Dietro di te

Telefono spento.
Internet staccato.
Casa vuota.
Mi accendo un toscanello, prendo una bella boccata e sbuffo una nuvoletta di fumo grigio
Accarezzo la tastiera. Mi serve un buon attacco e il resto verrà da sé.
Chiudo gli occhi: gli unici rumori sono il mio respiro e il picchiettare sulla finestra alle mie spalle. Non invidio i disgraziati che stanno all’aperto sotto questo diluvio… anche se…
 
Mi stringo nell’impermeabile e mi cala il cappello sulla testa. La pioggia copre il rumore dei miei passi e i pochi lampioni ancora funzionanti illuminano strade vuote. Mi fermo a un angolo di strada ed estraggo una sigaretta dalla tasca. La accendo. Il posto è questo: posso cominciare.
 
Rileggo un paio di volte. Non male: era da un po’ che non avevo un’immagine di ciò che stavo scrivendo così vivida nella in mente, quasi come se ce l’avessi davanti. Anche se… non riesco a dare un volto al Passante. Anche nel momento in cui si mette a fumare, tutto ciò che riesco a immaginare sono il cappello e l’impermeabile. Il volto è un profilo scuro senza occhi, tutt’uno con il buio…
Mi scuoto: non è il momento di perdersi in dettagli inutili. Il mio protagonista è arrivato… ma dove?
 
Una casa a due piani, circondata da un piccolo giardino. Le luci al piano terra sono spente, ma da una delle finestre al primo piano si intravede un chiarore. Mi assicuro che nessuno sia in giro e attraverso la strada. Raggiungo l’ingresso e abbasso la maniglia della porta: chiusa. Faccio il giro dell’edificio e provo la porta sul retro: chiusa anche quella. Sbuffo una nuvola di fumo e mi inginocchio su una pietra a forma di cuore accanto all’uscio. La sollevo e sorrido: nel terreno c’è una chiave metallica.
 
Ho scritto di getto, anche più di prima. Mi sembrava quasi di non avere il controllo delle mie dita.
Il giardino; la porta sul retro la pietra a forma di cuore… mentre scrivevo non mi sono reso conto che stavo descrivendo casa mia.
Mi asciugo il sudore dalla fronte e poso il toscanello.
Non ho mai avuto paura del buio, ma… ho la sensazione che qualcuno mi stia osservando.
La porta è alle mie spalle, spalancata. Mi basterebbe voltarmi per essere sicuro di essere da solo, ma…
 
Sono dietro di lui, all’ingresso dello studio.
 
Le mie mani… Dio santo, quando ho ricominciato a scrivere?
 
Entro nella stanza. Il battere delle dita sulla tastiera copre il rumore dei miei passi.
 
Sento il cuore esplodermi nel petto, ma le mani non smettono di scrivere. È qui… posso sentire il suo sguardo!
Mi volto.
Non c’è nessuno. Solo una porta spalancata sul buio
Tiro un sospiro di sollievo e mi lascio andare sulla poltrona.
Dio, se ho bisogno di una tirata di sigaro. Allungo la mano verso la ceneriera… e la lascio a mezz’aria: Accanto al toscanello è comparso un mozzicone di sigaretta ancora acceso.
 
La tastiera comincia a battere da sola.
 
Quando scrivi una storia, come fai a essere sicuro di non farne parte a tua volta?