Achillea e Amazzone

La tragedia dell’amore in questo racconto di Massimo Tivoli scritto sul tema “Il sangue e la redenzione”, sesto classificato nella 127° Edizione di Minuti Contati con Franco Forte e Guido Anselmi come guest star.

 
L’amore può uccidere.
Questo pensa Achillea mentre contempla il corpo di Amazzone. Lo fa attraverso le sbarre della propria cella che è prospiciente quella di lei.
La coscia di Amazzone sbuca da un lato della coperta, mostrando una parte della natica che sfugge al subligaculum.
Il vento ulula, insinuandosi tra le grate che danno sul cortile dell’arena, e la luce delle torce si fa tremula, conferendo a quella natica un aspetto spasmodico. O, forse, tale è solo la pulsione che Achillea avverte in mezzo alle gambe.
Raccoglie un sassolino da terra e lo lancia, facendolo rimbalzare su quella conturbante rotondità.
Amazzone si sveglia. «Che c’è?»
«Non riesco a dormire.»
L’amata s’inginocchia e sporge la testa oltre le sbarre. Allunga un braccio nello stretto corridoio che separa le due celle.
Achillea la imita, ma deve premere la guancia sul ferro freddo per infilare la spalla oltre la gabbia e permettere ai polpastrelli di sfiorare quelli di lei.
Un flebile tocco, un attimo impercettibile che racchiude la promessa di un amore eterno, ma anche l’infamia di un reato che va lavato col sangue.
«Sarebbe stato meglio mettersi d’accordo sulle mosse» mormora Achillea.
«No» le sussurra Amazzone, in modo deciso. «Capirebbero che è una farsa, e Domiziano ci darebbe in pasto alle belve. Facciamo quello per cui siamo nate, combattiamo.»
«Sì, ma…»
«Niente ma. Io e te duelliamo allo stesso modo, sarà come se ognuna si cimentasse contro se stessa. Non ci sarà vittoria né sconfitta. Offriremo loro quello che si aspettano: uno scontro epico tra le uniche gladiatrici imbattute.»
«Quello che si aspettano è farci espiare l’omosessualità con il sangue di una di noi.»
«Non se rimarranno soddisfatti. Vedrai, reclameranno la missio, costringendo Domiziano a sospendere il combattimento.»
 
La folla gremisce le gradinate che circondano l’arena. Il vento sferza la terra sollevando mulinelli di sabbia. Gli schinieri e le maniche che Amazzone indossa riflettono i raggi del sole emettendo luccichii abbacinanti.
Le due gladiatrici stanno offrendo uno spettacolo galvanizzante. Per tre volte ognuna di loro ha provato ad abbattere la difesa dell’altra, ma invano.
Achillea si lecca una goccia di sudore che le è scivolata sulle labbra, il cuore le batte nelle orecchie. Si copre con lo scudo e, di tanto in tanto, simula una stoccata con il gladio.
Amazzone spicca un balzo, e sferra un affondo dall’alto verso il basso.
Inginocchiata con lo scudo sopra la testa, Achillea para il colpo. L’impatto le strappa un urlo che rimane sordo perché il dolore alla spalla le toglie il fiato. Con voluta lentezza e prevedibilità, finge di voler falciare le caviglie dell’avversaria, la quale evita l’attacco e le dà un calcio, facendola cadere con la schiena a terra.
Un’ovazione assordante si solleva dalle gradinate: la folla è in piedi e nelle loro urla non c’è misericordia, c’è solo morte.
Achillea non capisce: Amazzone trasuda odio, una rabbia che l’amore non riuscirebbe mai a simulare. Un ghigno malefico deturpa il volto dell’amata.
«Che ridicola che sei, tanto innamorata quanto ingenua.»
La rabbia le monta dentro, il tradimento l’avvelena. Con un colpo di reni, Achillea si rimette in piedi nel momento in cui l’altra si appresta a sferrare l’attacco mortale. Coprendosi con lo scudo, si scaraventa contro di lei. Le due cadono a terra e Amazzone sbatte la testa. Quasi priva di sensi, tiene gli occhi socchiusi e bisbiglia parole che Achillea non riesce a capire. Quest’ultima potrebbe trafiggerla e l’altra neanche se ne accorgerebbe, ma una folata di vento le riempie le narici del profumo di Amazzone: l’odore inebriante di quando la baciò per la prima volta. E il desiderio di farlo ancora l’acceca.
L’amore può uccidere…
Ginocchioni, rivolge la schiena a Domiziano e, con il corpo, nasconde il braccio di Amazzone che tiene il gladio. Le prende la mano che stringe l’impugnatura e, mentre una lacrima le carezza il viso, affonda la lama dentro di sé.
… ma il mio sangue ti redimerà.
Con le labbra che sfiorano quelle dell’amata, Achillea soffia l’ultimo bacio.