La porta

Il viaggio, la sua fine e il suo inizio. Secondo classificato nella 106° Edizione di Minuti Contati con Piero Schiavo Campo come guest star, un racconto di Laura Silvestri.

 
Non puoi attendere oltre.
Il momento è arrivato.
Lo senti in ogni pollice di pelle, in ogni libbra di carne. In ogni goccia di sangue.
 
Hai sempre saputo che sarebbe accaduto. Lo hai atteso, temuto e sperato sin da quando hai abbandonato il luogo a cui un tempo appartenevi. Ma adesso, non più. Ora sei diverso, sei stato scelto.
Questo è il cammino che ti attende. Ti guardi intorno, un panorama familiare di ombre scure e lampi di luce. Sagome d’alberi che s’intrecciano in una volta fitta, al cui riparo hai trascorso momenti felici. Riconosci le voci attorno a te, che ti indicano la via. Sono lontane, ovattate fra nubi cariche di pioggia, accompagnate, come parole di dèi, dal rullare tenue d’un tamburo.
 
Se ogni cosa andrà come deve, molto presto tutto cambierà.
 
Hai paura, eccome, ma sai dove andare e cosa fare, anche se sarà una gran prova. Probabilmente, la più grave, la più dolorosa che mai ti troverai ad affrontare. Ti senti insicuro, e poi temerario, e ancora di nuovo esitante. Tremi della forza di quell’avventura, la fai tua, la divori e te ne lasci divorare.
 
È questo il destino di chi è come te. Devi incamminarti, pronto a metter in gioco ogni cosa che possiedi. Senti che la cerimonia ha inizio, la riconosci nei battiti del tuo cuore. La sinfonia diffonde le sue prime note, poi si lancia in un crescendo, mentre la via si dipana davanti al tuo sguardo smarrito.
La porta ti attende, con le sue promesse. Sai che sei fortunato a esser giunto lì, che altri prima di te si sono persi in quel luogo oscuro, ma tu ti senti forte. L’istinto ti dirà cosa fare. Sarai il campione, e avrai la tua ricompensa, dolce come la immagini.
 
Ti lasci guidare, avanzi poco a poco, attento a ogni segnale. Riconosci il momento per fermarti a riposare. Senti nuove energie e ti rimetti in viaggio. Il frusciare dell’acqua ti conforta, ti accompagna. Finché l’udirai, saprai di essere al sicuro. La memoria antica ti indica la via. Il labirinto d’ombra e luce trema attorno a te, ti aggredisce, ti mette alla prova. Il mondo che conosci diviene fragile, romba e si scuote, e tu con esso. Ma la sinfonia risuona ancora una volta, ti scivola sotto la pelle, ti avvolge, protegge. Solo per un poco, non tremi più.
 
Ma poi la terra rimbomba ancora, l’acqua s’increspa, luci e ombre s’alternano rapide, i suoni si fanno striduli.
Arranchi, ti lasci trasportare, e poi prosegui, combatti il cataclisma che è attorno a te ma è anche quello che sei. Tu, predestinato ad affrontare quelle onde, quelle nubi, quella tempesta.
Il tempo passa. Non immagini quanto ne occorrerà. Non hai nulla. Non sai se sei prossimo al traguardo o lontano dalla meta, se il viaggio pretenderà ancora molto da te, o al contrario presto potrai riposare.
 
E poi, d’improvviso qualcosa cambia. Con violenza, il tepore diviene un calore rovente. Il tuo cuore prende a battere forte. Troppo forte. Una fitta di dolore, un sapore amaro t’invade il palato, e una paura che non è soltanto tua ti cola dentro il sangue, ti sorprende, paralizza.
 
No, non così. Qualcosa non va. Non è in questo modo che raggiungerai la porta. Rumori e grida ti stordiscono, vampe inattese ti attraversano.
E quelle voci, oh… le voci non ti ascoltano più. Ora sono un coro, sono dèi remoti che giocano con te, pensano a tirare le sorti del tuo viaggio, giocano ai dadi col tuo destino. Lasciatemi tempo, lasciatemi fare, vorresti gridare. Ce la farò. Ma stai soffrendo.
 
Loro ti ignorano. Uno squarcio di luce bianca si apre nel cielo, un’alba improvvisa che esplode e si rovescia su di te, furiosa. Aiuto. Chi siete, perché mi fate questo?
Ma il dolore poco a poco svanisce.
 
Non sai dove t’abbiano portato. Non sono coloro che attendevi di incontrare. Ogni cosa è perduta.
Odori che non conosci, acuti, penetranti, ti assalgono. Comprendi soltanto, con l’istinto più antico, che infine non sei riuscito a superare la porta.
Tremi, investito da un vento gelido. Voci di giganti, alieni e distanti, figure sfocate di titani ti circondano, tocchi estranei ti rapiscono, sguardi indistinti ti sfiorano. È tutto finito così? Hai fallito?
 
Ma poi la riconosci.
Quella voce.
Lo senti, quell’odore.
La tua guida, quello che la tua anima attendeva.
 
Non sai cosa stia mormorando, ma braccia salde t’accolgono, calmano l’angoscia e lo sgomento. Non comprendi i suoi sussurri, ma adesso sei certo che non è finita.
Al contrario, sei sicuro che tutto sia appena cominciato.
 
Sarà soltanto molto tempo dopo, che capirai quelle parole.
 
Ti amo. Ti amo. Benvenuto al mondo, bambino mio.