Questione di priorità

A mali estremi, estremi rimedi ed è proprio il caso di dire che, a volte, la scelta è tra la borsa e la vita. Finalista nella Quarta Edizione della Quinta Era con Gianluca Morozzi nelle vesti di guest star, un racconto di Polly Russell.

 
Mika sfilò il guanto di montone, afferrò il biglietto e lo avvicinò al viso. Il conduttore della nota trasmissione in prima serata stava leggendo le ultime cifre. «Non è possibile…»
Un tuono squarciò l’aria, tanto forte da far rannicchiare il meteorologo e farlo stringere nelle spalle come un bambino. Abbracciò il grosso Hakita.
La corrente si interruppe, ma riprese subito dopo il rumore acciottolato del generatore d’emergenza. La luce e il televisore si riaccesero . «Merda!» Mika schiacciò il tasto di selezione dell’apparecchio, ma ritrovò il canale quando anche l’ultimo numero della lotteria di fine anno era stato dato. «Accidenti, Boss! Dovremo aspettare la fine della trasmissione.»
Prese la tazza di caffè dal tavolo e ruppe il sottile strato di ghiaccio col cucchiaino. «Ma che diavolo succede?» Una densa nuvola bianca accompagnò le sue parole. Si sollevò piano, poggiando le mani sulle ginocchia e si avvicinò alla porta di metallo.
Chiusa.
Forzò, strinse la maniglia circolare senza riuscire a muoverla. «Gelata, ma non è possibile.» Sfilò anche l’altro guanto e cercò l’accendino nella pesante giacca isotermica. Spostò la flebile fiamma su tutta la maniglia, sulla serratura. «Cazzo!» Gridò, mentre faceva volare l’accendino qualche metro più in là. Il cane seguì la parabola con un ampio movimento del muso.
«Si è di nuovo bloccata la caldaia. Tempesta di merda.» Infilò il collo di una bottiglia di distillato artigianale nella tazza del caffè e ne fece scorrere una buona dose, bevve e alzò il volume del televisore. Il conduttore aveva appena dichiarato che di lì a pochi minuti avrebbe ripetuto il numero vincente.
Sfiorò il tasto “on” del radiotrasmettitore. Qualche gorgoglio, scorse tutte le frequenze, altri gorgoglii. «E va bene.» Un’occhiata alla stanza. Il tavolo metallico, il televisore e una sedia di plastica rigida. Dalla sua postazione di rilevamento il led dell’assenza di corrente elettrica lampeggiava. «Devo ripristinarla o moriremo congelati.» Tamburellò con le dita sul tavolo e guardò il cane. «La caldaia dovrebbe funzionare, è collegata al generatore. Ci è già successo, vero Boss?» Sfiorò i tubi che salivano dal pavimento. «Gelati.»
Il conduttore ripeté i numeri in sequenza. Mika cadde a sedere per terra quando pronunciò gli ultimi tre. «Abbiamo vinto!» Gridò tanto forte da rimanere privo di fiato. Afferrò il collare del cane e lo trasse a sé! «Abbiamo vinto!» Il cane non si mosse, scivolò sulle sue gambe, come fosse addormentato. «Boss?» Le nuvole bianche formate dal suo respiro erano più dense. Il display de riscaldamento baluginò. “Fiamma pilota spenta. Accensione manuale”.
Mika si sollevò a fatica, alcuni cristalli si erano formati sotto al naso, spostò il cane che scivolò a terra.
Aprì lo sportello dell’accensione manuale. La fiamma pilota era una decina di centimetri più in fondo. Prese l’accendino e provò a infilare la mano nel passaggio, senza riuscirci. Si guardò in torno. Strinse gli occhi, poi prese il biglietto e lo arrotolò.