Un goccetto e passa tutto

C’è un rimedio per qualunque paura. Un racconto di Maria Rosaria Del Ciello.

 
La paura e la voglia di combatterla. Credo tutto sia nato da lì.
La prima volta ero solo un bambino. Stavo camminando sul sentiero che porta fuori paese, al vecchio cimitero abbandonato.
Era di agosto e i rovi carichi di more formavano un corridoio stretto. Quando, al ritorno verso casa, il buio cominciò a calare sul sentiero e sopra di me, iniziai ad affrettare il passo. Prima rapido, poi sempre più veloce man mano che oscurità e rumori mi stringevano il cuore.
Correndo strusciai le braccia sui rovi e rivoli di sangue cominciarono a segnarmi la pelle.
Giunto a casa mi medicai da solo, suggendo il sangue dalle ferite superficiali e ripresi coraggio.
Non dissi nulla della paura che mi aveva inseguito, lungo il sentiero, e che ora era svanita.
Non dissi nulla dei graffi sulla pelle.
E il sapore del mio sangue era dolce e consolatorio.
 
Parecchi anni dopo conobbi Andrea.
Ci amavamo e non provavamo vergogna per quella nostra passione, stravagante e derisa da molti. Ce ne infischiavamo ed eravamo euforici dei nostri baci e delle nostre carezze.
Un giorno, nel boschetto dietro casa, Andrea tirò fuori un coltellino e incise sul tronco di una quercia le nostre iniziali, avvolgendole in un cuore. Fu allora che il mio cuore impazzì di amore per lui e lo baciai con foga.
Non mi accorsi che il coltellino, scivolatogli dalle mani, l’aveva ferito sul torace. Ebbi paura.
Allora avvicinai le labbra al suo capezzolo e cominciai a succhiare. Com’era dolce quel sangue…
La paura di perdere il mio amato, la paura si fosse ferito mortalmente, ecco, ancora una volta il timore fu placato dal sangue che sembrava guarire ogni mio tormento.
Compresi, da quel momento, che ogni mia paura poteva essere vinta con il sangue. Bevendolo acquisivo coraggio. Diventavo un altro. Un eroe, quasi invincibile.
Esami all’università, colloqui di lavoro, incontri amorosi. In qualsiasi situazione provassi paura e quando il panico era lì, dietro l’angolo, pronto a impossessarsi di me, una bevuta di liquido ematico riusciva a trasformarmi in uno studente brillante, un uomo di successo, un amante affascinante e sensuale.
 
Sono passati anni e da allora tengo sempre una scorta in frigo. Ho saccheggiato ospedali, commesso omicidi e ogni altro genere di efferatezza per procurarmi la giusta dose da conservare e utilizzare nei momenti di necessità.
E ora che sono invecchiato, lo bevo per conciliare il sonno, anch’esso popolato di fantasmi e paure indicibili.
Un goccetto, e passa tutto.