Dieci secondi

Dieci secondi per decidere due destini. Finalista nella Prima Edizione della Quinta Era con Walter Lazzarin nelle vesti di guest star, un racconto di Nicola Gambadoro.

 
Joan riviveva quei dieci secondi ormai da ore mentre Lina gli voltava le spalle infuriata e attraversava la strada finendo sotto a quel furgone. Quando tutto era iniziato e l’aveva vista volare come un pupazzo schiantandosi contro un palo della luce in un’esplosione di sangue, ossa e capelli, lo fece senza pensarci un attimo dimenticando il suo giuramento di non dire mai più quelle maledette parole.
«Time out» sussurrò.
Vide il tempo riavvolgersi come un nastro mentre Lina volava all’indietro ricomponendosi e tornando a dargli le spalle sul marciapiede. Il furgone sparì a marcia indietro dietro la curva.
Dieci secondi. Solo dieci cazzo di miseri secondi del cazzo. Cosa poteva fare in dieci secondi?
Aveva rivissuto quel momento almeno un centinaio di volte ed ogni volta aveva provato in un modo diverso a impedirle di attraversare, ma era stato inutile. Era finita sotto il furgone ogni volta.
L’aveva presa per un braccio trattenendola con la forza e si era beccato un calcio. Le aveva detto che l’amava. L’aveva minacciata. Le aveva strappato la borsa e l’aveva lanciata dall’altra parte della strada, le aveva chiesto scusa, l’aveva implorata di restare ancora lì, di non abbandonarlo alla solitudine delle sue notti. Le aveva anche dato un pugno pur di fermarla ma lei l’aveva schivato ed era fuggita urlando in mezzo alla strada. Aveva afferrato la sua mano e aveva tremato nel ricordarla sul suo corpo, una notte di alcuni giorni prima, quando tutto tra loro funzionava… quando Lina lo guardava come solo lei sapeva fare dissipando ogni ombra dalla sua mente. Ma adesso nei suoi occhi c’era solo indifferenza mentre si voltava per andare da un altro uomo, senza sapere che non ci sarebbe mai arrivata. Dieci, cinquanta, cento volte l’aveva lasciato lì, sul marciapiede, a guardarla morire.
«Time out.» Lo ripeté ancora. La testa cominciava a fargli male e la nausea gli strizzava le budella come una morsa d’acciaio. Non sarebbe riuscito a continuare a lungo. Decise che era giunto il momento dirle tutto.
«Lina!»
La ragazza lo ignorò.
«Lina! Ferma! Io… vedo il futuro. Fermati! Morirai!»
Lina si fermò voltandosi e guardandolo con aria incuriosita.
«Time out» sussurrò Joan. Doveva provare ancora, aveva perso troppo tempo. La ragazza era ancora sulla traiettoria del furgone, ma per lo meno si era fermata.
Stavolta però non funzionò. I secondi che continuavano a scorrere ignorandolo divennero anni mentre Il sangue gli gelava nelle vene e il dolore che gli attanagliava la testa gli faceva capire che aveva esaurito il suo potere.
Realizzò di non avere altre possibilità e corse a perdifiato verso la curva anticipando il furgone che sarebbe comparso in meno di un secondo, mentre la ragazza restava allibita in mezzo alla strada a fissarlo. Non ebbe il tempo di guardarla per l’ultima volta ma sapeva già che quegli occhi valevano centinaia e centinaia di morti come quella. Che fosse stato un altro uomo ad avere la fortuna di guardarli ogni giorno… ormai non aveva importanza.

I commenti sono chiusi.