Doppiero

Un Piero per tutte le occasioni in questo racconto di Fabio Aloisio, quinto classificato nella 121° Edizione di Minuti Contati con Danilo Arona come guest star.

 
Piero era sbracato sul Poltronesofà, Romeo acciambellato tra le gambe e una Moretti fresca in mano.
Troppa roba, gongolò.
Quella sera si era voluto ritagliare un momento tutto suo, fatto di rutti e SkySport, lontano da ogni cazzata che potesse assillarlo.
Come un Kasparov annata ’85 aveva disposto le sue migliori pedine sulla scacchiera: Piero-fidanzato ricambiava i sorrisi delle nonnine a casa di Caterina, mentre Piero-25cm sfiancava Lorena, avvinghiata tra sue gambe.
Quando durante l’intervallo il telegiornale ragliò un’altra menata sugli sbarchi, imbastendo il solito teatrino di buonisti e fascisti, lui schioccò le dita. Piero-Fb si drizzò sulla sedia, riscuotendosi dal suo torpore.
«Sì, padrone» borbottò questi. Come un leone si avventa su una gazzella, il Doppel sbatté la sua indignazione sulla tastiera, infiammandosi in un post che suscitò fiumi di like e grrr.
Mentre la sua emanazione social si affannava a districarsi in quel guazzabuglio, Piero si alzò ridacchiando dalla poltrona e andò in cucina a stappare un’altra birrozza.
Si sarebbe ubriacato quella sera, alla faccia di tutti.
Problemi sul lavoro il giorno dopo? No! Piero-Stachanov era a dormire da ore e l’indomani l’avrebbe ricoperto di straordinari, con gioia e delizia del capo.
Sarebbe mancato al calcetto con gli amici? Neanche per idea! Piero-CR7 avrebbe calcato il campetto dell’oratorio con dribbling da pallone d’oro. E con una cassa di birre per il terzo tempo!
Quella era vita. Tempo per chi voleva e come voleva! E quando non aveva voglia, mandava i suoi Doppler.
Ritornando in soggiorno si fermò in corridoio, davanti a quello specchio patinato di sporco la cui cornice odorava di libreria vecchia.
La prozia Filippa, pace all’anima sua, gli aveva lasciato quel bel gingillo in eredità.
Uno “sforna-Doppel” non si trova con facilità al giorno d’oggi, neanche su e-Bay sospirò soddisfatto.
Sorrise compiaciuto alla sua immagine, domandandosi quale emanazione sarebbe uscita la prossima volta dallo specchio e in che modo lo avrebbe aiutato.
S’incamminò verso il salotto, ma sbatté il naso contro qualcosa di duro e invisibile.
Indietreggiò come un gambero ubriaco e cozzò contro un altro muro fatto di niente.
Si accorse solo allora che tutto ciò che lo circondava era nero e freddo, tranne il corridoio di casa a un palmo da sé, ma oh, cazzo! oltre lo specchio.
Un Piero lo fissava sornione dall’altra parte, rigirandosi la Moretti tra le mani.
Piero batté i pugni e schiacciò la faccia contro il vetro. L’urlo che emise gli rimbalzò contro.
Quando l’altro si allontanò dallo specchio, Piero si sentì cadere nell’oscurità.