Pigiama party

Emma prese una perlina di plastica dal mucchietto sul pavimento. Era fantastico rimanere a dormire da Lisa, per una volta. A casa sua non avrebbero mai potuto fare tutto quel disordine, e figuriamoci rimanere alzati fino all’una! Prese lo spago tra indice e pollice e cercò di concentrarsi. Magari più tardi avrebbero potuto provare a truccarsi! «E… se rimanessimo sveglie tutta la notte?»
Lisa alzò gli occhi dal suo braccialetto arcobaleno e guardò Emma. «A me va bene, ma tanto lo sappiamo entrambe che sarai tu la prima a crollare. E non c’è bisogno che parli sottovoce.»
«Ma è tardi, tua madre ci potrebbe sentire…»
«Non si arrabbia mica, e poi lei dorme come un ghiro narcotizzato. Non sente mai nulla.»
Emma rise e si portò la perlina al viso. Bagnò con la lingua lo spago che teneva nell’altra mano e ci infilò la penultima sfera rosa. «Stare qui è molto meglio che stare da me. Dobbiamo farlo più spesso!»
Lisa fece spallucce e frugò tra i ciondoli di metallo. «Si beh, la prossima volta che mio padre è fuori per lavoro, lo rifacciamo.»
Emma annuì. Giusto, Lisa diceva sempre che la casa era troppo piccola per starci in quattro. A Emma non importava ma, in effetti, c’era un solo bagno. Prese l’ultima perlina e la infilò nello spago ancora umido. «Finito!»
Lisa allungò la mano. «Ti faccio il nodo.»
Emma glielo passò. Era meglio però assicurarsi fosse uno scherzo quello di prima. «Ma non li regaliamo davvero a Marco e Giorgio, vero?» Le guance le si scaldarono a quella prospettiva. Non riusciva proprio a parlare dei maschi come faceva Lisa.
La sua amica si chinò sul nodo e la massa di capelli biondi le si chiuse sul viso «Perché no?» Stava sicuramente sorridendo.
«Perché poi capiscono che ci piacciono!»
Lisa alzò il viso. Il sorriso si era allargato in un ghigno. «Allora facciamo così, ci invertiamo, tu lo regali a Giorgio ed io a Marco.»
Emma rise e riprese il braccialetto annodato. «Non credo sarebbe una soluzione migliore…»
Dal corridoio arrivò un rumore. Lisa si irrigidì e voltò la testa verso la porta della stanza. Qualcuno stava entrando in casa.
«Chi—»
«Shhh!» Lisa si portò l’indice alle labbra.
Che fosse il padre tornato prima? La porta dell’appartamento si chiuse con un tonfo poco curante dell’ora tarda.
Lisa si alzò. «Nasconditi sotto al letto e non fare rumore.»
«Ma perché?» Forse voleva fargli uno scherzo? Ma il tono con cui lo aveva detto sembrava serio. E poi… non l’aveva mai vista così tesa. Un ladro, forse? Le diede retta. Si sdraiò a terra smuovendo alcuni dei mucchietti di perline e iniziò a spostarsi sui gomiti. Dei passi si avvicinavano dal corridoio. Lisa spense la luce ed Emma finì di strisciare sotto al letto. Nel buio, i piedi scalzi di Lisa attraversarono la stanza e salirono sul letto facendo scricchiolare le doghe. La porta della stanza si aprì.
Qualcosa produsse un fracasso che spedì diverse perline a rotolare per la stanza. «Ma che cazzo!»
Era la voce del padre di Lisa per fortuna, doveva essere scivolato. Le doghe del letto spinsero un po’ di più sulla schiena di Emma. Ci fu un fruscio di lenzuola e diversi movimenti.
«Oggi no…» sussurrò Lisa.
Il padre emise un mugugno. Il letto scricchiolò sotto il peso dell’uomo. Poi provennero degli strani rumori che Emma non riuscì a identificare. Che stavano facendo? Il letto sussultò diverse volte. Emma fiatava appena ma, sopra di lei, il respiro dell’uomo era abbastanza pesante da coprire qualsiasi rumore. Finalmente l’oscillazione si interruppe. Il letto emise un lamento più forte e il padre di Lisa percorse la stanza con passi lenti. Si chiuse la porta alle spalle.
Silenzio. La voce di Lisa arrivò smorzata. «Puoi uscire.»
Emma, lentamente, si portò fuori dal nascondiglio. Non era sicura di cosa pensare di quanto fosse successo. Si raddrizzò cercando di trovare Lisa nel buio. «Continuiamo a fare i braccialetti?»
Il silenzio si trattenne ancora per un attimo, poi Lisa iniziò a singhiozzare.