiama.»
«Ma quindi non vuoi ucciderci?»
«Cosa? Ma va, perché?»
«Ah. No, niente. Se-se-senti, ma se noi ti piantiamo la menta vicino a casa, tu non torni più?»
«Che gentile. Come posso ringraziarti?»
«Basta che di-di-dici ad alta voce ‘Non tornerò mai più, parola di drago’.»
«Adesso?»
«Sì.»

E così, la maledizione della Bestia fu infranta e i due eroi divennero leggenda.

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