IT – ALERT

Spirlo trascinò i piedi sul marciapiede disseminato di cacche. Ce n’erano più del solito quella sera, o forse era lui a vederci già doppio. Nah, era ancora troppo presto e c’era tutto il tempo per un ultimo drink. Sbandò sulla destra e urtò un passante che imprecò e lo spinse via. La città intorno a lui prese a girare e si fermò solo quando il suo culo ossuto sbatté sul cemento. Porca troia che volo! Rise come un bambino sulle giostre, si aggrappò al cestino dei rifiuti e si alzò. Si massaggiò il sedere e tutto il palmo affondò in una poltiglia umida e granulosa. Ma che cazzo?! Dalla sua mano gocciolava una nauseabonda merda di cane. Il vomito risalì istantaneo dalla gola e rigettò la bottiglia di vodka che si era scolato poco prima. Ecco, era di nuovo sobrio e poteva ricominciare a bere! Il pub di Nico era giusto lì dietro l’angolo. Pesanti gocce iniziarono a mitragliarlo dall’alto; era meglio spicciarsi.
 
L’insegna del Nixon Pub aveva i contorni sfocati, ma era luminosa come l’assenzio che si sarebbe fatto versare tra poco. Nico lo vide e sbarrò gli occhi. «Cristo santo, arrivi da una discarica? Che cos’è quella roba che hai addosso?» Contrasse le narici. «Che schifo, puzzi di merda! Non ti azzardare ad avvicinarti al mio bancone!»
Spirlo deviò verso il bagno. «Quante storie… mi do una ripulita, ma intanto preparami un bicchiere.»
 
In quel gabinetto, lo specchio aveva qualcosa che non andava. C’erano delle macchie bianche, verdi e marrone sparse dappertutto. Una goccia filamentosa colò dai suoi capelli unti, alla guancia, per schiantarsi nel lavandino. Oh sfondatissima la miseria, quella roba ce l’aveva addosso lui! Un gorgoglio provenne dai cessi. Spirlo si affacciò a controllare: un liquame scuro, che odorava di uova marce, montò nelle tazze fino a trasbordare sulle piastrelle a scacchiera del pavimento. Non credeva ai suoi occhi, non pensava di essere così sbronzo, aveva speso solo metà del budget destinato allo sfacelo alcolico. D’un tratto, il tetto cominciò a vibrare forte, come se una tremenda tempesta si stesse abbattendo sul locale. Spirlo ritornò in sala e si ritrovò davanti un gran via vai di gente che sembrava una mandria di bufali impazzita. Quella serata stava andando meglio del previsto, per una volta, tutti sembravano più scemi di lui.
Il cellulare nella tasca interna del suo giubbino in jeans si animò con un inquietante suono d’allarme.
 
IT – ALERT
Questo messaggio NON è un test. Incontrollabili emissioni di gas serra in corso. Evacuare immediatamente la zona.

 
Spirlo non ne capiva niente di quella roba. «Nico, ma che cazzo succede?»
 
Nico smadonnò e alzò tutto il volume della tv.
 
Inspiegabili fenomeni si stanno verificando in ogni angolo della terra. Dal cielo piovono escrementi di volatili, letali quanto proiettili. In ogni città, si registrano rotture dei condotti delle fognature e i liquami stanno invadendo strade ed edifici. I gas sprigionati sono estremamente tossici. Le autorità suggeriscono ai cittadini di chiudersi in rifugi sotterranei se possibile.
 
Nico iniziò a urlare. «Vaffanculo, chi cazzo ce l’ha un rifugio sotterraneo?!» Svuotò la cassa. «Stiamo per morire tutti!» Corse fuori dal suo pub, insieme a tutti gli altri.
Spirlo davvero non poteva crederci. Davanti a lui c’era un’intera parete di alcolici incustodita. Passò dall’altra parte del bancone, afferrò una bottiglia di Oban, l’assenzio e un’altra di Vodka. Se davvero era la fine del mondo, se ne sarebbe andato tracannando tutto il ben di Dio che aveva sempre sognato.
Il rumore della merda sul tetto diventò assordante e le finestre colpite da quelle pallottole sulfuree cominciarono a scoppiare, liberando tanti piccoli cristalli nell’aria ormai irrespirabile. Spirlo uscì dal pub, si sedette sul marciapiede e, incurante del dolore provocato dalle percosse della tempesta sul suo corpo, tracannò il suo whiskey. Quel nettare delizioso scese nella gola e il calore lo avvolse. Fu proprio come ritornare nel grembo di quell’alcolizzata di sua madre.