Cose da grandi

Pianti, lamenti, singhiozzi.
Marco sentiva qualcosa gocciolargli dalle labbra, aprì gli occhi e quello che vide non gli piacque un granché, forse anche meno di quella volta che si svegliò pensando di essere ancora dentro il ventre del lupo cattivo. A lui quella storia non era mai piaciuta, proprio per niente.
 
«Domani, bambini, rivivremo Cappuccetto Rosso!» aveva detto la maestra.
«Sì!» la risposta in coro dei suoi compagni.
«Ancora?» aveva pensato lui. E così aveva deciso che era venuto il momento per il suo piano segreto.
 
La mamma e il papà avevano uno strano modo di divertirsi. Prendevano uno dei vasetti per grandi e poi andavano a rinchiudersi in quella che chiamavano la stanza dei giochi, mai insieme, uno per volta. A volte ci si chiudeva il papà, altre la mamma. Quando ci andava il papà, la mamma restava fuori, di guardia, e quando ci andava la mamma, a fare la guardia ci restava il papà.
«Cose da grandi» gli rispondevano se lui s’avvicinava «Torna nella cameretta, se vuoi puoi fare Winnie the Pooh, ti preparo l’infuso?»
A lui di fare Winnie the Pooh fregava poco, odiava sentirsi parlare con quella vocetta insulsa, ma tutte le volte accettava e seguiva la mamma, o il papà, nella dispensa degli infusi. Con il tempo aveva capito quali erano i suoi, per i bimbi, e quali quelli per i grandi. Sapeva anche dove i suoi genitori tenevano nascosta la chiave, era stato attento. Così un giorno s’era lanciato nell’impresa di rubare un vasetto, uno come tanti nel settore dei grandi.
 
La maestra usciva sempre per parlare al telefono, tutti i giorni alla stessa ora e lui aveva deciso di approfittarne per scambiare i vasetti. La parte difficile era stata sostituire le etichette, ma l’aveva aiutato il suo amichetto Luca, anche lui reggeva poco la storia di Cappuccetto Rosso, soprattutto la parte del cacciatore e dell’uccisione del lupo: la sua mamma e il suo papà erano vegani, che non aveva mai capito se erano alieni o cosa.
 
«Bene, bambini, bevete i vostri infusi e rilassatevi, lasciate scorrere la droga nei vostri corpi e preparatevi che fra poco vi sentirete come Cappuccetto Rosso e partiremo per portare la torta alla nonna nel bosco! Uno, due e… tre! Aprite gli occhi e guardatemi!» aveva detto la maestra.
 
Luca adesso lo guardava, era tutto rosso in faccia, gocciolava rosso. Anche lui, Marco, gocciolava rosso. Tutti i bimbi nella stanza gocciolavano rosso. E piangevano, si lamentavano, singhiozzavano. La maestra era sulla cattedra, tutta svestita, tutta rossa, il ventre squarciato, il collo aperto in più punti.
 
«Figo, altro che Cappuccetto Rosso!» gli sussurrò Luca nell’orecchio «Ma cos’era? Mi sentivo super forte, quasi come Superman
«Sull’etichetta del vasetto che ho preso dalla dispensa di mamma e papà c’è scritto Essenza di Dracula, ma non so cos’è un Dracula, però forse ho capito perché mamma e papà quando lo prendono vanno a rinchiudersi nella stanza sigillata…» gli rispose Marco con la vocina strozzata dai singhiozzi.
«Non lo so neanch’io, ma se riesci a rubarne un altro te lo pago con le mie merendine del prossimo mese!» gli propose Luca.
E Marco, pur sconvolto, gli strinse la mano, quelle merendine gli piacevano un sacco.