Caro Babbo Natale

Caro Babbo Natale

Caro Babbo Natale…

Il dolore lo strizzò nella sua morsa.

Prima c’era la tv spenta, l’ultimo sorso di birra prima di andare a dormire. E poi quel tonfo, la nuvola di fuliggine, davanti al camino. Uno scherzo idiota o un gatto ubriaco, aveva pensato, finché la cenere, anziché depositarsi, aveva invaso tutta la stanza spegnendo, come candele al vento, ogni lampadina accesa.

Il buio lo aveva assaltato come un branco di lupi famelici. Aveva urlato e non aveva udito la propria voce. Le tenebre se l’erano mangiata.

…quest’anno non voglio che mi porti niente. Da quando la mamma non c’è più, papà è cambiato. Non ride mai e urla soltanto, contro la tv e contro di noi. E beve. Io mi nascondo sotto al letto quando lo fa. Ho paura.

Era riverso a terra, e ogni movimento era una sofferenza atroce. Caldo sulle sue vesti… sangue? Non vedeva nulla e si ripeteva che era un sogno. Eppure il dolore era reale, fin troppo. Urlò ancora, e di nuovo l’oscurità si divorò il suo terrore. Tutto ciò che sentiva era un ronzio assordante, come se l’ambiente fosse solcato da taglienti lame di vento e cenere.

Dal nulla, quella voce terrificante rimbombò nella sua testa.

Anche Tommy… Quando torno da scuola, è sempre nascosto nell’armadio, a piangere. Ha dei segni viola sulle mani, sulle braccia, sulla faccia. Quando gli chiedo chi è stato, mi dice che è l’Uomo Nero.”

«TI ASPETTAVI UN ELFO, RUBANOMI CHE NON SEI ALTRO?»

Al buio s’affiancò il tanfo. Marciume e sangue, sterco e polvere. L’uomo gemette e i suoi calzoni divennero caldi d’urina.

Papà non fa nulla. Gli ho detto di scacciare l’Uomo Nero ma mi sgrida sempre, dice di “non raccontare a nessuno di Tommy e dell’Uomo Nero”. Non capisco perché.

Il pigiama si strappò in più punti, il freddo lo colse e il dolore crebbe. Infine l’uomo capì. Quell’orribile suono non era di stoffa che si lacerava. Era la sua carne. La tenebra se lo stava mangiando vivo. Ululò, più che gridare, ma la voce cavernosa coprì ogni suono. Una risata che pareva un ringhio.

Allora lo chiedo a te, so che puoi esaudire qualsiasi cosa. Ti prego, caro Babbo Natale, manda via l’Uomo Nero. Non voglio che il mio fratellino pianga ancora.

«NON LO SAPEVI? TUTTI GLI SPIRITI GLI DANNO UNA MANO, QUESTA NOTTE. IO CI RICAVO ALMENO I BAMBINI CATTIVI CON CUI RIEMPIRE IL MIO SACCO. MA ADESSO SONO QUI PER UN REGALO. CI TENEVO DAVVERO, A CONSEGNARLO DI PERSONA!»

Il panico gli soffocò la voce. Il dolore lo inglobò, lo avvinse, divennero un tutt’uno. Il suo corpo scottava di sangue. Poi qualcosa gli piovve addosso, schiacciandolo.

Un sacco.

Nero.

Tommy è sempre stato bravo, premia almeno lui, se non vuoi fare contenta me. Non sa ancora scrivere, così te lo chiedo io al suo posto. Fallo, e sarò una brava bambina.

Con tanto affetto, Maggie.

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